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A TEATRO

Post n°551 pubblicato il 09 Luglio 2010 da atapo
 

RHINOCEROS

Sfidando il caldo fiorentino di questi pomeriggi sono tornata all'Istituto Francese, per incontrarmi con l'amica che aveva organizzato il corso di teatro e che in queste settimane ci ha preparato il CD con le riprese dello spettacolo ed alcune foto.

Mi sono resa conto che dal 3 giugno, giorno della “prima” (e ultima) le cose si sono succedute così in fretta (sistema la suocera, accompagnala, viaggia, ritorna, riparti, goditi la Costa Azzurra...), che non avevo più ripensato con calma a tutto quello che era stato...

Ed era stato bellissimo!

Un'esperienza dura, ma piena, appagante, come ne ho vissute poche in questi ultimi anni. Credo di aver intuito, in quelle settimane, cosa veramente vuol dire “fare teatro”, come è la vita dell'attore, quanto ti coinvolga a fondo, perchè essere attori più che un mestiere è un modo di sentirsi dentro.

Avevo già fatto teatro negli anni precedenti con l'Età Libera ed era stato bello, ma più “soft”. Forse perchè la rielaborazione del testo e la suddivisione delle parti erano più semplici, tanto che un incontro settimanale per alcuni mesi più una giornata finale full-immersion erano stati sufficienti a mettere in scena lo spettacolo, o forse perchè avevo avuto parti non molto lunghe che tutto sommato non mi avevano portato via troppo tempo e troppo energia alla vita quotidiana.

Stavolta invece...

A parte il fatto che recitavamo in francese,“Rhinocéros” di Ionesco non è un testo semplice, era stato tagliato e ritagliato dal regista, che aveva ascoltato anche i nostri suggerimenti, ma restava comunque molto complesso, soprattutto nel primo atto che è davvero il massimo dell'assurdità, quando vari personaggi intrecciano dialoghi e quasi ogni battuta non è di seguito a quella precedente, ma risponde ad una o due battute prima...pare non ci sia un filo logico, che si crea soltanto se si riesce a dare un ritmo abbastanza rapido all'insieme: ma questo vuol dire sapere tutto alla perfezione...

C'era chi aveva una parte abbastanza lunga, magari con monologhi, anzi i due personaggi principali erano interpretati da diversi attori nei vari atti, poiché nessuno sarebbe stato in grado di sostenere tutto da solo. Alcuni di noi invece avevano due parti, più brevi. Io ero fra questi. A dire il vero proprio tanto brevi non erano...

Nel TERRIBILE primo atto ero una signora casalinga che va a fare la spesa, a cui il rinoceronte uccide il gatto, quindi si ritrova...un po' fuori di testa! Era tutto un andare e venire, parlare con questo e quest'altro, finchè uscivo definitivamente, verso la fine dell'atto, facendo il funerale al micio morto...Ah! Anche il gatto era un personaggio importante, un grosso gatto di peluche che avevo trovato, manco a dirlo, sulle bancarelle, molto adatto alla parte e che era diventato la mascotte della compagnia.

Nel secondo atto la mia parte era più facile: ero solo Madame Boeuf, una donna che riconosce il marito trasformato in rinoceronte: lo difendo davanti a tutti perchè l'amore resta intatto tanto che me ne andrò col marito-rinoceronte e torneremo a casa insieme. Anche stavolta un po' fuori di testa...

Due personaggi in un certo senso paralleli, che caratterizzavo con due look completamente diversi ed anche con due stili di recitazione differenti. Sembrano tragici, ma il regista aveva proposto di voltarla sul comico e sul surreale e direi che è venuto proprio bene!

Viste le difficoltà, le due ore settimanali non bastavano, soprattutto per quel terribile primo atto, allora all'istituto francese c'era sempre una stanzetta libera per le nostre prove e tutti i pomeriggi ore e ore a dire, ridire, salire e scendere dal palco (o da un tavolo) , coordinare i tanti movimenti, sbagliare e ricominciare, ridere ai pasticci che combinavamo, avvilirci anche qualche volta, poi incoraggiare chi diceva “Non ce la faremo mai”...

