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Messaggi di Gennaio 2021

SI STAMPA

Post n°1731 pubblicato il 25 Gennaio 2021 da atapo
 

 

NERETTA


 

Il primo anno in cui abitavo a Firenze lavorai in una prima classe della scuola primaria (elementare, si diceva allora).

Un po’ per gioco e un po’ per la mia passione rodariana dell’inventare storie e farle inventare anche ai miei scolari, cominciammo a immaginare le avventure che potevano capitare a una matita, come quelle che loro usavano per la scrittura ancora incerta, che perdevano, che spezzavano, che mangiucchiavano, che si litigavano talvolta.

Se ne parlava insieme, poi io a casa scrivevo le idee che erano nate, le arricchivo, il giorno dopo gliele rileggevo in classe… pian piano si erano formati vari “capitoli”, verso la fine dell’anno eravamo arrivati anche a una conclusione. Giusto in tempo perché io battessi a macchina il tutto sulle “matrici”, vi riproducessi alcuni dei disegni che i bambini avevano fatto via via, poi gran lavoro di ciclostile (sì, c’erano ancora questi mezzi preistorici) e per le vacanze ogni bimbo ebbe il suo libretto da rileggere.

Negli anni successivi passai alcune copie ad alcune amiche maestre che la lessero nelle loro classi.

-E’ piaciuta tanto, mi dicevano, i bambini vi ritrovano la loro vita!-

Anch’io la ripresentai più volte, quando avevo di nuovo una prima: era vero, piaceva sempre molto, i piccoli si identificavano nei personaggi, si entusiasmavano a quelle avventure.

Proporla a un editore? Mi sfiorò il pensiero, ma avevo già avuto dei rifiuti per altri materiali, pareva complicato, non avevo agganci… lasciai perdere.

La matita Neretta finì tra i miei “prodotti” scolastici, diventati ricordi al mio pensionamento, e passarono moltissimi anni.

Nell’autunno scorso lessi che una casa editrice, piccola in verità, chiedeva testi per aprire una collana di narrativa per bambini, ripescai Neretta, diventata file nel computer, e inviai.

E’ stata accettata!!!

Così è cominciato il lungo lavoro per la pubblicazione… reso più sfilacciato dai problemi Covid: rallentamenti, chiusure…

Un mondo per me tutto nuovo, l’editore comunque è molto gentile e mi chiarisce tutti i dubbi.

Io avevo idee chiare su come avrei voluto il libro e sono state accettate: cioè le illustrazioni interne devono essere in bianco e nero, in modo che i piccoli lettori possano colorarle. Perfetto: così la stampa costa meno e si possono mettere più immagini… tanto che inseriremo anche dei disegni (sempre in bianco e nero) che fecero i bambini in quegli anni lontani.

Mi è venuto subito in mente chi avrei voluto a illustrare la storia: una insegnante d’arte, anch’essa in pensione ormai, che aveva lavorato con me a organizzare e tenere corsi di aggiornamento per docenti, sull’educazione artistica. Poi siamo rimaste amiche, ogni tanto ci sentiamo, siamo andate al mare insieme qualche volta…

Il suo stile di disegno mi pareva proprio adatto al mio testo. Lei è stata contenta della proposta, dice che lo fa solo in via dell’amicizia, si è buttata con entusiasmo, ci siamo incontrate solo una volta, ma è stato tanto il lavoro on line di scambi di file, commenti, scelte, aggiustamenti…

Ormai siamo arrivati a destinazione: ieri ho rimandato le bozze corrette e ho dato il consenso alla stampa: il libretto uscirà in febbraio!

Sono contenta che finalmente la mia storia prenda il volo, che possa essere letta da tanti bambini, sono emozionata per questo successo, mi piacerebbe che molti acquistassero il libro, non certo per arricchirmi, perché di letteratura non si campa. Io naturalmente ne comprerò diverse copie, per i nipotini, i figli e i nipoti di conoscenti, vorrei donarne anche alle biblioteche dell’Istituto Comprensivo in cui ho lavorato, come mio ricordo...

