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Messaggi di Marzo 2012

AMORE CINESE

Post n°822 pubblicato il 31 Marzo 2012 da atapo
 

 

TI AMO MARINA WANG

 


 

Questa frase l'ho letta ieri dall'autobus. Nei giorni precedenti non c'era: era scritta a caratteri cubitali su un muro chiaro, vicino ad una scuola, in una strada del mio quartiere popolare e multietnico, in cui i Cinesi furono i primi stranieri arrivati e si mantengono i più numerosi, ormai alla seconda generazione.

E subito mi sono venute in mente alcune considerazioni.

E' indubbio che l'amata sia cinese, il cognome è di quelli classici, diversi Wang passati anche nelle mie classi...

Il nome italiano con molte probabilità indica una ragazzina cinese nata in Italia a cui i genitori hanno messo nome italiano per “inserirla”, come fanno sempre.

E l'innamorato?

Se è un ragazzo italiano...bello, finalmente l'amore diventa interculturale e viene palesato a tutti, come gli amori adolescenziali che si rispettino! Non è mica ancora molto frequente dalle mie parti, di norma ognuno si innamora all'interno del suo “gruppo”.

Se è un ragazzo cinese...bello ugualmente: i Cinesi di solito sono timidi, riservati e restii a manifestare i propri sentimenti, a volte quasi impenetrabili, hanno un pudore per noi incredibile soprattutto nelle faccende sentimentali...questo innamorato ne avrebbe avuto di coraggio, o forse dentro si sente già molto Italiano!

In entrambi i casi sarebbe una conquista notevole, tutta la faccenda mi ha dato una ventata di ottimismo e questi pensieri mi hanno messo allegria: una bella primavera d'amore!

 

 
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STAGIONI

Post n°821 pubblicato il 29 Marzo 2012 da atapo
 

 

LA  QUARTA  STAGIONE


Modigliani, Coppia di sposi 1915

 

E' quella che si sta aggiungendo quest'anno alle prime tre...Qualcuno non capirà nulla, mi riferisco a mio marito e ai suoi studi universitari, le avevo già dettagliatamente spiegate il 18 luglio 2011, qui riassumo brevemente:

prima stagione: quella delle lezioni

seconda stagione: quella dello studio matto e disperatissimo

terza stagione: quella ...del fare ciò che aveva rinviato nelle prime due (senza riuscirci mai del tutto)

Ma quest'anno si cambiava: non avrebbe più seguito lezioni, avrebbe solo studiato a casa.

Ecco la quarta stagione! E...come sta procedendo?

Dunque, fino a dicembre c'è stato questo studio casalingo. Cioè lui si alzava e faceva colazione con mooolto comodo, guardava in TV i suoi soliti telefilm mattutini (che io odio, fra scazzottate poliziesche e improbabili famiglie modello strappalacrime), poi nel resto della giornata sparpagliava portatile, libri e quaderni aperti dappertutto, tanto che mia figlia aveva minacciato di non portare più da noi i bimbi perchè c'era un sacco di roba in giro. Non esisteva più per nessuno, salvo piombarmi in bagno proprio mentre avevo bisogno di caricare o svuotare la lavatrice o fare, come ricreazione, bricolages improvvisi e indilazionabili proprio nella stanza in cui avevo deciso di stare io. Con uno studio così impegnato voleva dare un esame appena dopo il ritorno da Tenerife.

Ma laggiù mi pare sia successo qualcosa, forse a causa, anzi per merito, dei nostri amici.

Loro hanno una vita abbastanza differente da noi: innanzitutto sono impegnati a tempo pieno con i nipotini, anche troppo secondo noi, per fortuna la salute glielo consente. Ma con i bimbi ci stanno entrambi, così come insieme vanno a teatro, al cinema, seguono conferenze, fanno viaggi, leggono libri...Laggiù parlavamo insieme delle nostre vite di pensionati...e così, da gennaio, mio marito mi è parso un po' cambiato e più disponibile: qualche cinema e teatro, qualche pizza o pranzetto fuori, se dicevo che c'era da fare la spesa talvolta si offriva di andarci insieme, mi vuotava e riempiva la lavapiatti spontaneamente se io ero fuori per il teatro, si è fatto coinvolgere molto di più nelle occasioni di baby sitter ai bambini di mia figlia, andando SOLO LUI a prendere Martino alla scuola materna, restando insieme a me con i nipotini. Magari alla sera diceva di essere distrutto...come me del resto!

L'esame non l'ha dato, ha ridotto le ore di studio.

In questa situazione, che mi stupiva piacevolmente, però si sono insinuati alcuni componenti di quella “famiglia perfetta” di cui ho parlato tempo fa, che hanno invitato mio marito e me all'organizzazione di nuove attività in parrocchia (lui le aveva lasciate quasi tutte per studiare con meno distrazioni!). Lui, lo hanno convinto con facilità, perchè in fondo è quella la sua passione (o missione), e così si è rituffato in riunioni, gruppi, telefonate, colloqui ecc...addirittura ora lavorerà ad una specie di corso di aggiornamento per chi dovrà leggere i testi sacri durante le funzioni.

E' da un po' che sparsi in casa non vedo più aperti libri di matematica, ma solo libri religiosi...

Ecco la nuova svolta.

Io, illusa che il cambiamento di Tenerife continuasse, avevo pensato ad un viaggetto di primavera: su un catalogo avevo trovato un giro in Sicilia dal 25 aprile al primo maggio. Prezzo interessante, arrivo a Palermo in aereo, trasferte in pullman non troppo lunghe, varie ore a disposizione per visite libere (o per relax), mete che non avevamo visitato.

Gliel'ho proposto.

