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IN UMBRIA

Post n°1874 pubblicato il 25 Aprile 2023 da atapo
 
Tag: viaggi

NON HO VINTO, MA...

 

Amelia, la città più antica d'Italia

Da venerdì a ieri sera siamo stati in Umbria.

Prima meta, Terni e principalmente la basilica di San Valentino. Perchè proprio là?

Negli anni più rigidi della pandemia avevo partecipato ad alcuni concorsi di poesie, indetti da un'associazione "valentiniana" di Terni, poesie sull'amore: mi ero sempre classificata tra le "menzioni d'onore", ma le premiazioni erano state on-line e il mio desiderio di vedere questa basilica e di approfittarne per un giro in Umbria era rimasto nei sogni.

Quest'anno il concorso era affidato a un'altra associazione, con regole diverse, i vincitori li avrebbero detti il giorno stesso della premiazione, cioè sabato scorso. Che fare? Andare o no? Io difficilmente vinco, a volte qualche "menzione", rischiavo, per così dire, di fare un viaggio a vuoto.

Però di un'uscita ne avevo proprio voglia, concorso o non concorso; anche a mio marito faceva piacere e così siamo andati. E pure in albergo, perchè nel camper è in sistemazione l'impianto di condizionamento dell'aria.

Abbiamo trovato un agriturismo tranquillissimo sulle colline vicino a Orte, "La locanda di San Lorenzo", avevamo un appartamentino tra uliveti e boschi, con un panorama spettacolare sulla val Tiberina, i monti, il paese antico di Orte; per la colazione ogni mattina il padrone ci portava dalla pasticceria un vassoio di brioches e paste appena sfornate da far resuscitare i morti, oltre alle bevande e ai prodotti confezionati da forno di cui ci manteneva piena la dispensa...

Una delizia, ci siamo sentiti proprio coccolati.

Stavolta al concorso non ho vinto niente, solo il diploma di partecipazione, graficamente molto bello comunque; mi sono detta che il giro valeva per le classifiche migliori degli anni precedenti.

Ho vinto però lo stesso qualcosa di importante: alcuni giorni di piena e riposante vacanza!

Ho voluto anche staccare il più possibile: la posta e facebook controllati solo ogni tanto, niente copioni da studiare, nessun libro da leggere, solo la lettura curiosa delle guide turistiche relative ai luoghi visti.

Abbiamo fatto dei giri molto tranquilli, scegliendo tra le cittadine attorno. I tempi sono stati lenti, mio marito vive in vacanza con i ritmi e gli orari di casa, si stanca presto, stavolta non ho voluto spingerlo, affrettarlo, diciamo che ho lasciato che fosse lui a... dare il ritmo. Ormai non spero di cambiarlo, ormai a questa età mi sono rassegnata: per tutto ciò che vorrei vedere il tempo non ci sarà più, ogni meta raggiunta è qualcosa di prezioso e di cui devo accontentarmi.

C'era anche l'incognita della mia caviglia, che ho dovuto tenere in considerazione, si è sforzata nelle stradine medievali in salita. Ora me la ritrovo gonfia... mi riposerò di più nei prossimi giorni.

Abbiamo visitato Terni, città che mi è parsa disordinata, mi ha messo tristezza: i palazzi moderni brutti, frutto della ricostruzione affrettata dopo i bombardamenti distruttivi della guerra, qua e là spunta qualcosa di antico, di storico, ma spesso da restaurare, oppure restaurato o riadattato in modo sgradevole. Molto più belle le cittadine antiche, arroccate sui colli: abbiamo visitato e apprezzato Orte, Narni e Amelia, quest'ultima quella che ho preferito, anche se le stradine del suo centro storico sono state le più impervie. Però ha diverse case antiche restaurate bene, nonostante i cartelli VENDESI dà l'idea di un paese vivo e vivace, anche abbastanza pieno di giovani.

Ecco, se fossimo stati col camper avremmo dovuto parcheggiare più all'esterno, certi paesi sui cocuzzoli col camper sono irraggiungibili da chi, come noi, ha difficoltà a fare lunghe camminate.

Dappertutto pienone di turisti, la maggior parte italiani: il ponte, il bel tempo, la gran voglia di distrarsi, di vedere cose belle, come stava accadendo a me; comunque erano abbastanza ordinati ed educati, chi sceglie questi luoghi credo abbia un certo grado di cultura ed educazione.

Dulcis in fundo: mangiate spettacolari! La cucina umbra e laziale per me ha qualche difficoltà: non mi piace il tartufo, nè certe verdure amare, gradisco poco il piccante, in quei giorni c'era la sagra del carciofo che io non sopporto, ma di cui mio marito va matto. Ma ho trovato lo stesso dei piatti squisiti nei vari ristoranti, ho apprezzato anche un carciofo, che però era ... un dolce di pasta lievitata con cioccolata e amarene, tipico della sagra!