Vorrei anche che si potessero fare presentazioni, per farlo conoscere, ma con il Covid è impossibile, purtroppo.

link all'editore se uno volesse acquistare in prevendita, ancora per pochi giorni.

 

 
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ECCO LA STORIA

Post n°1730 pubblicato il 19 Gennaio 2021 da atapo
 

 

METAROMANZO

 


 

Reduce dalla lettura con entusiasmo della saga di Monsieur Malaussène, non aspettai molto dopo l'uscita del nuovo libro di Daniel Pennac: "Ecco la storia", era il 2003, lo comperai con forti aspettative. Avevo letto qualche intervista all'autore, una l'avevo conservata e messa, ripiegata, nel risvolto della copertina.

Sapevo che era molto diverso dalle storie precedenti, che era un po' particolare, ma pensavo che mi sarebbe piaciuto ugualmente. Avevo anche incontrato Monsieur Pennac ad un dibattito a Bologna, alla Fiera del Libro per Ragazzi, avevo parlato con lui qualche minuto, ne conservavo l'autografo... era diventato un mio idolo.

Invece la lettura non procedeva. Mi pareva confuso, non vedevo il filo nè l'organizzazione della trama... una delusione. Io sono testarda e mi ostinavo a continuare, forse si sarebbe chiarito più avanti e avrei capito meglio e apprezzato: non è da me lasciare a mezzo un libro, mi faccio un punto d'onore di arrivare in fondo anche solo per poter dire con convinzione: -E' proprio brutto!-

Ma dev'essere accaduto qualcosa che non ricordo in quel periodo, forse fui troppo presa dal lavoro e abbandonai quella lettura, il tempo passò, lessi altro, la mia vita ebbe grossi cambiamenti, quel libro pian piano restò sempre più nascosto nella mia biblioteca.

Col trasloco e i riordini successivi mi tornò tra le mani e ricordai: che fare ora? Eliminarlo in qualche modo? Ma no, poverino... E tornò su uno scaffale, in attesa di una decisione definitiva.

La pandemia che lascia più tempo per leggere mi ha messo la curiosità di riprenderlo in mano: c'era ancora il segnalibro, circa a metà. Ricordavo un po' la trama, ricominciamo, mi sono detta e via!

Stupore! Man mano che andavo avanti mi prendeva sempre di più: la storia quasi inverosimile è come un contenitore da cui saltano fuori digressioni, rimandi, ricordi dell'autore (ma saranno veri o quanto romanzati pure loro?), ciò che pare lineare poi viene smontato, riagganciato ad altro, chi pare esistito davvero nella vita dell'autore palesemente si presta a diventare personaggio, per complicare o svelare le carte della storia. Una specie di gioco di specchi, oppure uno spettacolo di fuochi artificiali, in cui da uno iniziale poi ne escono tanti e compaiono all'improvviso dove non te lo aspetti e resti a bocca aperta.

Un METAROMANZO è stato definito questo libro e condivido: invece di un trattato scientifico e noioso qui Pennac è riuscito a costruire una storia che fa intravedere le "regole", cioè gli stimoli fantastici per costruire un romanzo.

Così mi è piaciuto molto, è proprio vero che ogni libro va letto al momento giusto per poterlo apprezzare!

Mi sono chiesta il perchè di questo totale cambio di giudizio rispetto al primo tentativo di lettura: credo sia per il fatto che adesso anch'io scrivo, bene o male, e quel mondo di suggestioni, passaggi, ricerca di tracce e di fili da seguire e intrecciare ora mi appartiene.

Però riconosco che non sia una lettura facile, nè per tutti; infatti non è uno dei libri più ricordati e famosi di Pennac.

 

 
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BLUE MONDAY...