Subito ha detto che in Sicilia ci si può andare col camper. Come abbiamo già fatto dieci anni fa: cinque giorni solo di viaggio tra andata e ritorno, fanno sì che per i nostri impegni ci possiamo andare soltanto d'estate, a prenderci delle belle riscaldate laggiù...questo viaggio invece mi sembrava un'ottima opportunità.

A queste mie obiezioni ha letto attentamente la descrizione del viaggio...alla fine...sempre NO...perchè sai che non mi va di stare con gente che non conosco...però magari un po' in giro ci possiamo andare...

Generoso! E dove, hai qualche idea ? Gli ho chiesto speranzosa.

Possiamo andare a trovare mia madre, ci sono diversi giorni dal 25 aprile al primo maggio, potrei anche risistemarle l'impianto elettrico...

Mi sono cascate le braccia.  NO COMMENT.

 
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FERMATE D' AUTOBUS

Post n°820 pubblicato il 27 Marzo 2012 da atapo
 
Tag: cronaca

 

USATE I MEZZI PUBBLICI


Russel C.,  Il riposo della carovana


Poiché io non ho la patente, questa raccomandazione ecologica con me è superflua: i mezzi pubblici sono il pane quotidiano per i miei spostamenti. In verità non mi dispiace nemmeno usarli, la responsabilità della guida è dell'autista, io posso ammirare il panorama o i compagni di viaggio, posso pensare ai fatti miei: diversi progetti e piani d'azione sono nati o si sono perfezionati nel tempo di una corsa d'autobus. Basta conoscere gli orari dei passaggi e tutto funziona...o quasi...

So che nei giorni festivi i bus si diradano, capisco che le ristrettezze economiche del momento facciano diradare le corse ancora di più, ma per fortuna c'è il sito internet dove posso vedere gli orari giorno per giorno e così regolarmi. In ogni caso nei giorni festivi riduco al minimo i miei spostamenti e preferisco passare la domenica in altro modo.

Domenica scorsa c'era la fiera in un paese confinante con Firenze, da casa mia si raggiunge in auto in nemmeno un quarto d'ora attraverso i raccordi autostradali . Una mia ex collega mi aveva invitato al concerto che la sua corale avrebbe tenuto nel pomeriggio a quella fiera. Naturalmente a mio marito non interessava per nulla, io invece ci sarei andata molto volentieri così ho studiato sul sito il percorso e gli autobus necessari: tre, con un sapiente gioco di combinazioni tra fermate ed orari. Però notavo che tra una corsa e l'altra c'era l'intervallo di 25-30 minuti, avevano aumentato rispetto al passato, tempo di crisi...ma ce l'avrei fatta a prendere le coincidenze giuste, sarei partita anche con un buon anticipo, non si sa mai.

Ottimista! Troppo ottimista!

Il primo bus lungo il tragitto ci ha fatto scendere tutti ben due volte per cambiare la vettura che andava al deposito, così ho perso per pochi minuti la coincidenza col secondo...perdendo anche la coincidenza col terzo! Forse ce l'avrei fatta ancora ad arrivare appena in tempo al concerto...

Dentro al terzo bus un altoparlante annunciava le fermate aggiungendo sempre: “linea deviata”, ma deviata dove? Nessun cartello c'era alle fermate, nessuno dentro il bus. Qualcuno ha detto: “C'è la fiera a...(nome di altro paese in cui fa capolinea), quindi non arriva al capolinea, si ferma prima”

Giusto ragionamento, pensavo, ma non mi crea problemi visto che io vado alla fiera nel paese precedente e questo bus sfiora appena la zona della mia fiera. Illusa! Perchè già mi stavo preparando alla fermata quando improvvisamente il bus ha preso una strada tutta diversa e via...da un'altra parte! Ero in buona compagnia, varie persone dovevano scendere con me ed ora protestavano animatamente: perchè non si era visto nessun cartello di informazioni precise? Quando infine siamo scesi eravamo su per la collina, ben lontani dagli stands e siamo dovuti tornare indietro di un bel pezzo. Finalmente sono arrivata al concerto che per fortuna era appena cominciato, dato che dalle nostre parti gli spettacoli iniziano con almeno un quarto d'ora di ritardo. Il tragitto da casa al concerto era durato un'ora e cinquanta minuti !!! Mi è venuto in mente che giovedì scorso col treno in trentacinque minuti ero andata a Bologna, mentre qui, per arrivare in un luogo che quasi vedo dalle finestre di casa mia...

Mi sono un po' preoccupata per il ritorno: se funzionava allo stesso modo... Così dopo il concerto, molto piacevole, i saluti all'amica, un'occhiata a qualche stand e l'acquisto di una squisita mozzarella di bufala ho pensato che era meglio ripartire, perchè in serata i bus diradano ancora di più. Per fortuna mi è andata meglio: dopo SOLTANTO un' ora e venti ero a casa.

Che dire? Io mi ero armata di santa pazienza, capisco gli orari poco frequenti nei giorni festivi, anche se poi i bus sono affollatissimi, soprattutto nella mia zona popolare piena di ragazzi e di gente che non si può permettere molte auto, però mi fa arrabbiare la mancanza di informazioni, il poco rispetto per gli utenti...

 
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AMARCORD

Post n°819 pubblicato il 24 Marzo 2012 da atapo
 

 

EVASIONE

 

Ogni tanto sento il bisogno di fuggire, di passare del tempo da sola. Allora amo la solitudine come solitamente amo la compagnia...che poi sono ugualmente in compagnia, compagnia di me stessa, di ricordi, di pensieri, di sogni. Chi mi sta vicino ha capito la necessità di queste saltuarie fughe e vi si rassegna...

