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Messaggi del 09/04/2019

LUTTO

Post n°1601 pubblicato il 09 Aprile 2019 da atapo
 

TRISTEZZA


Certosa monumentale di Bologna

 

Un mio caro amico ha avuto un lutto, ha perso la sua mamma. Alla nostra età, un genitore vivente è di certo molto, ma molto anziano e quando viene quel momento... beh, è nell'ordine naturale delle cose. Ma questo non attenua il dolore.
La storia, per lui, è andata in modo molto somigliante a come andò per me, ormai dieci anni fa: l'indebolirsi lentamente, il ricovero all'ospedale come a illudersi ancora che possa riprendersi, poi resta solo l'attesa di quando tutto finirà...
Ma lui, al contrario di me, è riuscito a starle vicino fino all'ultimo: abitavano, madre e figlio, nella stessa città, i medici lo avevano preavvisato che ormai non c'era nulla da fare, solo aspettare quello spegnersi lento.
Allora in questi giorni la mia vicinanza mentale e sentimentale a questa attesa, poi a questa fine, mi ha fatto ripensare a quando morì la mia mamma, al rimpianto, che mi resta per sempre, di non essere riuscita a stare con lei di più, più vicino alla fine, ma di averla lasciata dopo quell'ultima visita all'ospedale con la speranza che sarei risalita a Ferrara due giorni dopo e l'avrei trovata migliorata con l'aiuto delle cure, come era già accaduto altre volte. Certo, mi era sembrata particolarmente strana quell'ultima volta, ma nessun medico aveva parlato a me o a mio fratello di quanto in realtà ci fosse poco da sperare e da aspettarsi miglioramenti... perchè se l'avessi saputo non sarei certo ritornata a Firenze quel giorno, per ricevere la terribile telefonata proprio la mattina successiva.
Negli anni mi sono detta che lei avrebbe capito, che era sempre stata lei a dirmi: - Vai, torna a casa ora, che hai il treno da prendere e tante cose da fare.-

Si era sempre voluta mostrare indipendente, non voleva legare a sè od obbligare gli altri a sacrificarsi per i suoi problemi. E' morta di notte, sola: questo per me è ancora oggi una enorme tristezza , come un rimorso.

E quando muore l'ultimo genitore ci si sente trasformati, si è veramente soli, è come camminare su un sentiero sull'orlo di un precipizio e rendersi conto che d'ora in poi non ci sarà nessuno più esperto a dirti come fare per non caderci dentro: ora siamo diventati noi i "patriarchi": nessuno ci tenderà più la mano rassicurante che abbiamo sempre sentito dalla nostra infanzia, è nostra ora questa eredità di responsabilità, dovremo essere noi a tendere la mano a chi è più giovane.

 
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