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Post N° 295

Post n°295 pubblicato il 23 Novembre 2008 da atapo
 



Scuola al passato remoto (17)



La prima impresa fu la trasformazione in Pellerossa,

 che comportava il costruire un villaggio di tepee
nel prato della scuola. Col solleone che batteva implacabile, non era
male crearci qualche zona d'ombra aggiuntiva, oltre al misero gruppetto
di alberi che si trovava in quel cortile!
Per procurarci le canne,
struttura dei tepee, facemmo delle spedizioni lungo gli argini dei
canali che delimitavano i campi, le "guide" erano i ragazzi più grandi,
fieri di mostrarsi esperti nei loro territori di scorribande.

Poi le decorazioni, gli ornamenti, i trucchi...Il Comune era generoso
nella dotazione di materiali per fare attività espressive e con
l'aggiunta di "donazioni" provenienti dalle famiglie diventammo
Pellerossa molto credibili.

Era il 1972, anno di Olimpiadi (che finirono tragicamente, purtroppo), molti commentavano i risultati quindi...facemmo le Olimpiadi anche noi!
Con
un po' di fantasia riuscimmo ad organizzare molte gare: corsa, marcia,
salti vari, lotta, partite di squadra... Mancavano solo l'equitazione
(anche se qualcuno era bravissimo a "fare l'asino") e gli sport in
piscina (di sole ne avevamo molto, di acqua...nemmeno una pozzanghera!).
C'erano da definire gli spazi, le regole, i premi, cioè bisognava costruire le medaglie per i vincitori, bisognava allenarsi...

Poi ognuno si iscrisse alle gare che preferiva e finalmente potè partire la nostra Olimpiade, chi non gareggiava faceva il tifo!

Avevo
scoperto che nella stanza-segreteria della scuola c'era un televisore,
a quel tempo non molti bambini avevano il televisore a casa,
soprattutto in quella zona socialmente ed economicamente molto modesta,
allora come premio per il buon comportamento li portavo qualche volta,
nelle ore più calde della giornata, alla televisione per vedere le gare
olimpiche.
E come ci tenevano a questo premio! Chi ne combinava delle grosse veniva escluso, restava in altro luogo con l'altra insegnante.

Il dopo pranzo era un momento faticoso per tutti: troppo caldo,
bisognava "digerire" restando un po' tranquilli all'ombra (scarsa).
Allora leggevo storie, ma presto scoprii che  qualche ragazzino era un
brillante narratore, soprattutto di barzellette, e mi dava il cambio
molto volentieri. E scoprii anche che molti di loro erano bravissimi a
recitare, improvvisavano scenette dalle storielle che ascoltavano ed
erano uno spasso per tutti, pian piano coinvolgevano in questa "arte"
anche i più timidi.
Così l'ora del racconto diventò l'ora del teatro...che poi ci fu utile...

L'autista ci faceva notare l'estrema povertà culturale della zona. "Sono bambini, diceva, che
non hanno nulla, non vanno mai da nessuna parte, stanno tutti i giorni
tra casa e questa scuola dove non c'è nulla, a me piacerebbe portarli
col pulmino a vedere qualcosa, il Comune lo concederebbe..."
(allora i Comuni erano ancora ricchi!)
Bene! Ci trovammo subito d'accordo! Avremmo organizzato delle gite!

Cominciammo col visitare le cascine di
alcuni di loro (previo accordo con le famiglie ospitanti), così, tanto
per conoscerci meglio, per vedere gli animali,per capire il lavoro dei
contadini...

L'autista ci aveva parlato di una villa di nobili nelle zona, con un meraviglioso parco: riuscimmo ad andare a visitarla, conoscendone gli anziani proprietari
che per un giorno furono "sommersi" dai bambini a cui raccontarono di
tutto e di più, all'inizio con un po' di imbarazzo, forse anche timore,
che poi si sciolse...come sempre accade tra "nonni" e "nipoti".