Devo trovare una meta e non ho pace finchè non sono riuscita ad andare, a passare qualche ora nel luogo prescelto da cui poi ritorno come rinnovata. Stavolta volevo andare a Bologna. Da sola. Volevo ascoltare e assorbire quella mia città senza essere distratta dal conversare con qualcuno: vari parenti e amici mi dicono: “Se vieni a Bologna avvisaci, ci incontriamo!”, ma stavolta non avevo voglia di incontrare nessuno: solo la mia anima dentro l'anima della città.

I nuovi treni superveloci che collegano Firenze a Bologna quasi completamente in galleria ora tolgono l'emozione dell' inoltrarsi nell'Appennino tra i suoi colori mutevoli nelle stagioni, in un percorso che conosco quasi a memoria: appena partiti non ti abitui ai primi boschi che entri quasi subito nel buio e ne esci già in mezzo alle case della periferia bolognese, con i muri di tutte le sfumature di rosso, dall'ocra al carminio: una luce nuova, diversa. Anche a Bologna c'è il sole e fa caldo, solo sotto i portici rimane di mattina l'umidità notturna. Vado per le strade intorno alla stazione, quelle che percorriamo, noi le Montagnola girls, quando facciamo le spedizioni al mercato, rivedo il nostro bar, il negozio in cui facciamo provvista di tortellini prima di riprendere il treno...è la città che conosco meglio in questi ultimi anni. Ma oggi è giovedì, non c'è mercato, il piazzale è vuoto, in giro c'è poca gente. La strada che conduce in centro è piena di negozi di grandi firme, ormai si assomigliano in tutte le città, solo che qui stanno sotto gli alti portici.

Ho una meta: vicino alla Piazza Maggiore c'è un'esposizione di libri per ragazzi che voglio visitare. Man mano che mi avvicino alla piazza intorno a me la folla si infittisce, sento anche lingue diverse, ai cittadini si aggiungono le comitive di turisti, diverse classi di adolescenti in gita, alcuni sono Spagnoli, si stanno riposando e qualche ragazza accenna passi di flamenco. Davvero la piazza è un salotto, la “Piazza Grande” della canzone ospita i personaggi più disparati, è uno spettacolo sedersi sul marciapiede ed osservare...gente di tutti i tipi e di tutte le età...chi passeggia semplicemente, chi gira in bicicletta, chi suona strumenti esotici, chi sale su un panchetto e tiene comizio, chi forma un girotondo per giocare, al lupo forse, alunni e maestre, chi ...si è appena sposato, provenendo da molto lontano.


 

Laggiù, sotto le arcate, cominciano le strade strette del mercato, piene di colori, di odori, anzi di profumi: quelle ghiottonerie che rendono Bologna famosa in tutto il mondo...e che mi accompagnavano da quando ero piccola così...

...Rivedo nei primi anni '50 la mia bellissima mamma, sempre con cappello e guanti da vera signora, che cammina per quelle stradine dando la mano a me, bambina con i riccioli al vento, che le trotterello al fianco. “Andiamo da Tamburini a prendere il ripieno per fare i tortellini” e il commesso gentile mi allunga un bocconcino di mortadella. Io non oso chiedere niente, anche se vorrei vorrei...la mamma è severa, ha spesso fretta, ma so che se dirò al papà di aver visto in quel negozio gli agnellini di zucchero, ora che siamo vicini a Pasqua...sorpresa! Una delle prossime sere papà tornerà dal lavoro con uno di quegli agnellini, costosissimi, ma per una volta all'anno...



Poi la mamma entra con me in una piccola chiesa buia, accende una candela davanti ad un gruppo di grandi statue di terracotta che a me fanno paura, che scoprirò molti anni dopo essere un' importante “Deposizione” di Niccolo dell'Arca, e mi fa ripetere sussurrando qualche preghiera prima di uscire e rimanere quasi accecata dalla ritrovata luce del mattino.

 


 

In uno dei palazzi che si affacciano sulla piazza, all'ultimo piano c'è una fila di finestrine, quasi di soffitte: in una specie di zoom nello spazio e nel tempo entro da una di quelle finestrine e vedo...una grande stanza, un tavolone con lampade ed attrezzature per riparare orologi, altri orologi in giro qua e là. Sul tavolo è chino mio padre, si consuma la vista a fare quel lavoro che ama poco, che gli era stato imposto da suo padre anche lui orologiaio, perchè allora usava così e guai a ribellarsi. Lassù tiene il laboratorio per qualche anno, rovente d'estate, gelido d'inverno, in cima a tante scale, quando io e la mamma saliamo lassù per qualche aiuto o commissione, forse prima o dopo il nostro giro al mercato, io corro e danzo in mezzo a quella stanza e dalla finestra guardo il cielo che pare così vicino e la piazza là in basso, con le persone piccole come formichine...non mi rendo conto di avere di fronte uno dei panorami più famosi d'Italia. E' uno dei miei primi capodanni, il primo che io ricordi, ho tre o quattro anni: in quel laboratorio lassù sotto i tetti io con mamma e papà aspetto l'anno nuovo: ci sono altre persone con noi, non so esattamente chi, quasi certamente fra loro le mie cugine rimaste orfane a causa della guerra, che i miei genitori avevano aiutato e che spesso invitavano...A mezzanotte sulla piazza i fuochi artificiali, il vecchione bruciato...il buio che improvvisamente si illumina quasi accecante, i chicchi d'uva portafortuna che girano fra noi...io non so se sono più impaurita o emozionata...

Ma troppo costoso un affitto lassù!

Nel mio giro a Bologna i piedi si muovono ora quasi da soli...non guardo nemmeno i nomi delle strade, vado “a memoria” lungo vie porticate dove non ci sono turisti. Perchè Bologna purtroppo è fatta così, i turisti affollano solo gli angoli più famosi, per il resto...silenzio, poco più che i passanti locali, o qualche amante segreto di questa città.