Post n°1729 pubblicato il 17 Gennaio 2021 da atapo
 

 

...OR BLUE SATURDAY

 

 

Domani sarà il “Blue Monday”: secondo una certa teoria psicologica (?) è il giorno dell’anno in cui più facilmente si cade in depressione: finita la baldoria delle feste di Natale, ripresa in pieno la routine lavorativa, immersi nei problemi quotidiani e nel tempo che non basta mai, facilmente sotto il cielo plumbeo, sferzati dal freddo, magari affondati nella neve… solo l’inizio dei saldi possono far sperare in una effimera soddisfazione. Quest’anno poi aggiungiamoci le ansie e le restrizioni della pandemia… nemmeno i saldi hanno potere consolatorio!

Io credo di avere anticipato il Monday e ieri ho vissuto un Saturday terribile. Niente di oggettivamente drammatico o tragico per fortuna, però…

Non c’era nemmeno il maltempo, anzi era una bella giornata di sole, neppure troppo freddo, infatti al mattino avevo annunciato in casa: -Oggi è un buon giorno per fare una lunga passeggiata!- che però rimandavo al primo pomeriggio, alle ore più calde. Intanto mi sgranchivo le gambe andando dal giornalaio, poi uscendo di nuovo a buttare l’immondizia: alcuni giri per i vari contenitori della differenziata. Mi arrivava anche una simpatica telefonata da un’amica che ora, beata lei, si trova a Viareggio nella sua casa al mare.

Poi non so cosa sia successo: attorno all’ora di pranzo ho cominciato a sentirmi strana, mi venivano certi pensieri:

“Ma che passeggiata vado a fare? Verso dove? Dove abitavo prima, che c’è più verde, ma non c’è nient’altro, è chiuso anche il centro sociale con la sua libreria? O dalla parte opposta, verso la città? Così mi imbatto nei supermercati, non ho bisogno di nulla, ma entrerei lo stesso… a comperare inutilità, chissà quanta gente c’è oggi che è sabato, il distanziamento va a farsi benedire.”

E non avevo più voglia di andarmene in giro da sola. Avrei potuto chiedere a mio marito di venire con me, ma lui non ama le passeggiate così senza una meta, peggio ancora dopo pranzo con la sacralità della pennichella. Inoltre io non posso andare a passo veloce, lui invece per i suoi problemi fisici molto diversi dai miei si stanca troppo a camminare lento, ma deve tenere un passo sostenuto: da anni ormai le passeggiate insieme sono una gran fatica e non si fanno quasi mai.

Il sole fuori era quasi caldo e mi invitava, ma io non mi decidevo, non sapevo che meta scegliere, mi sentivo combattuta e mi arrabbiavo per non riuscire ad approfittare della bella giornata.

Ho pensato di stendermi per una breve pennichella, c’era un po’ di sonnolenza da dopo pranzo, che in altre occasioni avrei ignorato, ma stavolta mi dava la scusa per rinviare…

Insomma, mi sono addormentata e mi sono svegliata che il sole ormai stava tramontando, insieme all’idea di uscire a passeggiare nelle ore calde. Si può dire che così ho risolto il problema della scelta, però mi ha fatto innervosire ancora di più: sfuggita la bella giornata e l’aria aperta!

E il malumore e l’ansia sono continuati: come trascorrere il resto del pomeriggio? Ho passato in rassegna l’elenco di ciò che avrei potuto (e anche dovuto) fare, senza trovare nulla che mi attirasse e non volevo assolutamente ripiegare in qualche attività antipatica (tipo rammendare), che mi avrebbe incupito ancora di più. Così ho vagato fra piccoli riordini, imbustamento di cibi da congelare, selezione di vecchie riviste da buttare, lettura di qualche pagina del libro del momento, per la cronaca “Ecco la storia” di Daniel Pennac, un libro intrigante, ma proprio per questo non volevo sciuparlo col mio stato d’animo negativo. Ho cercato di evitare accuratamente i passaggi nella sala in cui mio marito, semisdraiato sul divano, guardava uno dopo l’altro i suoi telefilms polizieschi o strappalacrime.

Anche un po’ di computer, certo, ma a piccole dosi e senza riuscire ad impegnarmi su pagine o progetti che ho in ballo attualmente, non riuscivo a concentrarmi.