E quando l'Istituto era chiuso...una di noi che abita lì vicino ci ospitava nel saloncino di casa sua, un antico appartamento suggestivo sui tetti di Firenze, un ambiente particolare un po' bohemien, e lì spostando tavoli e sedie, tra una bibita e uno stuzzichino che portavamo a turno, si ripeteva, si ripeteva, si rideva e si entrava in sintonia. Ci provavamo anche vestiti e cappelli per decidere gli abiti di scena più adatti, in mini-sfilate dalla camera al saloncino, per avere l'approvazione e i suggerimenti dei colleghi.

A ripensarci ora, sono stati pomeriggi “epici”.

Il regista diceva: Non importa, improvvisate e divertitevi” a noi sembrava un consiglio strano, quasi assurdo, soprattutto per quel primo atto: cambiare o saltare una battuta ci metteva in crisi. Chi poteva, a seconda del suo stare in scena, si era fatto foglietti “strategici” con scritte le battute, da mimetizzare in un giornale aperto, su un vassoio da tenere in mano...Io non potevo fare nulla di tutto ciò, sempre col gatto in una mano e in quell'altra o il paniere della spesa o altro, mi toccava sapere tutto a memoria!

Ormai non eravamo più noi, ma i nostri personaggi, ci chiamavamo col loro nome, io che avevo due parti ero sdoppiata, a seconda dei partners che in quel momento lavoravano con me...E durante le altre ore del giorno, a casa mia, mi veniva da pensare a qualche innovazione nel tono di voce, nel movimento, la provavo anche solo mentalmente e quando mi ritrovavo con gli altri si vedeva se funzionava...e ci si immedesimava sempre più man mano che il gran giorno si avvicinava...e l'emozione e la tensione crescevano...

Dietro alle quinte, prima dello spettacolo, era tutto un ripassare sottovoce...pareva un corridoio all'orale degli esami di maturità!

Ecco, alzato il sipario, in scena...tutto si avvia bene,

ma poi...accade ciò che avevamo tanto temuto, in quel primo atto: qualcuno non ricorda...qualcuno sbaglia battuta... qualcuno anticipa...

...però, MIRACOLO, accade anche quello che ci diceva il regista! Non è più un testo, diventa un canovaccio e si recita a braccio...qualcuno inventa anche qualcosa...il senso, o forse il non-senso, si mantiene, non si capisce se siamo più emozionati o divertiti nello scoprire in quei momenti che l'affiatamento che avevamo raggiunto tra noi fa sì che tutto FUNZIONI LO STESSO !

Insomma, il pubblico ha apprezzato...chi non conosceva il testo ha gradito e se qualcuno lo conosceva...avrà pensato ad un adattamento (cosa per altro dichiarata nella locandina).

E passato il primo atto, il resto è filato ancora più liscio...

Alla fine, naturalmente, complimenti per tutti, la direttrice dell'Istituto entusiasta (così speriamo bene per l'anno prossimo), poi a mangiare la pizza tutti insieme, compresi vari coniugi degli attori, anche il mio, subito soprannominato Monsieur Boeuf (anche se non è un rinoceronte).

La tensione si era sciolta ed è stata una piacevolissima serata: a tavola ho notato che fra attori e coniugi le persone provenivano veramente da tutto il mondo, fin dal Canada e dal Perù...ed era una sensazione molto bella sentirci così vicini, così simili, così entusiasti...

Bernard, il regista, era raggiante, girava a parlare con tutti, dello spettacolo, delle vacanze vicine, delle nostre vite fuori di lì...a me ha detto: “Brava, brava”, e io gli ho raccontato del recitare come mio sogno segreto da quando ero piccola così...

E' bello ricordare quello che è stato...

 

 

Questo video è stato girato da mio marito: è l'inizio del nostro spettacolo.

"Un giorno come gli altri, la vita normale in una cittadina francese..."

 

 
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