 

 

Sto seguendo la bambina di nove anni che ero, che ha appena imparato il percorso per arrivare nel nuovo negozio dove ora lavora papà: da sola, prendo l'autobus dalla periferia, conosco bene la strada e vado senza distrarmi...a volte quando arrivo al negozio papà ne approfitta per andare a sbrigare qualche veloce commissione e mi lascia sola, appollaiata su un alto sgabello: se entra un cliente devo dire di aspettare un momento perchè papà torna subito...Che tempi diversi da ora! Quale bambino di nove anni adesso girerebbe solo per la città...

Mi piace chiacchierare in negozio con papà, con i clienti che arrivano ( sempre pochi purtroppo), poi esco e vado a salutare chi lavora nei due negozi a fianco: a destra l'ottico, da cui ho comperato i miei primi occhiali da sole, a sinistra il barbiere, che ogni tanto mi regala qualche calendarietto profumato.

Ora quella piccola via del centro è stata pedonalizzata, ma non è cambiata molto, i negozi sono quasi gli stessi...da tanti anni non ci passavo! Ecco l'ottico, il barbiere, in mezzo...il “nostro” negozio...ma ho un tuffo al cuore: il negozio è svuotato, buio, non c'è nulla dentro! Ci resto malissimo: sapevo, da tanti anni fa, che un nuovo orologiaio era subentrato, non mi aspettavo certo di ritrovarlo, magari c'era qualcosa d'altro...ma questa vetrina nera, spettrale, mi lascia dentro un gelo improvviso, come se...avessi perduto un'altra volta tutto quello che c'era stato lì e che aveva rappresentato per me: il papà e tanti anni di vita. Mi fermo dall'altra parte della strada, davanti a quel vetro scuro, mi ritrovo quasi senza fiato, scatto qualche foto...all'improvviso esce dal negozio un uomo, doveva essere nel retrobottega perchè non l'avevo notato, che chiude a chiave e lentamente abbassa la saracinesca. Si accorge di me ferma (non c'è molta gente in giro) e mi guarda quasi con curiosità, io vorrei dirgli, raccontargli perchè sono lì, perchè quel posto è importante per me, ma a lui che importa...che ne sa lui...mi prenderebbe forse per un'anziana signora un po' fuori di testa. Cammino fino in fondo alla strada, lui continua ad armeggiare alla saracinesca e mi guarda con la coda dell'occhio, poi se ne va. Me ne vado anch'io, con un grande vuoto dentro.

 


 

Devo buttarmi per altre strade, dietro ad altri ricordi insieme alle novità di questo presente. Voglio visitare il museo della città di Bologna, che hanno appena aperto: è molto bello, ma è talmente grande che decido di fare solo il pianterreno, tornerò a completarlo un'altra volta...

Ecco la piazza dove fa ancora capolinea l'autobus che parte dalla periferia in cui sono nata. C'era un giardino, ora è tutto sventrato perchè stanno rinnovando, chissà cosa ne salterà fuori! Restano alcuni platani che hanno una prima lanugine di foglie nuove...l'aria di primavera è sempre la stessa, i ragazzi usciti dalle scuole aspettano chiassosi l'autobus.

 


 

Appoggiato ad un palo della pensilina, con la sua aria sorniona e dinoccolata, rivedo sorridere quel ragazzo alto, magro, dagli occhi verdi, siciliano di origine...il primo ragazzo con cui sono uscita, nei pomeriggi di domeniche primaverili, di nascosto dai miei...Lui abitava dall'altra parte della città, mi accompagnava al bus poi tornava velocemente, per non fare troppo tardi, verso il suo di autobus, ma tanto era il campione di corsa della scuola! L'amore dei sedici anni che lascia nel cuore la dolcezza delle scoperte importanti per tutto il resto della vita...

Ora credo di essere arrivata in fondo a quel viaggio di cui sentivo il bisogno in questo momento.

Telefono alla mia vecchia zia che abita a Bologna, le chiedo se posso passare a salutarla. Lei è contentissima della visita e mi accoglie nella sua grande casa piena di quadri e di ninnoli. Un altro tuffo nel passato e nei ricordi, ora mi è tornata la voglia di “viaggiare” in compagnia. Un'ultima sorpresa mi aspetta: arrivano anche i figli della zia, cugini che non vedevo da anni, è tutto un abbraccio gioioso...quasi perdo il treno perchè avremmo tanto da raccontarci!

Ritorno a Firenze molto tardi e molto stanca, ma ne è valsa la pena!

 

 
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HANNO DETTO, HANNO SCRITTO

Post n°818 pubblicato il 20 Marzo 2012 da atapo
 

SCEGLIERE


Magritte R., Il vestito di notte


"Non metterti a dare nomi alle cose che non conosci...

Farai tante scelte nella vita che non ti piaceranno e le farai anche tu parchè vanno fatte, come tutti. (...)

Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata."

(Michela Murgia, ACCABADORA, pag.116)


René Magritte

 
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INDOVINELLO

Post n°817 pubblicato il 18 Marzo 2012 da atapo
 

DOVE  SONO  STATA ?


 

Qualcuno ha pensato che io abbia fatto un viaggio lampo in Francia nel weekend?

MAGARI !!!

Nell'ultima foto si legge una parola in italiano...

Sono semplicemente stata a Scandicci, un paese confinante con Firenze, dove in questi giorni avevano allestito un mercato di prodotti francesi. Ho guardato, ho assaggiato, ho comperato...ma che nostalgia!

Ormai sarebbe il momento di tornare a valicare le Alpi, la Francia comincia a mancarmi...

...ma all'orizzonte non si vede nulla, per il momento! Resto con i ricordi, la nostalgia, i sogni...per consolarmi passo da un croissant a un macaron e mi profumo con les fleurs de lavande...