Finalmente è arrivata l’ora di cena, quasi un sollievo i gesti di routine dell’apparecchiare, ascoltare distrattamente la televisione (che non tira su il morale!), partire per la cena che era stata già decisa con gli avanzi del pranzo.

E mi sono resa conto del brutto pomeriggio che avevo passato, mi sono chiesta “Ma perché?”, senza trovare risposta.

Ho deciso di lasciarlo scivolare via, è capitato e basta, non ero riuscita a dominarlo, e allora? Può capitare, non ho fatto male a nessuno, solo a me stessa. Domani è un altro giorno, vediamo che sia migliore.

E mi è venuta in mente la storia del “Blue Monday”, a me è capitato di Saturday.

Chi volesse saperne di più, QUI c'è tutta la verità e la storia viene SMONTATA.

 

 
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A PORTARE LE SCIARPE

Post n°1728 pubblicato il 14 Gennaio 2021 da atapo
 

 

IL MINI FOTOGRAFO

 

A.Perilli

All’ultimo incontro con i nipotini, io e mia figlia abbiamo parlato di sciarpe: col freddo degli ultimi giorni si era accorta che ai suoi figli mancavano sciarpe di lana, ne avevano solo leggere di pile, e uscendo al mattino presto per andare a scuola queste erano troppo leggere. Lei ha sempre caldo e i suoi figli sono sempre vestiti leggeri, se mi diceva così vuol dire che la situazione raggiungeva una certa gravità. Le avevo promesso che avrei frugato negli armadi e tra le mie sciarpe, se ne trovavo qualcuna adatta a loro: ne ho parecchie pesanti, mi piace cambiare e voglio stare calda, alcune anche erano state acquistate (sui banchetti a 1-2 euro) per guardaroba teatrali… Infatti ne avevo riempito un sacchetto, avrebbe scelto.

-Appena posso vengo a prenderle- mi aveva detto, ma i giorni passavano e non si faceva vedere.

La capisco: quattro figli, il lavoro, le incombenze quotidiane… ma pensare ai bambini nel freddo delle otto di mattina non mi lasciava tranquilla.

Così ieri, dato che avevamo commissioni vicino al paese dove abitano loro, prima di rientrare a Firenze nel tardo pomeriggio abbiamo telefonato: erano in casa e siamo passati. Le sciarpe erano anche una scusa per incontrare i bimbi, felici dei nonni arrivati a sorpresa, c’è stato un defilé di sciarpe indossate e ne hanno trovate per tutti, anche per mia figlia.

E noi nonni ci siamo goduti un po’ i nipotini. Soprattutto è stata contenta Diletta che ha potuto finalmente farci sentire come sta imparando a leggere.

Ma chi mi ha sorpreso di più è Cesare: da quando facevamo i nonni babysitter l’abbiamo lasciato a tre anni e lo ritroviamo a quattro! Non solo perché li ha compiuti il primo dicembre, ma ha fatto un cambiamento enorme, a cominciare dall’espressione del viso che è molto più “da grande”, nell’interagire con gli altri, nei ragionamenti e nei discorsi più complessi. I tre fratelli maggiori certo lo stimolano a crescere rapidamente (è anche una questione di sopravvivenza!), lui è sempre stato estroverso e creativo, da tempo inventa parole e canzoni che spesso unisce a danze improvvisate. Un piccolo uomo da palcoscenico!

Ieri ne ho scoperta una nuova: da quando aveva poco più di due anni si interessava alle macchine fotografiche; quante volte anche con me voleva che gli scattassi foto, per poi riguardarle! Molti mesi fa mia figlia ha cambiato la sua digitale e la vecchia l’ha data a Cesare per giocare, scoprendo, dopo un certo tempo, che il bimbo aveva fotografato di tutto, dappertutto, persone, oggetti, riempiendo la memoria. Così per il compleanno gli hanno regalato una macchina fotografica da bambini, cioè corazzata e indistruttibile, ma ben funzionante e ieri pomeriggio ha ripreso i nonni in tutte le pose e i momenti possibili. La tecnica è ancora primitiva, ma gli attimi e i punti che coglie non sono male… si farà. Sarebbe molto bello se la passione continuasse e si perfezionasse.

