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VITA PARALLELA

Post n°1738 pubblicato il 04 Marzo 2021 da atapo
 

VITA SEDUTA (on line)

 


 

Ora che la vita culturale e sociale in presenza è stata imbavagliata e annullata dalle regole anti-Covid, c’è una vita parallela che subdolamente si insinua nelle giornate e su questo fatto sto riflettendo da qualche tempo.

Il computer, con i “collegamenti”, è diventato lo strumento della nostra socialità.

L’anno scorso di questi tempi installai e imparai a usare Skype per continuare a seguire il corso di inglese, dopo la sospensione delle lezioni in presenza, e per vedere ogni tanto figli e nipoti.

Poi arrivò Whatsapp: gli amici del teatro “Gli Spostati” e gli “Over 65” ce l’avevano, anche il gruppo di inglese, era impossibile restare tagliati fuori.

In seguito, perdurando la pandemia, tutti (enti, gruppi, ecc.) si sono organizzati per continuare (o inventare?) una vita, che scorre DENTRO lo schermo. E questa vita, parallela alla realtà triste e rischiosa, si sta espandendo in modo tentacolare…

L’Università dell’Età Libera del Comune a ottobre proponeva corsi in presenza e in DAD: io valutai che poteva essere un’opportunità interessante seguire qualcuno di questi ultimi, non avrei dovuto fare levatacce, uscire anche col brutto tempo, prendere gli autobus… volli sperimentare queste lezioni, anche se temevo un po’ la noia dei lunghi discorsi che dopo un’ora seguo a fatica. Invece avere le immagini proposte dai prof che scorrono sul mio PC e che riesco a osservare bene nei particolari perché lo schermo è vicino e non in fondo a una sala, insomma, l’esperienza mi ha soddisfatto. Così tanto che in gennaio, quando al Comune hanno visto che in presenza non era possibile farli e ne hanno convertiti in DAD parecchi altri, io ho rinnovato l’iscrizione per altri due in gennaio-febbraio e due ancora per febbraio-marzo. Poi basta, perché speravo che col bel tempo e l’allentarsi dell’epidemia saremmo potuti tornare più spesso in montagna.

Ho scelto argomenti di arte, di storia, di storia e letteratura femminile: mi hanno aperto campi e curiosità culturali molto stimolanti, mi spingono a cercare ancora, a leggere ancora… tutto nel mondo immenso del web, dove facilmente trovo.

E qui ho cominciato a riflettere su queste nuove opportunità.

Potrei passare la giornata intera seduta davanti al computer, navigando in internet, rischio di venire “risucchiata” dalle offerte:

i corsi dell’ Università mi spingono ad approfondire;

you tube mi permette di ascoltare le musiche preferite, di vedere rappresentazioni teatrali;

in differita posso cercare su RadioPlay nell’orario più comodo vari film passati in televisione, che io alla sera non guardo mai per evitare la pubblicità e perché mi addormento;

facebook è una miniera di allettamenti e seduzioni: leggo dagli amici, commento, rispondo,

scrivo raccontini per i Narranti Erranti o i Racconticon;

mi arrivano comunicazioni di Eventi interessanti, tipo presentazioni di libri, servizi di storia, arte, psicologia, li salvo, li segno in agenda… mi rendo conto che a seguirli tutti ci passerei giornate intere;

ho in testa un nuovo progetto di scrittura, sto riordinando il materiale che si trova per la maggior parte tra i miei file, se mi impegnassi a fondo avrei da lavorarci per ore e ore;

potrei leggere anche i quotidiani on-line, oltre a quello che compero in edicola;

anche il CIDI, l’associazione degli insegnanti in cui partecipo al gruppo di intercultura, ora fa gli incontri mensili su Zoom;

la regista degli “Over 65” mi ha coinvolto in uno spettacolo su Zoom, ma ne parlerò un’altra volta;

e per fortuna non ho Netflik o altre diavolerie a pagamento.

Insomma, a parte le ore del sonno, tutta la giornata potrebbe essere impiegata così, davanti allo schermo (se ci fosse la mia mamma, direbbe “a rincretinire”). Il mondo reale, il FUORI vero non esisterebbero più, per assurdo non ne avrei più bisogno, il mio tempo si consumerebbe nel mondo virtuale che diventerebbe la mia realtà.

Allora dopo un po’ vado in overdose, sento una voglia di ribellione, di buttarmi fuori, di guardare cose reali e gente viva, ma non si può fare molto, a quel punto mi dà più soddisfazione una semplice e tradizionale telefonata a un amico, rilassata sul divano o su una panchina, parlando e ascoltando a occhi chiusi, immaginando il viso dell’interlocutore, piuttosto che un collegamento video dove “salta” l’immagine, il suono è sfasato rispetto a ciò che vedo, la luce rende spettrali, è tutto innaturale.

A questo proposito, mio nipote Martino, in seconda media, dopo i mesi in DAD dell’anno scolastico passato e di novembre scorso, ne è esasperato; quando compì gli anni in dicembre chiesi alla sua mamma se avrebbe gradito un collegamento in video per fargli gli auguri.

- Assolutamente no, rispose mia figlia, lui non ne può più di questi collegamenti, non si farebbe nemmeno vedere. Basta una telefonata.-

In effetti mentre i suoi fratelli si affollano davanti allo schermo lui è già tanto se ci degna di un ciao. Così gli telefonammo soltanto e fece una bella chiacchierata col nonno, da uomo a uomo.

Insomma, la tecnologia in questo momento così necessaria sento che rischia di diventare soffocante: non avendo molte occasioni di uscire di casa cerco di disintossicarmi con la lettura dei miei tanti libri e… la sperimentazione di ricette nuove. Ecco, anche queste le scopro sul web…

Aiuto, è un assedio!

 
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