 
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POLLICE NERO

Post n°816 pubblicato il 16 Marzo 2012 da atapo
 

BONSAI


Nonostante sia cresciuta in uno straordinario giardino, di cui parlavo qui circa un anno fa,

nonostante la mia mamma avesse un tale pollice verde che metteva i rametti in un bicchier d'acqua e spuntavano le radici...

...io non ho ereditato proprio nulla: pollice nero, nerissimo! A stento riuscivo a far germinare i fagioli negli esperimenti di scienze, delle piante sul terrazzo a Bologna era meglio che se occupasse mio marito, io avrei fatto solo danni, qui a Firenze ancora peggio: non c'è nè terrazzo nè giardino, se vogliamo piante dobbiamo tenerle in casa altrimenti i vasi messi fuori, senza recinzioni, sono ritenuti "omaggi" da sconosciuti passanti e spariscono appena accennano a qualche fioritura, o gelano d'inverno, o bruciano d'estate. Ho già raccontato la triste storia di una bouganville...

Ero riuscita a far crescere due piccoli pini da due pinoli quando avevo i figli piccolissimi, dicevo che ce n'era uno per ognuno...morirono appena dopo il trasloco Bologna-Firenze!

Anche all'interno della mia casa le piante hanno vita grama perchè c'è poca luce, nonostante l'accudire affettuoso di mio marito; spesso il colpo di grazia gli viene dato dai miei figli incaricati di innaffiare quando noi siamo in viaggio. Insomma, se devo ricevere un regalo, io preferisco un bel mazzo di fiori, che già per nascita è destinato a non durare, invece mi si stringe il cuore quando mi regalano una pianta perchè mi illudo...poi finisce sempre allo stesso modo. Spesso a noi insegnanti arrivano queste piantine in dono dagli alunni, dicono: "La terrai per mio ricordo"...sìììì, se dovessi ricordarmi i miei ex scolari attraverso le loro piante, avrei la memoria tabula rasa!

Così provai un brivido di sgomento nel Natale 2010, quando ricevetti dai bambini del corso di francese addirittura UN BONSAI ! Un piccolo ficus contorto con qualche fogliolina in cima ai rametti.

Non solo una pianta dunque, ma anche del tipo più delicato e complicato che ci sia...e a me i bonsai fanno solamente tanta, ma tanta pena! Naturalmente ringraziai apprezzando l'originalità del dono, pensando dentro di me che non sarebbe arrivato nemmeno alla fine delle vacanze natalizie.

Invece le superò, superò indenne l'assenza per il nostro viaggio alle Canarie, affrontò il 2011 con grande resistenza e dignità. Non moriva, ma non cresceva nemmeno; ogni tanto cadeva una fogliolina secca, io pensavo "Ecco, ci siamo, è l'inizio della fine!", ma forse la caduta veniva sostituita nottetempo perchè la pianta sembrava sempre uguale. Intorno a lui una strage: morta l'annuale stella di Natale, morte le piante grasse passione del marito che si succedevano le une alle altre...Io lo guardavo chiedendogli mentalmente che intenzioni avesse.

Alla fine di luglio stavamo per partire per la Basilicata e mi venne un'idea: chiesi a mio marito di portarlo in camper con noi, gli suggerii anche come e dove sistemarlo legando il vaso per resistere al viaggio e per avere più luce possibile. Naturalmente la prima risposta fu: "Ma che ti salta in mente?", poi caricò in camper anche il bonsai, con una pianta grassa "per farsi compagnia". Le prime piante viaggiatrici insieme a noi!

La pianta grassa ci riempì un sedile di spine cadute, il bonsai...cominciò a CRESCERE !!! Nuovi rametti, nuove foglioline, e via così...

Io non so da che parte cominciare per curarlo da vero bonsai e ho paura di far danni col mio pollice nero, così ho deciso di lasciarlo libero, che faccia ciò che vuole!

Ha superato l'inverno, continua a crescere piano, molto piano...ultimamente la parte legnosa mi pare si sia spostata,ha allargato la base, come se volesse stiracchiarsi...

 

Qualche mese fa in un ristorante vidi un ficus bonsai alto circa un metro, pareva il fratello maggiore del mio, mi sorpresi a pensare...ma cambiai subito pensiero, non mi volevo illudere.

Sarà come vorrà il destino, come sempre, anche nella vita delle piante.

Ma mi sto affezionando a questo mio piccolo bonsai disperato...



 
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RITORNA

Post n°815 pubblicato il 14 Marzo 2012 da atapo
 

 

PRIMAVERA

 

Non dirò più nulla di questo tira e molla informatico, ma incrocio le dita. Tutto è stato fatto e rifatto. Controlli, aggiornamenti, formattazione, verifiche di compatibilità di programmi tra di loro (pareva fosse questo uno dei problemi). Cautamente ritorno.

Finalmente scarico le ultime foto: imprese di qualche nipotino, la primavera a Firenze.

 

 

L'aria si sta riscaldando, il sole invita ad uscire, domenica scorsa eravamo in tanti lungo quel fiume che era azzurro dalla luminosità che avvolgeva tutto, quasi quasi non sembrava nemmeno inquinato. Le giostre diventavano fiori.

 

 

Alterno momenti di una strana stanchezza negli ultimi giorni (primavera anche questa?) a entusiasmi, progetti, romanticherie fantastiche...a volte vorrei che il tempo andasse all'indietro, non in avanti inesorabile. Passa un poco la malinconia guardando la bellezza di una fioritura improvvisa di fronte alla mia casa, tre giorni fa non c'era ancora nulla...

 

...o spiando la tenerezza di una coppia di anatre che tracciano insieme il loro cammino e lasciano un disegno effimero nell'acqua, senza nemmeno accorgersene, mentre io glielo rubo con la mia macchina fotografica e lo farò durare a lungo.