E con mia figlia parlavo della necessità di educare anche alla visione delle immagini belle: foto, opere d’arte… Nutrono e stimolano la mente. Ho deciso che nel famoso “armadio dei nipoti” a casa mia metterò a loro disposizione anche libri e fascicoli di opere d’arte, che potranno sfogliare e leggere: ne ho diversi adatti ai bambini, le usavo quando insegnavo.

Da piccola anche il mio papà lasciava alla mia portata certe riviste con belle illustrazioni, io passavo tanto tempo a sfogliarle, me ne ricordo ancora; da adulta ho scoperto che erano i reportages di Epoca, le riproduzioni di opere d’arte, fino alle avanguardie artistiche del secondo dopoguerra...

 
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IL DONO DELLA BEFANA

Post n°1727 pubblicato il 07 Gennaio 2021 da atapo
 

 

LI HO RIVISTI

 

Jessie Wilcox Smith, Round the ring of roses (1914)

 

All'apparenza un pomeriggio come altri simili: arrivano correndo i più piccoli, con dignità i più grandi, i genitori dietro, perchè si sono attardati a parcheggiare. Giacche, cuffie e sciarpe buttate alla rinfusa sull'angolo del grande divano, le notizie che si sovrappongono spesso gridate: - Lo sai che... e questo e quest'altro...- e le vite vengono aggiornate. C'è chi mostra qualche dente di meno, è l'età, o un nuovo paio di scarpe...

Poi la merenda, quei succhi di frutta che ormai da alcuni mesi non calavano più nella mia dispensa, e da mangiare? Gli avevo fatto i biscotti stavolta, grandi, a forma di re magi e di omini e donnine di pan pepato.

Poi la riscoperta dei giocattoli preferiti, qualcuno ogni tanto sparisce al piano di sopra, va a frugare nel "loro" armadio per scegliersi un peluche o un libro...

Le azioni e il rituale sono quelli delle altre volte, ma ieri c'era, palpabile, una gioia in più: finalmente ci siamo incontrati con i nipotini e i loro genitori, dopo tanto tempo! Qualche ora nel pomeriggio, abbiamo sfidato virus e regolamenti.

Che emozione, che contentezza provavo! Non mi stancavo di guardarli, di osservare quanto e come erano cresciuti, di intravedere quei piccoli cambiamenti che nel quotidiano sfuggono, ma se non li vedi per qualche tempo li scopri tutti: un visetto più tondo, chi ormai ti ha superato in altezza ("Ci vuol poco", ha commentato l'adolescente ironico), un linguaggio più completo e comprensibile, il camminare lento, finalmente senza stampelle, ma quello sguardo ancora troppo serio...

Anche loro, dice mia figlia, erano felici ed emozionatissimi di poter venire a casa nostra: scesi dalla macchina si spintonavano per arrivare primi al cancello e suonare il campanello.

E' stato bellissimo ed è passato troppo in fretta: se ne sono andati con la provvista dei biscotti rimanenti, penseranno ai nonni anche oggi, all'ora di merenda...

E io? Salgo al piano di sopra e guardo il "loro" armadio, le tracce del loro passaggio, qualche peluche è rimasto storto, qualche libro spunta di traverso tra gli altri. Riordino con una punta di tristezza.

Per quanto tempo ancora dovrò fare senza? Mi deve bastare per un pezzo il pensiero del bello e della dolcezza che c'è stata insieme...

 

 

 
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VIAGGIARE... FORSE

Post n°1726 pubblicato il 04 Gennaio 2021 da atapo
 
Tag: viaggi

 

SPERANZE DI VIAGGIO

 

Salento

Stavolta la depressione mi faceva pensare che, dopo tanti anni, fosse il momento di abbandonare la scelta dell’annuale soggetto per caratterizzare, nei box qui di fianco, ogni mese come un calendario senza date, ma con immagini che rimandavano a preferenze, a scelte, a esperienze vissute. A volte spiegavo le mie scelte, a volte lasciavo che creassero suggestioni e talvolta commenti da parte dei lettori.

