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Messaggi del 03/05/2020

AL TEMPO DEL VIRUS 14

Post n°1677 pubblicato il 03 Maggio 2020 da atapo
 

 

FOTO DI CLASSE

 


 

Affinchè io potessi seguire il corso di inglese mio marito ha installato skipe sul suo computer e per due lezioni tutto è andato bene, io cominciavo ad abituarmi e mi dicevo: -Però, non è molto diverso dall’essere in presenza, tanto anche dal vivo non ci capivo molto.-

Allora lui ha deciso di mettere skipe anche nel mio computer, così non gli “occupavo” più il suo; ha comperato on line la webcam e appena arrivata l’ha montata, ha fatto le procedure, le prove…

-Ecco, ora sei a posto anche dal tuo!-

Io mi sentivo a mio agio, potevo sistemare libro, quaderno, matita, gomma come più mi era comodo senza bisogno di spostare tutte le cose sue.

Ma, aperto il collegamento… sorpresa! Io vedevo e sentivo la teacher e i colleghi, ma non vedevo sullo schermo il libro su cui lavorava (per fortuna era quello di testo, quindi ce l’avevo reale davanti), loro mi vedevano, ma non mi sentivano!!! Nulla da fare, nonostante gli smanettamenti di mio marito per il primo quarto d’ora, così mi sono arresa e la lezione l’ho seguita solo ascoltando, facendo SI’ o NO con la testa e l’insegnante mi faceva le domande e mi chiedeva di rispondere scrivendo in chat: una fatica!

Era urgente risolvere il problema, quindi il marito ci ha lavorato attorno nei giorni successivi e per fare il collaudo mica si poteva aspettare la lezione prossima, allora ci siamo collegati con mio figlio, tanto per chiacchierare un po’ insieme. Pare che ora sia a posto tutto.

Riccardo era dalla mamma, abbiamo parlato tra noi adulti. Ci ha spiegato, tra l’altro, come funziona la scuola a distanza per Riccardo: i bambini sono divisi in gruppi, ogni gruppo ha alcuni collegamenti a giorni e orari fissi con le maestre per fare lezioni… come le mie lezioni di inglese. Dice che non si trovano male, che riescono a raggiungere tutti i bambini e nessuno resta isolato. E per gli altri giorni lasciano indicazioni di compiti, come quando in marzo ero a casa loro.

In mancanza di meglio… ma non è certo la scuola come deve essere, coi rapporti, la socializzazione, il movimento, l’interagire dal vivo, la partecipazione mentale e fisica reale... purtroppo bisogna accontentarsi così, per adesso.

Mio figlio ha raccontato che, collaborando con tutti gli altri genitori, è riuscito a fare la foto di classe. Una bella impresa: ognuno ha mandato la foto del figlio/a, seduto a un tavolo con un quaderno davanti, che guardava un po’ verso l’alto, poi con l’aiuto dei bambini hanno ricostruito le posizioni di ognuno nei banchi in aula, sistemando in questo modo le immagini sul foglio; compito non semplice, perché qualcuno non se lo ricordava: - In che fila eri? Chi avevi a destra, a sinistra?-

Insomma, è stata un’attività di orientamento, un compito anche quello!

Mi ha fatto vedere il risultato finale: è un po’ come se un drone fosse passato in aula e avesse scattato una foto mentre tutti i bimbi lo guardavano in alto. Un risultato davvero molto carino!

Io, a vedere i visetti sorridenti di mio nipote e dei suoi compagni, mi sono commossa: poveri bimbi, come è difficile per loro questo periodo! Di quanta vita sono stati privati, che esperienza innaturale per la loro età e i loro bisogni sono costretti a vivere! Eppure si adattano, si rassegnano, ricostruiscono un loro mondo con ciò che hanno a disposizione, piccoli prigionieri senza colpa della realtà degli adulti, che troppo spesso non li tiene in considerazione e non li rispetta.

Quella stessa sera mi è arrivata su whatsapp una foto da mia figlia: i suoi bambini sul pavimento del loro grande terrazzo disegnavano lo schema del gioco della “campana”, stanno imparando i giochi di una volta, quelli che facevano i loro genitori, i loro nonni e anche più indietro. Anche stavolta mi sono commossa.

 

 
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