 

 

Ho aperto un nuovo profumo, è fresco, sa di fiori appena sbocciati, al mattino, su un prato appena umido: adatto alla stagione, perchè io cambio i profumi con le stagioni.

Anche la primavera è un capodanno.

 

 
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CI RISIAMO

Post n°814 pubblicato il 12 Marzo 2012 da atapo
 
Tag: cronaca

Da sabato pareva che funzionasse.

Il mio computer, dico, anche se il mio accesso era sempre subordinato alle incursioni improvvise del marito-tecnico che controllava, sistemava, perfezionava.

Nei giorni precedenti accedere al suo computer per me era stato  veramente un terno al lotto: dovevo "prenotarmi" tra i suoi mille lavori, e quando ci lavoravo io avevo il coniuge sempre alle spalle, o che mi interrompeva in continuazione perchè, guarda un po', aveva bisogno urgente di dirmi, di chiedermi proprio in quel momento...

Così sabato pomeriggio nella mia stanzetta mi sembrava di rinascere...e per fortuna che prima di tutto ho portato avanti il copione per la scuola, oltre che raccontare qui quella simpatica mattinata all'asilo nido...

...perchè oggi pomeriggio quando ho tentato di scaricare le ultime foto, apriti cielo! La macchina ha ricominciato a bloccarsi all'improvviso. 

Bisogna riinstallare tutto, dice il marito tecnico, da domani si ricomincia. Pubblico questo in fretta, spero non si blocchi proprio in questo momento...ma che stress!

 
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VENDETTA

Post n°813 pubblicato il 12 Marzo 2012 da atapo
 

IL COCCODRILLO ENORME 2

la vendetta



Racconta mia figlia che sabato pomeriggio ai giardinetti Martino, insieme al suo amico Forese, entrambi treenni, hanno sotterrato sotto terra e sassi il terribile coccodrillo di legno protagonista della storia del mattino, così, hanno detto, la smette di voler mangiare i bambini.

Sia il coccodrillo sia i due vendicatori sono stati riportati a casa divertiti e soddisfatti del gioco, ma in condizioni di sporcizia incredibili...per fortuna che i loro genitori sono molto sportivi!

Mi viene un dubbio: sarò stata troppo realistica? Però direi che la fantasia gliel'ho stimolata...




 

 
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NONNI LETTORI

Post n°812 pubblicato il 10 Marzo 2012 da atapo
 

IL  COCCODRILLO  ENORME

 

Nell'asilo nido di Damiano (da cui Martino fu "licenziato" lo scorso settembre) le educatrici hanno avuto una bella idea: il sabato dei nonni che raccontano storie.
Cioè reclutare un certo numero di nonni per raccontare ai cuccioli delle fiabe. Un vero e proprio happening, un'apertura straordinaria del nido di sabato mattina, i nonni dislocati nelle varie stanze, le narrazioni che diventano veri e propri spettacolini, altrimenti come attiri l'attenzione di bambini da 0 a 3 anni? E i bambini si trascinano dietro fratelli, genitori...una varia umanità che si sposta di stanza in stanza, di storia in storia, secondo le prenotazioni segnate sul cartello con i titoli, gli orari delle repliche (ogni storia ripetuta cinque volte nelle due ore), che si accoccola sui tappeti e sulle mini seggioline...
Quando era stata lanciata l'idea qualche mese fa, naturalmente mia figlia mi ha subito proposto e le educatrici ne sono state contente: una nonna ex-maestra, figuriamoci! Si aspettavano grandi cose da me! Io invece confesso che ero un po' in crisi, perchè non ho molto feeling coi bambini così piccoli,  mi relaziono meglio con i più grandi, anche le storie che ho nei miei tanti libri sono per i più grandi...Martino fino a pochi mesi fa non amava soffermarsi ad ascoltare storie, per cui, senza esperienze, mi sentivo proprio spiazzata, l'unica che mi era venuta in mente (Gallo Cristallo) un'altra nonna l'aveva appena proposta.
Dopo tanto pensare ho scovato un racconto di Roal Dahl, "Il coccodrillo enorme", che mi era servito per un laboratorio misto tra bambini di scuola materna e prima elementare. Naturalmente l'ho dovuto ridurre all'osso, tenerne la traccia essenziale, ma le componenti per il successo mi pareva che ci fossero: un protagonista (il coccodrillo) sufficientemente cattivo da mettere un po' di paura, i bambini che si cacciano nei pericoli, altri animali saggi che aiutano e salvano i bambini prima che finiscano nella pancia del coccodrillo, la fine ingloriosa del cattivone che viene spedito...lo saprà chi legge la storia...
Tutti i personaggi-animali li ho trovati tra i peluches di famiglia, il coccodrillo (di legno, a rotelle, col filo da traino, che spalanca la bocca, che fa rumore mentre si sposta) l'ho sottratto a Martino di nascosto, tanto ultimamente lui non ci giocava, così come gli ho sottratto alcuni pezzi e fiori del Lego per costruire l'ambiente. I bambini li ho ritagliati dalle riviste, gli scenari li ho disegnati io.
Fra nonni ed educatrici avevamo fatto alcune riunioni per collaudare le nostre storie e ci siamo proprio divertiti a guardarci l'un l'altro...alcune nonne bravissime hanno cucito, costruito...e stamattina siamo arrivati all'asilo ognuno col nostro scatolone pieno di sorprese... Nel mio angolo le educatrici avevano sistemato alcune piante che davano ancora di più l'idea della giungla, dove ho nascosto gli animali.
Stamattina infatti è stato il sabato dei nonni raccontatori. Un'allegra confusione, ma tutto è filato liscio. Io mi divertivo a fare le vocine, le vocione, a chiedere all'inizio di ogni turno ai bambini, tanto per rompere il ghiaccio: "Ma lo sapete che qui c'è un coccodrillo grandissimo? Lo vedete voi?" tirandolo fuori pian piano da dietro lo scenario...mentre loro spalancavano gli occhi sempre di più...
Sì, l'attenzione dei bambini era catturata ed anche quella dei genitori, che ascoltavano come fossero tornati piccoli anche loro...e mi divertivo anch'io a guardarli. Le educatrici dicevano a mia figlia:"Si sente che la tua mamma è esperta..."
Naturalmente sono venuti anche Martino e Damiano, io temevo che Martino si accorgesse dei miei "furti" tra i suoi giocattoli e magari piantasse qualche storia: sul coccodrillo non ha detto nulla, quando invece ha visto le costruzioni ha gridato: "Sono come quelle che ho a casa io!" (Ma guarda un po'!)  Invece quando  ha commentato, rivolgendosi a me che raccontavo, che il coccodrillo non li doveva mangiare i bambini, ed io gli ho risposto col vocione del coccodrillo affamato, lui per un attimo si è spaventato ed ha abbracciato il fratellino che gli stava accanto...
Alla fine di tutto, quando siamo usciti dall'asilo, è stato molto fiero di trascinarsi dietro questo suo coccodrillo, guardato con un po' di invidia da altri bimbi, che comunque avevano avuto il coraggio, alla fine della storia, di toccarlo quel coccodrillo di legno e qualcuno anche di mettergli il dito in bocca. I miei nipoti erano gli unici ad avere ben due nonni raccontatori, perchè anche il mio consuocero ha partecipato e con molto successo tra il pubblico: vestito da cowboy ha raccontato e mimato delle filastrocche sul far west, suonando "Oh Susanna" con l'armonica a bocca!
Una bella esperienza, anche se alla fine...un po' di mal di schiena e mal di gola non me lo sono fatto mancare. E mi sa che le educatrici avranno altre brillanti idee...
Intanto questa la passo volentieri a chi, leggendomi, vuol prendere iniziative per figli, nipoti, scolari...