Forse era ora di smetterla, mi pareva che questa abitudine avesse ormai fatto il suo tempo, tante cose cambiano nella vita, ci lasciano, altre ne arrivano… o forse era solo l’umore cupo e ansioso del periodo, che mi sta facendo cadere in una pericolosa pigrizia mentale.

Però c’era quella strana magia che ogni anno si ripeteva: il tema delle immagini che io sceglievo a inizio d’anno nel corso dei mesi mi portava qualcosa che aveva a che fare con quel tema, qualcosa che io non avrei sospettato arrivasse nella mia vita…

Così i ritratti di donne del primo anno preannunciarono l’arrivo a sorpresa della mia unica nipotina femmina, le mie foto di fiori dell’anno successivo mi portarono una nuova casa col giardino, con le mie foto di gatti arrivò un gattino a casa di mio figlio, i miei luoghi del cuore in Francia non mi fecero tornare a rivederli, ma vissi una nuova e bella esperienza in francese con la mia ex-alunna, poi ci furono due anni di “baci” ed ecco il ritrovare, inaspettati, antichi affetti.

Se nel 2020 decisi di mettere dodici libri che erano stati importanti nella mia vita, la scelta di questo tema era stata un po’ casuale, non dettata da intenzioni o speranze particolari, invece ecco che sono riuscita, finalmente, a pubblicare un libro scritto da me, uno dei sogni della mia vita! E non è finita, perché c’è in giro un’altra avventura editoriale…

Il gioco ormai è a carte scoperte, diventa impegnativo scegliere un tema per il 2021. In che modo la mia scelta potrà dirigere gli eventi? Resta tutto casuale, oppure…

Scegliendo, accadrà qualcosa? O qualcosa di differente, magari contrario, rispetto alle mie aspettative?

In questo momento di prigionia c’è qualcosa che mi manca tanto, qualcosa su cui si può fantasticare, che si può rappresentare con immagini: VIAGGIARE!

Già prima della pandemia mi ero rassegnata a viaggiare molto meno di quanto avrei desiderato: gli anni, la salute, gli eventi familiari, certe chiusure del coniuge… avevo già salutato molti sogni di esplorazioni, con tanto rammarico.

Ora la pandemia non mi fa mettere il naso neppure oltre il confine del comune, al massimo della regione! Posso viaggiare solo con la fantasia, allora troverò dodici luoghi, a caso, dove mi piacerebbe andare o ritornare.

Per gennaio vedete che ho messo un’immagine del Salento: anche nel nostro paese ci sono posti a me sconosciuti, il tacco estremo d’Italia è uno di quelli. Mia figlia c’è stata in vacanza più di una volta, me ne tesse le lodi, ma il fatto che negli ultimi anni era diventato alla moda e nei mesi estivi era affollatissimo ci faceva pensare che sarebbe stato bello andarci in primavera o a inizio autunno... non siamo mai riusciti a organizzare, così il tempo è passato.

La magia come funzionerà quest’anno? Chissà!

Lo saprò tra dodici mesi, se sarò riuscita ad andare almeno in un luogo delle mie immagini e dei miei sogni.

 
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PASSAGGIO

Post n°1725 pubblicato il 01 Gennaio 2021 da atapo
 

 

TRA FIRENZE E BOLOGNA

 


 

Non c’è stata quest’anno la ricerca e l’indecisione del “cosa faremo nell’ultima notte dell’anno, quale spettacolo in quale teatro cittadino sceglieremo per l’annuale rito di passaggio", come accadeva negli anni passati: ora è vietato uscire! Tutti in casa… e in casa siamo stati.

Non è che negli ultimi giorni, anche se arancioni, le uscite siano state tante: una pioggia implacabile, a tratti torrenziale, ha impedito qualsiasi evasione, a stento sono riuscita a fare una escursione al supermercato per gli acquisti alimentari e una passeggiata a respirare nelle zone verdi vicino casa mia appena ho visto, ieri mattina, un sole pallido che si affacciava indeciso: mi ha accompagnato nel mio giro per fortuna, ma quando stavo rientrando già da nord arrivavano nuvoloni scuri.

