primavera

domus de janas


Le fate della tradizione popolare sarda abitano  soprattutto nelle domus de janas,  stanze scavate nella roccia che in realtà erano tombe, camere funerarie risalenti al periodo prenuragico. In Sardegna se ne contano quasi duemila, alcune molto semplici, altre monumentali dedite al culto dei defunti. Un culto fondato sulla rinascita dei morti, per questo i sepolcri,che venivano scavati nella roccia ,avevano la stessa architettura delle case: stanze, focolare, nicchie. Accanto alle domus più maestose,molte di più sono le sepolture semplici e piccole. Fu proprio questa caratteristica ad animare la fantasia popolare che generò la figura delle janas, donne bellissime e dotate di magici poteri, considerate come sacerdotesse oracolari. In tanti paesi sono descritte come esseri minuscoli, in altri, invece, sono viste come fanciulle normali e di straordinaria avvenenza. Minuscole come Trilly (la fatina di Peter Pan), o normali come la fata turchina, erano tutte suscettibili, permalose e talvolta vendicative. Tutte le janas amano danzare, ma gli uomini non possono toccarle perché altrimenti  perdono i loro poteri e diventano umane. Tutte amano stare davanti al loro telaio, fatto interamente d'oro, a tessere tappeti e panni preziosissimi. Secondo la leggenda, poi, le janas si avvicinano alla culla dei neonati e ne decidono il destino: così, quando il piccino è benfatato , la sua sarà una vita di felicità e fortuna.