 
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MIMOSA

Post n°811 pubblicato il 08 Marzo 2012 da atapo
 

 

Io, LUI e l' 8 marzo



 

In casa mia sono state rarissime le mimose per l'8 marzo.

Quando ancora lavoravo a volte ricevevo l'omaggio da uno scolaro, oppure un maestro offriva un mini-rametto a ciascuna delle numerose colleghe. Alla sera LUI rientrava dal lavoro, lo vedeva subito nel vaso e con l'occhiata tra l'ironico e il sospettoso ecco la solita domanda: "E quella da dove arriva?"

Perchè LUI mai e poi mai me la regalerebbe.

Perchè LUI non sopporta proprio la celebrazione dell'8 marzo.

E non parlo delle manifestazioni esteriori e spesso pacchiane tipo sfilate, spettacoli di striptease maschili, rimpatriate goliardiche del "riappropriamoci di questo e di quest'altro", tutto ciò è estraneo anche al mio sentire.

Ma è il concetto stesso che gli dà fastidio: perchè un giorno dedicato alla donna? Che bisogno c'è di dedicarle un giorno in particolare?

Riflettere, ripensare, ricordare...? Per fare questo tutti i giorni vanno bene.

Un riconoscimento, un pensiero gentile alle donne che ami? Perchè proprio oggi? Visto che LUI è SEMPRE gentile, lui AIUTA!...

Allora, sostiene, in un altro giorno ci vorrebbe anche la festa dell' UOMO, così saremmo davvero pari...perchè anche noi uomini vi sopportiamo!

Dopo i primi anni di discussioni ho lasciato perdere. E l'ho capito meglio quando ho scoperto in che famiglia era cresciuto, quale esempio di rispetto effettivo per la donna gli sia stato passato. Nonostante il suo impegno, che non nego, qualche eredità cromosomica c'è stata...e contro quella ho dovuto combattere negli anni, per vincere delle battaglie, ma non ho vinto la guerra (che non riguarda un piccolo omaggio floreale, penso a cose più importanti...).

Oggi in casa mia è una giornata un po' tabù: meglio passare sotto silenzio la ricorrenza.

Io penso per conto mio alle donne, alle "mie donne".

In particolare quest'anno...

...a mia nuora da mesi in cassa integrazione, molto avvilita perchè vede scarsissime prospettive...

...al gruppetto di bimbe marocchine del mio corso di francese, così entusiaste e pronte a mettersi in gioco, ora da piccole e spero tanto restino così anche da grandi...

...alle loro giovani mamme velate, così gentili e timide, che devono parlarmi in francese perchè poco sanno l'italiano, nella loro vita riservata e casalinga in un paese così diverso: come è ora la loro vita? Come sarà negli anni a venire? E come sarà il loro rapporto con quelle figlie che crescono qui in Italia?

Pensieri al femminile di una serata a casa mia, di un 8 marzo senza mimosa...

 
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HANNO DETTO, HANNO SCRITTO

Post n°810 pubblicato il 06 Marzo 2012 da atapo
 

 

LA FALSA PRIMAVERA



 

"Con tanti alberi in città, vedevi la primavera approssimarsi di giorno in giorno finchè, dopo una notte di vento caldo, il mattino te la portava improvvisamente in camera. A volte le piogge fredde e sferzanti la respingevano tanto da darti l'impressione che non sarebbe mai venuta e che avresti perso una stagione della vita. Questo a Parigi era l'unico vero momento di tristezza perchè era un fatto innaturale. Una parte di te moriva ogni anno quando le foglie cadevano dagli alberi e i loro rami si stagliavano nudi contro il vento e la fredda luce invernale. Ma sapevi che vi sarebbe sempre stata la prinavera, come sapevi che il fiume sarebbe tornato a scorrere dopo il disgelo. Quando le fredde piogge si susseguivano e uccidevano la primavera, era come se un giovane fosse morto senza una ragione.

