RIDERS de CASADA

Se la moto è femmina


Invadono i corsi di guida. Fondano associazioni e hanno idee molto precise sulle due ruote. Sono le oltre duecentomila motocicliste italiane che oggi rivendicano con forza una propria identità  
 "Guido la moto da più di dieci anni, eppure, ogni volta che arrivo in un posto e scendo dalla sella, mi sento chiedere puntualmente: 'è arrivata qui con quella moto da sola?', come se le donne non sapessero guidare motociclette". Anna ha 36 anni, nella vita di tutti i giorni lavora in un negozio, e appena può monta sulla sua moto e va a spasso dove è possibile. Ci tiene a precisare che non corre, ma viaggia. Solo in Italia ci sono quasi duecentomila donne come Anna, un numero quintuplicato in soli tre anni. Centaure che rivendicano oggi un'identità (e un connubio con le due ruote) tutta al femminile. Dopo aver letteralmente invaso anche i corsi di guida per moto di grossa cilindrata, le donne italiane si sono "ufficializzate". Già nel 2002 era nata l'associazione Motodilei, costola di Terradilei, altro gruppo femminile ma dedicato alla vita biologica, naturista ed ecologica. Oggi il grande salto: si è costituita da pochissimo WIMA Italia, rappresentanza di casa nostra della originaria WIMA World. Il gruppo madre ormai è quasi "nonna": fondato nel 1950 in America, attualmente conta filiali in 18 paesi nel mondo, oggi 19 con la cellula orvietana. Sì, perché è ad Orvieto la culla della neonata WIMA, e sempre ad Orvieto si terrà il primo grande raduno italiano delle signore con moto al seguito. "Tornando da Borculo, in Olanda -spiega Alessia Di Matteo, fondatrice di Motodilei e poi di WIMA Italia - dove dal primo al 7 agosto si è tenuto un raduno mondiale delle donne motocicliste, ho pensato che nessun posto poteva essere meglio di Orvieto". Il motivo è che l'Umbria e Toscana sono le regioni che vantano il maggior numero di centaure, in proporzione alla popolazione. Non è un caso che il 5 settembre scorso a Magione, in provincia di Perugia, si sia conclusa la quinta gara italiana per il trofeo italiano Donne motocicliste. A guadagnarsi il titolo di donne più veloci d'Italia sono state Maria Catalano, palermitana, 32 anni, studentessa, che in sella alla sua Yamaha R6 ha vinto la categoria "carenate fino a 650 cc"; Simona Zaccardi, trentenne romana, cha vinto il primo posto della categoria "over 650 cc" con una Yamaha R1; Annalisa Picariello, 33 anni, di Milano, ha portato la sua Honda Hornet 600 davanti a tutte nella categoria "naked fino a 650 cc". Umbra, invece, Giulia Nicoletti, l'esordiente più veloce della categoria "carenate": pasticcera, 25 anni, in sella ad un'Honda Cbr 600.
Difficile tracciare un indentikit della motoclista. Non appartiene ad una sola categoria professionale (ci sono studentesse, impiegate, libere professioniste), e il 91 per cento ha un'età che va dai 20 ai 39 anni. Macinano dai quattromila ai diecimila chilometri l'anno, il 24 per cento usa la moto anche in città, il 37,5 per cento quasi esclusivamente nei week end, il 20 per cento ci fa lunghi viaggi e, sorpresa, il 3 per cento gareggia in pista e fuoristrada. E' una passione che le donne non tengono più nascosta, e che vince pregiudizi e paure. Paola Furlan, presidente del portale di donne centaure: "Una donna che guida una moto viene giudicata un maschiaccio, oppure un'amazzone dalle doti ultraterrene". E proprio per smentire questi luoghi comuni il suo portale organizza, dal 24 al 26 settembre prossimo ad Albereto di Montescudo vicino a Rimini, il corso Officina e cucina, uno stage di due giorni dove si cucina, si mangia e si impara a trattare con la moto, oltre che con i fornelli. Tanto per affermare, ancora una volta, che non si perde nulla dell'identità femminile se si sale in sella ad una moto. Le signore che amano le due ruote hanno, inoltre, gusti ben precisi. Su un mercato che ha visto aumentare del 2 per cento circa, tra 2002 e 2003, le vendite di media e grossa cilindrata, le donne motocicliste scelgono e comprano italiano. E' la Ducati, infatti, ad aver piazzato un prodotto invadibile: è la Monster 620 una delle moto più ambite dal gentil sesso italiano. Il 67 per cento dei clienti Ducati sono donne, come sono donne le maggiori frequentatrici dei corsi che la casa produttrice mette a disposizione. A seguire, queste sono le marche preferite: Honda, Yamaha, Bmw, Suzuki, Harley Davidson. In netto calo tra le donne, invece, l'acquisto dei motorini di cilindrata 50, una scelta evidentemente indotta dalla necessità (traffico, città caotiche, parcheggi difficili) piuttosto che dal piacere di guidare due ruote. Di molto femminile c'è più che altro l'amore e la cura (a volte quasi maniacale) che la motociclista mette nel dresscode da moto. Obbligatoria, sensuale e anche colorata: è la tuta di pelle che ogni motociclista, che si ritiene tale, ammette di avere nel proprio armadio. E se la signora al volante fosse animalista, ci sono tute resistenti, in tessuti ecologici di finta pelle o di stoffa anti urto, imbottita nei punti giusti. E il casco? Una volta nemico della messa in piega, ora è diventato un accessorio su cui le donne si sbizzarriscono. Integrale, jet, con orecchiette di peluche applicate, con decalcomanie o stile pilota aereo, le signore lo trattano non come una costrizione, ma come tante cose nella vita delle donne: se proprio deve essere usato che almeno sia come piace a noi. di Monica Maggi dall'Espresso