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BLUE MONDAY...

Post n°1729 pubblicato il 17 Gennaio 2021 da atapo
 

 

...OR BLUE SATURDAY

 

 

Domani sarà il “Blue Monday”: secondo una certa teoria psicologica (?) è il giorno dell’anno in cui più facilmente si cade in depressione: finita la baldoria delle feste di Natale, ripresa in pieno la routine lavorativa, immersi nei problemi quotidiani e nel tempo che non basta mai, facilmente sotto il cielo plumbeo, sferzati dal freddo, magari affondati nella neve… solo l’inizio dei saldi possono far sperare in una effimera soddisfazione. Quest’anno poi aggiungiamoci le ansie e le restrizioni della pandemia… nemmeno i saldi hanno potere consolatorio!

Io credo di avere anticipato il Monday e ieri ho vissuto un Saturday terribile. Niente di oggettivamente drammatico o tragico per fortuna, però…

Non c’era nemmeno il maltempo, anzi era una bella giornata di sole, neppure troppo freddo, infatti al mattino avevo annunciato in casa: -Oggi è un buon giorno per fare una lunga passeggiata!- che però rimandavo al primo pomeriggio, alle ore più calde. Intanto mi sgranchivo le gambe andando dal giornalaio, poi uscendo di nuovo a buttare l’immondizia: alcuni giri per i vari contenitori della differenziata. Mi arrivava anche una simpatica telefonata da un’amica che ora, beata lei, si trova a Viareggio nella sua casa al mare.

Poi non so cosa sia successo: attorno all’ora di pranzo ho cominciato a sentirmi strana, mi venivano certi pensieri:

“Ma che passeggiata vado a fare? Verso dove? Dove abitavo prima, che c’è più verde, ma non c’è nient’altro, è chiuso anche il centro sociale con la sua libreria? O dalla parte opposta, verso la città? Così mi imbatto nei supermercati, non ho bisogno di nulla, ma entrerei lo stesso… a comperare inutilità, chissà quanta gente c’è oggi che è sabato, il distanziamento va a farsi benedire.”

E non avevo più voglia di andarmene in giro da sola. Avrei potuto chiedere a mio marito di venire con me, ma lui non ama le passeggiate così senza una meta, peggio ancora dopo pranzo con la sacralità della pennichella. Inoltre io non posso andare a passo veloce, lui invece per i suoi problemi fisici molto diversi dai miei si stanca troppo a camminare lento, ma deve tenere un passo sostenuto: da anni ormai le passeggiate insieme sono una gran fatica e non si fanno quasi mai.

Il sole fuori era quasi caldo e mi invitava, ma io non mi decidevo, non sapevo che meta scegliere, mi sentivo combattuta e mi arrabbiavo per non riuscire ad approfittare della bella giornata.

Ho pensato di stendermi per una breve pennichella, c’era un po’ di sonnolenza da dopo pranzo, che in altre occasioni avrei ignorato, ma stavolta mi dava la scusa per rinviare…

Insomma, mi sono addormentata e mi sono svegliata che il sole ormai stava tramontando, insieme all’idea di uscire a passeggiare nelle ore calde. Si può dire che così ho risolto il problema della scelta, però mi ha fatto innervosire ancora di più: sfuggita la bella giornata e l’aria aperta!

E il malumore e l’ansia sono continuati: come trascorrere il resto del pomeriggio? Ho passato in rassegna l’elenco di ciò che avrei potuto (e anche dovuto) fare, senza trovare nulla che mi attirasse e non volevo assolutamente ripiegare in qualche attività antipatica (tipo rammendare), che mi avrebbe incupito ancora di più. Così ho vagato fra piccoli riordini, imbustamento di cibi da congelare, selezione di vecchie riviste da buttare, lettura di qualche pagina del libro del momento, per la cronaca “Ecco la storia” di Daniel Pennac, un libro intrigante, ma proprio per questo non volevo sciuparlo col mio stato d’animo negativo. Ho cercato di evitare accuratamente i passaggi nella sala in cui mio marito, semisdraiato sul divano, guardava uno dopo l’altro i suoi telefilms polizieschi o strappalacrime.

Anche un po’ di computer, certo, ma a piccole dosi e senza riuscire ad impegnarmi su pagine o progetti che ho in ballo attualmente, non riuscivo a concentrarmi.

Finalmente è arrivata l’ora di cena, quasi un sollievo i gesti di routine dell’apparecchiare, ascoltare distrattamente la televisione (che non tira su il morale!), partire per la cena che era stata già decisa con gli avanzi del pranzo.

E mi sono resa conto del brutto pomeriggio che avevo passato, mi sono chiesta “Ma perché?”, senza trovare risposta.

Ho deciso di lasciarlo scivolare via, è capitato e basta, non ero riuscita a dominarlo, e allora? Può capitare, non ho fatto male a nessuno, solo a me stessa. Domani è un altro giorno, vediamo che sia migliore.

E mi è venuta in mente la storia del “Blue Monday”, a me è capitato di Saturday.

Chi volesse saperne di più, QUI c'è tutta la verità e la storia viene SMONTATA.

 

 
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