Allora, però, la primavera finiva sempre per arrivare; ma era spaventoso che per poco non fosse mancata all'appuntamento.

Quando giungeva la primavera, anche la falsa primavera, non restava che da risolvere il problema del posto in cui sentirsi più felici."

(E. Hemingway, Festa mobile, pag.78-79)

 
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RICORDO

Post n°809 pubblicato il 03 Marzo 2012 da atapo
 

PER  LUCIO

(Sul fronte computer ancora nulla di nuovo: dopo qualche timida ripresa ora...forse coma irreversibile?)

 


 

Tristezza in questi giorni: Lucio Dalla se ne è andato improvvisamente. Mi ha accompagnato dall'adolescenza e non solo per le sue bellissime canzoni: bolognese come me, mi capitava ancora ragazzina di incontrarlo per le vie del centro, con un lungo soprabito spiegazzato e quell'aria un po' stralunata. Così mi è rimasto nel ricordo, fra i tanti ricordi del mio passato bolognese.

Allora, e anche più tardi, tra lui e Guccini si dividevano le preferenze dei miei coetanei, Dalliani e Gucciniani. Io ero più per Lucio, la mia breve stagione politica era finita in fretta, sentivo ora più mie le canzoni di Lucio Dalla, toccavano di più il mio cuore e qualche mia vena di passioni strampalate e di sentimenti.

Ultimamente avevo detto a mio marito: "Vorrei tanto andare ad un concerto di Dalla, mi manca", ora che abbiamo preso il via di andare ai concerti dei nostri cantanti preferiti. Non abbiamo fatto in tempo.

Non credevo di sentire tanto la sua morte, forse per il personaggio, forse per l'appartenenza comune ad una città molto presente nei nostri cuori, forse per la gran parte della mia vita che porta con sè. In questi giorni ho ripensato alle canzoni sue che ricordo, non saprei quale scegliere...o forse...è questa che mi ritorna in mente più spesso...

 

 
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29 FEBBRAIO

Post n°808 pubblicato il 01 Marzo 2012 da atapo
 
Tag: cronaca

 

NON SONO SUPERSTIZIOSA



Mi piacciono moltissimo i gatti neri, passo senza problemi sotto le scale, ho rovesciato il sale innumerevoli volte sulle mie tovaglie...per cui non mi ero preoccupata quando ho sentito che "il 29 febbraio porta sfortuna", anzi ci ho fatto pure una risatina.

Il 29 febbraio alle otto del mattino, a digiuno, entro nell'ambulatorio ASL di quartiere per le analisi del sangue e prendo il fatidico numerino: cinquanta persone prima di me! Per fortuna ho un libro da leggere, perchè il mio turno all'accettazione arriva dopo due ore, l'impiegata nell' inserire la richiesta al computer però non trova i codici di un'analisi richiesta...cerca in altri file, poi in un quadernetto scritto artigianalmente a mano, poi dice "Aspetti un attimo, vado a informarmi", esce e torna dopo un quarto d'ora per dirmi contrita...che in quell'ambulatorio quell'esame non lo fanno, devo recarmi all'ospedale. Rientrata a casa, ancora prima di far colazione, telefono all'ospedale e, come supponevo, è troppo tardi perchè le analisi le fanno fino alle nove e mezzo.

Ho sentito racconti mitici e tragici su quell'ambulatorio dell'ospedale, file interminabili, ore su ore in attesa a digiuno...ma devo rassegnarmi, ci andrò il giorno dopo con un'altra levataccia...

Nel pomeriggio mio marito deve andare dal medico per la ricetta delle sue medicine. Gli chiedo se può fargli fare anche la richiesta per una mia visita specialistica di controllo, di routine, e gli affido la mia tessera sanitaria. In sala d'attesa c'è un po' di gente, mio marito si spazientisce e lascia richieste e tessere sanitarie all'impiegata che le passerà al medico in serata...e noi riavremo il tutto il giorno dopo!

"Perfetto!" Gli dico quando rincasa, così io oggi non posso andare a fare le analisi all'ospedale, venerdì mattina ho già un impegno, tutto si rimanda a sabato. E lo specialista si era raccomandato di fare le analisi in un preciso periodo prima della visita di controllo, perchè in certi esami occorrono diversi giorni per avere l'esito , speriamo in bene...

Per fortuna al corso di francese a scuola coi miei cuccioli va tutto liscio, anche se sono molto vivaci, ma li capisco: è il giorno in cui assegno i personaggi per lo spettacolo!

Rientro a casa, mi siedo al mio computer per preparare il loro copione... schermo nero...strane scritte...numeri...formule...lampeggiamenti...arriva il marito super esperto: COMPUTER ROTTO, DECISAMENTE, COMPLETAMENTE, INESORABILMENTE! Nemmeno lui ci capisce molto, mi prospetta la perdita di tutto, dico TUTTO, quello che c'è dentro, storie, file, foto, lavori...

Mi rendo conto di quanto della mia vita ci sia lì dentro, utilità e sentimenti, storia, una vita insomma...e amici, corrispondenze, incontri...come ormai gran parte di me stia in quella scatola...

Lui non riesce a venirne a capo...il danno dovrebbe essere riparabile, ma ancora non ha capito bene come, farà tentativi nei prossimi giorni.

Per ora posso lavorare sul suo, quando non ci lavora lui naturalmente (spessissimo), non a lungo perchè poi gli serve...insomma le mie passeggiate e chiacchierate qui e in altri luoghi caleranno vistosamente, dovrò dare la precedenza ai lavori che devo fare per lo spettacolo dei piccoli principi, finchè non sarà tutto risistemato.

E pensare che avrei tante storie da scrivere...

E meno male che non sono superstiziosa...

 
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