Spero che questa vacanza sia stata una buona cura ricostituente, oggi qui a Firenze ha piovuto a dirotto, siamo tornati appena in tempo. E nel giardino c'è una sorpresa: mentre eravamo via sono sbocciati i primi iris, azzurri, ho fatto appena in tempo a vederli, poi il diluvio, spero che la pioggia non li abbia distrutti.

 
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CERCANDO PRIMAVERA

Post n°1873 pubblicato il 17 Aprile 2023 da atapo
 
Tag: cronaca

NUVOLE, RONDINI E… PENSIERI SPARSI

 


 

Quando non piove, in questi giorni ci sono nel cielo nuvole di panna montata. La zona in cui abito è in pianura, la maggior parte dei giri che facciamo in auto, per commissioni o per i nipoti, è attraverso la Piana Fiorentina, da un paese all’altro: tutto pianeggiante e si vedono i primi monti che la incorniciano.

Fuori città il cielo si stende amplissimo e le nuvole ci corrono, a me questo paesaggio piace immensamente, mi illudo di attraversare le pianure del Far West sotto i suoi cieli che non finiscono più, tra residui di boschi, grandi campi, ogni tanto canali e stagni. Se si passa su un ponte che valica un canale la visione si fa ancora più ampia, quasi aerea, e mi piace ancora di più. Il cielo è una meraviglia quando le nuvole, montagne di panna, si allineano e si muovono, esercito candido della primavera.

E’ uno spettacolo che mi godo qui a Firenze, merito proprio della zona periferica in cui abito, se fossi in centro o in quartieri moderni di palazzi alti, vedrei fette di cielo sereno, brandelli di nuvole, ma non potrei godere dello spettacolo completo. Nemmeno da piccola, quando abitavo a Bologna, di solito potevo vederlo: abitavo in un quartiere ancora cittadino, soltanto quando io e le mie amiche salivamo in cima alla collina detta “polveriera” sopra di noi si apriva il cielo e a volte ci sdraiavamo sull’erba a guardare le nuvole e a dare un nome alle loro forme. Era bello, ma era diverso: ora la pianura e le montagne lontane danno un senso più di grandiosità, di apertura, viene voglia di volare, aprire le braccia, correre fortissimo fino a riuscire a sollevarsi da terra, come quegli aerei lontani che decollano dall’aeroporto di Peretola, un volo personale che si riesce a fare solo nei sogni notturni, a volte, senza paura di precipitare.

Poi ci sono le rondini: già da tempo sono arrivate, verso il 20 di marzo ho visto le prime proprio davanti casa mia, forse sono le solite degli anni passati, sfrecciano nella strada, tra le case, si fermano a riposarsi su un filo della luce che attraversa la strada, lì fanno “conversazione” un po’ tra loro, poi ripartono. Sono stata contenta di vederle arrivare così presto quest’anno, non si sono spaventate dal freddo. Le seguo con lo sguardo, tento di capire dove hanno il nido, guardo sotto i tetti delle case vicine, ma finora non l’ho scoperto. Mi piacerebbe che ne facessero uno sotto il nostro tetto, anche se poi in terra ci sarebbe da togliere lo sporco. Nella casa in cui abitavamo prima, molti anni fa lo abbiamo avuto e dalle finestre del piano più alto eravamo in prima fila per osservare la loro vita, degli adulti e dei piccoli. E’ rimasto diversi anni, tornavano sempre, poi durante le ristrutturazioni fu tolto e non vennero più.. Che peccato!

In giardino si sono rivisti i merli, spariti durante l’inverno, e tornano alla porta finestra per mangiare le briciole che scrolliamo dalla tovaglia; l’autunno scorso tra i rami del pero avevamo collocato una casetta-nido di legno, chissà se qualche uccellino la userà come nido… forse l’anno prossimo, so che ci vuole molto tempo perché arrivino a fidarsi e temo che il pero non abbia i rami abbastanza fitti per un riparo sicuro .

Il giardino è sempre una giungla: le spiree sono enormi, stanno facendo un’invasione di fiori bianchi, sono belli, ma sono troppi, andavano potate, soffocano i corbezzoli. Si vede già spuntare qualche bocciolo di iris: di che colore saranno i primi a fiorire?

Ma fa freddo, freddo invernale, c’è un vento gelido che spazza tutto e io devo stare ben attenta a coprirmi per non avere le mie dolorose nevralgie.

E’ una primavera ancora molto a rischio.