Poi visitammo la Centrale del latte:

era così vicina, però nessun insegnante di quella scuola li aveva mai portati!

E, come in colonia, mi arrivavano
le confidenze sui maestri "cattivi", la scuola "difficile", i disagi
che molti provavano nel corso dell'anno scolastico...Invece, a vivere
lì con loro, non sembravano affatto bambini con difficoltà: erano
svegli, propositivi, simpatici...

e le solite domande mi si affollavano in mente, che si riassumevano in "perchè tanta differenza?"



L'autista ci raccontava che veramente l'ambiente del nostro Campo faceva pietà, in confronto ad altri
Campi che si tenevano in scuole immerse nel verde, con giardini ricchi
di  strutture e possibilità di gioco, alcune anche con la piscina..
.

LA PISCINA ?!

Ci venne un'idea grandiosa!


Avremmo chiesto a questi super-campi che ci ospitassero per un giorno, per poter usufruire anche della piscina.

Ma eravamo disposti a ricompensare l'ospitalità: la nostra COMPAGNIA TEATRALE, in cambio del bagno, avrebbe   offerto agli ospiti uno stupendo spettacolo!


 E così andammo in trasferta:

 le nostre drammatizzazioni in cambio di un bagno in piscina!


 Non era mai capitato prima a quei bambini...erano fuori di testa dall'entusiasmo!

I giorni passavano...ci fu anche la ...contestazione.

I più grandi soprattutto si lamentavano che il mangiare era scarso. Avevano ragione, in effetti: porzioni piccole, mai un bis...

I pasti venivano preparati in un'altra struttura, arrivavano e le
bidelle si occupavano della distribuzione: la stanza cucina-dispensa
era il loro regno e noi non ci mettevamo mai piede.

Ma a noi
maestre qualcosa non tornava: così, nell'ora della siesta anche per le
bidelle, un giorno penetrammo nella cucina e in frigorifero trovammo
ancora sigillati alcuni contenitori con porzioni del pranzo.

 
Ma non avevano detto che non c'era più nulla? Qualcuno faceva la cresta...

La cosa continuò anche i giorni successivi e a quel punto segnalammo il fatto e chiedemmo un'ispezione.

Nel frattempo i bambini avevano preparato e attaccato fuori dalla scuola gli striscioni:

ABBIAMO FAME! PAPPA PIU' ABBONDANTE
e cose del genere.

La "frode" fu scoperta e arrivarono razioni più ricche, soprattutto non
finirono più a casa delle bidelle alla sera, dopo la nostra uscita...

Per l'ultimo giorno del mese volevamo fare una festa, comprarci il gelato,le paste, invitare i genitori...

La nostra piccola società decise di autofinanziarsi, per fare una sorpresa alle famiglie. Come procurarsi un po' di soldi?

Gli raccontai che quando ero piccola con i miei amici facevamo le
pesche di beneficenza con i nostri giocattolini e l'idea piacque molto:

 portarono un po' di tutto da casa, pescavano loro,

si facevano dare qualche soldo dai genitori per comprare qualche biglietto e portare a casa la vincita,

 invitavano genitori e nonni a scuola per pescare,

invitavano anche chi passava per strada e chi capitava nella scuola:

non si salvava nessuno! (Nemmeno le maestre!) E si guadagnava!

La festa finale riuscì e i saluti furono calorosi:

 i bambini erano contenti di quello che avevano fatto, anche se gli dispiaceva di aver finito l'esperienza,

i genitori erano soddisfatti che in quel mese non avessero combinato guai,

 la mia collega mi disse:

" Non avrei mai creduto che mi sarebbe piaciuto così tanto lavorare in questo modo!"



Io...in quel
momento non me ne rendevo conto, ma ripensandoci nel corso degli anni
credo che sia stata una delle esperienze più belle e più ricche che ho
vissuto con i ragazzi: una società di bambini! Era stato bellissimo
vivere insieme, così...
 



 
 

 
  

 
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