Insomma, fino all’ultimo il 2020 è stato perfido: quel TWENTY TWENTY che il primo gennaio scorso mi faceva ridere poi ha rivelato il suo volto terribile che ha sconvolto il mondo intero e, forse, lascerà conseguenze molto pesanti su tutta l’umanità.

Come sempre, ripenso a come è stato il 2020 per me. Mi ha tolto molto, per quanto riguarda le mie organizzazioni di vita: la piscina, le gite, gli incontri con i nipoti e gli amici e, soprattutto, il teatro. Mio marito, che è da sempre un po’ orso, dice che in fondo lui non sente molta differenza tra la sua vita di ora e quella di prima, tanto non usciva quasi mai, non incontrava quasi mai nessuno, non sentiva l’esigenza di fare quattro chiacchiere con qualcuno… e continua così senza problemi. Io invece ci soffro, mi dico: “per lo meno abbiamo mantenuto la salute”, ma non è una grande consolazione.

Un quarto d’ora passato al telefono con qualcuno a parlare del più e del meno già mi fa stare meglio, mi dà la carica per qualche giorno.

Come suggeriscono certuni, mi applico a superare ogni giorno, momento per momento, a fare bene anche le minime cose, un passetto dopo l’altro, a scoprire un minimo che mi dia soddisfazione: per esempio le mie imprese culinarie, ora che c’è più tempo, con qualche sperimentazione…

Però devo essere sincera, il 2020 mi ha portato anche qualcosa di buono: ho pubblicato il mio primo libro, “L’aria buona del giardino”!

Il maggior tempo casalingo mi ha permesso di completarlo e metterlo in stampa.

La distribuzione non è facile, le persone a cui volevo donarlo non sempre si raggiungono facilmente, non ci sono occasioni per parlarne e cercare di allargare il numero dei lettori, però funziona il passaparola, c’è chi dopo averlo letto ne ha presa qualche altra copia per farne regali di Natale. E i commenti che ho ricevuto sono stati positivi, mi hanno dato soddisfazione.

Poi c’è un’altra bella notizia di ambito letterario nella fine 2020, ma è così bella che meriterà un post tutto suo…

Torniamo a questo passaggio di anno: ieri ho detto a mio marito: - Andiamo a Bologna stasera?-

- Ma sei pazza? - ha commentato lui.

Ci siamo andati… virtualmente.

Avevo saputo di spettacoli sui canali youtube per celebrare il nuovo anno, sia del Comune di Firenze sia del Comune di Bologna. Allora stanotte, sul divano, davanti a due calici, una bottiglia di prosecco, una ciotola di biscotti fatti da me, abbiamo sintonizzato il televisore di ultima generazione, quello che fa di tutto, anche cose che decide per conto suo, ma è perché mio marito legge le istruzioni solo “dopo” aver sperimentato e smanettato secondo le sue competenze e le sue idee.

Stavolta l’apparecchio si è comportato bene, così abbiamo seguito le danze e le musiche a Palazzo Vecchio di Firenze, poi il “vecchione” virtuale e il concerto nel teatro Comunale di Bologna.

E mentre guardavo tutto questo, dentro mi commuovevo: ecco insieme le città della mia vita!

In ognuna ricordi belli e ricordi brutti, persone che ho amato e persone che amo ancora, tante immagini e tanti pensieri si affollavano in me, era la mia vita intera a riempirmi il cuore, un’emozione forte così non l’ho mai provata, una sintesi densa, degna di un capodanno tanto fuori dall’ordinario.

Continuavano, come stava succedendo da ore, ad arrivarmi sul cellulare messaggi e immagini di auguri, io rispondevo… tutte quelle persone care che nel 2021 vorrei incontrare di nuovo, finalmente, e liberi da questo incubo!

Tanta salute,

è l’augurio che mi sento di fare per il 2021!

 

 
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