 
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PASQUA AFFOLLATA

Post n°1872 pubblicato il 11 Aprile 2023 da atapo
 

15 + IL CANE

(ma senza gatte)

 

identico a Ubaldo

Stavolta hanno organizzato gli uomini, cioè mio marito e mio figlio. Per forza, io col piede malandato, mia figlia con gli attuali suoi problemi di salute, non avevamo proprio voglia di darci da fare; avevo preavvisato che non ci sarebbero stati i miei biscotti fatti in casa a forma di colombina, concedevo solo la preparazione della torta pasqualina, meno impegnativa, ma sempre della nostra tradizione familiare. Mia figlia aveva detto che i biscotti li avrebbe fatti lei, cioè i suoi figli, ecco il vantaggio di averne quattro e ben contenti di pasticciare in cucina. La carne da fare alla brace sul barbecue di pietra in giardino è da sempre compito di mio figlio e di Riccardo, a cui piace cucinare.

Mio marito ha telefonato ai suoi fratelli: uno di loro tempo fa ci aveva detto: - E’ da anni che non vedo i vostri figli e nipoti, se fate un raduno verrei volentieri. -

La Pasqua era il primo raduno, così l’abbiamo invitato. Per par condicio ha invitato anche l’altro fratello, il quale ha accettato, sarebbe venuto con la moglie.

Ed eravamo a quota quattordici.

Poco dopo ci ha richiamati: si univano anche la figlia e il suo fidanzato. Evvai! Sedici.

Però doveva venire anche il loro cane: non riesce a stare lontano dai suoi padroni, deve sempre vederli, altrimenti soffre e piange. Prendiamo pure anche il cane! Io ero allibita: un animale così appiccicoso non lo terrei mai!

Insieme al cane ci avrebbero portato 2 chili di tortellini fatti a mano dalle sfogline bolognesi e lo direi un ottimo regalo. Così anche il primo piatto era sistemato, a quel punto ho preparato il brodo di carne per i tortellini, in famiglia dicono che il mio brodo è buonissimo. Ogni famiglia ha raccattato più sedie possibili e anche qualche tavolo pieghevole; i piatti bastavano tutti quelli di mio figlio, c’era di riserva un pacco di piatti di plastica monouso, per la colomba e le uova di cioccolata a merenda.

Poi, il mattino di Pasqua, proprio il cognato single che aveva più voglia di incontrarci si sentiva male per qualcosa mangiato la sera prima al ristorante con tracce di latte (è leggermente allergico), così non è venuto: saremmo stati SOLO quindici, più il cane.

Il quale, un grosso coker nero di nome Ubaldo, è effettivamente appiccicoso come descritto e dovevamo stabilire dove metterlo, in modo che riuscisse a vedere sempre i movimenti della sua padrona: una bella pizza! La sua presenza aveva obbligato a rinchiudere in una stanza al piano superiore le due gatte della compagna di mio figlio, che ora convive con lui (insieme alle gatte). Diceva che sono abituate a restare nella stanza, sul davanzale della finestra (chiusa), dove arriva il sole a scaldarle: magari la confusione nostra le metteva a disagio, lì chiuse da sole, chissà.

Abbiamo fatto una passeggiata per i prati intorno, prima di pranzo, così da stimolare l’appetito, c’era il sole e il vento proprio di primavera, una giornata tipica di stagione.

Con ottimismo abbiamo deciso di apparecchiare fuori, nel giardino, anche se le nuvole si addensavano. Io a sorpresa ho sparso sulla tovaglia bianca tanti ovetti confettati dai gusci colorati, li avevo trovati all’Eurospin, hanno formato una graziosa decorazione pasquale e sono finiti velocemente perché erano buoni, mangiati come antipasto!

Ma dopo i tortellini ha cominciato a piovere, allora ecco il trasloco, ognuno col suo coperto, via ad apparecchiare all’interno, a ridistribuire i posti negli spazi più ristretti… e sempre col cane fra i piedi! Cesare a tavola ha voluto stare tra me e il nonno, io ne ho avuto un piacere enorme, è l’ultimo nipotino, il più piccolo, me lo sto godendo il più possibile.

Al momento del dolce, fuori era tornato il sole, così abbiamo traslocato di nuovo all’aperto, tanto per i biscotti, il cheese cake e la colomba abbiamo fatto una specie di self service, ognuno prendeva da solo ciò che voleva, i ragazzini giocavano a palla tra un boccone e l’altro, noi adulti ci perdevamo in chiacchiere. Ultimo momento di raduno per l’apertura delle uova di cioccolato e gli assaggi: i giovani ne avevano portati di tutti i tipi: al latte, fondente, bianco, bigusto, rocher, kinder… quel tavolo sembrava una pasticceria.

Insomma, è stato un bell’incontro allegro, anche il mio piede non mi ha fatto troppo soffrire.

Alle 17 abbiamo smobilitato: Riccardo doveva “passare” alla mamma, che si trovava dai nonni in montagna, in un paese vicino a quello in cui c’è la nostra casa. Allora siamo andati anche noi in montagna, mio figlio doveva portarci un materasso e dopo aver lasciato Riccardo ha proseguito fin da noi.

Pure lassù era una bella serata luminosa, molto fredda; il bosco dietro casa è ancora spoglio, ma per terra sono fioriti tantissimi anemoni e primule; c’è un grande silenzio, nessuno in giro, si sentono solo il vento e il fiume che scorre in basso. Ho pensato che è un peccato non avere il riscaldamento lassù, mi sarei fermata volentieri a dormire in quella pace, poi anche il giorno successivo, tanto sapevo già che il lunedì mio marito non si sarebbe voluto muovere da casa...

 

 
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IN ATTESA DELLA PASQUA

Post n°1871 pubblicato il 06 Aprile 2023 da atapo
 
Tag: cronaca

CHE PERIODO !



 

Finito bene il tempo della cataratta, si cominciava a pensare al tempo della Pasqua...

Qualche giorno prima del primo intervento di mio marito io ero andata in centro, in uno dei miei pomeriggi di "libera uscita", che però da mesi non mi riusciva più di fare. Anzi, il Covid aveva cancellato questa saggia e rilassante abitudine, anche dopo ritagliarmi una mezza giornata era stato quasi impossibile, c'era sempre da fare in fretta e da lottare coi ritardi degli autobus. Quel pomeriggio il mio giro in centro era dedicato a uova e colombe nei negozi equo-solidali e alla ricerca di libretti in stampatello facilissimi per Cesare. Tutto bene fino al momento del ritorno, quando una disparità nel marciapiede mi ha fatto prendere una storta alla caviglia destra. Non sono caduta, ma il male l'ho sentito forte: questa caviglia è già malandata, ho la sensibilità alterata, ho già subito tante distorsioni da quando ero ragazzina. Per fortuna dovevo solo prendere il bus e tornare a casa, nei giorni seguenti ho camminato il meno possibile, il podologo mi aveva prescritto un bendaggio al cloruro di zinco; lunedì scorso mi pareva che fosse abbastanza risolto e ho deciso di andare in piscina.

Non ci sono arrivata in piscina perchè lungo la strada (c'è una passeggiata di 10 minuti) ho preso di nuovo una storta e stavolta sono caduta male, appesantita dallo zaino con l'occorrente per nuotare. Ancora quella caviglia, più un ginocchio sbucciato con un grosso ematoma, i polsi acciaccati nella caduta. E' andata bene che non mi sia rotta nessun osso, alla mia età! Ma è stata dura lo stesso, perchè ora mi muovo male, anzi, non mi muovo quasi e ho male anche dopo un po' che sto in piedi. Ero così innervosita e scossa che nelle ore successive mi sarei messa a piangere...

Ora sono bloccata: benda allo zinco a tutto spiano e quando esco, sempre accompagnata dal marito, mi sento sicura solo con gli stivaletti alla caviglia, che così mi sorreggono, ma dopo qualche minuto sento dolore lo stesso. I miei preparativi per la Pasqua sono già finiti: non riesco a stare in piedi a cucinare a lungo, nè a impastare i famosi biscotti delle feste. Ho solo promesso la torta pasqualina per il pranzo di domenica insieme ai figli e ai nipoti. Farò la nonna proprio vecchierella...

Oggi pomeriggio il marito mi ha accompagnato a fare la spesa per l'occorrente e anche perchè avevamo finito pane e latte, che io di solito compero quasi ogni giorno nelle mie giratine nei dintorni, ora impedite. Credo seriamente che sia meglio parlarne col medico, queste distorsioni diventano sempre più frequenti e dolorose, forse dovrò fare un controllo... E' che io tremo al pensiero di visite, esami e quant'altro, vista la situazione della sanità pubblica, i tempi eterni, le incompetenze... io non ho l'assicurazione come il marito!

C'è altro che mi angoscia: mia figlia da un po' di tempo sta perdendo la forza in una gamba e si affatica tantissimo, ha cominciato una serie di controlli e di esami per cercare di capirci qualcosa, finora non si è trovato niente, le ipotesi sono tante, alcune non tranquillizzano...

Cercherò di passare la Pasqua senza pensarci troppo ...

E se vogliamo mettere qualche ciliegina su questa torta di negatività, ecco che da ieri si è rotto l'impianto che raccoglie l'acqua piovana per gli sciacquoni dei water, inoltre la lavatrice perde acqua. Ad una prima occhiata i marito ha trovato delle rotture nei tubi e ha cominciato a cambiarli: lavoro urgente, tanto che per questo ha rinunciato agli impegni pasquali in parrocchia!

Insomma, io che speravo di avere un po' di tranquillità dopo questa cataratta!

 
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