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Creato da mantide_atea81 il 08/01/2004
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« Messaggio #21 | Ars rhetorica » |
Segnali di coscienza
di Lidia Ravera
Uomini che non mi piacciono politicamente, come Gianfranco Fini, che non mi piacciono né politicamente né umanamente, come Vittorio Sgarbi, donne di Forza Italia, come Margherita Boniver, donne ministro del governo Berlusconi come Stefania Prestigiacomo, donne dell' altro mondo(quello televisivo) come Mara Venier, uomini come l' onorevole Martino e l' onorevole Biondi, donne
cattoliche come Rosy Bindi andranno a votare per il referendum contro la legge 40. Alcuni voteranno quattro sì, altri quattro no, alcuni tre sì e un no, altri,
magari, due sì e due no. ma tutti andranno a votare. E questo è un grande sollievo. È un sollievo per chi ci tiene a buttare nel cassonetto istituzionale una legge crudele e oscurantista, ma anche per chi, semplicemente, ci tiene alla democrazia. Quella che la nostra Costituzione descrive così dettagliatamente e mai come in questi anni è stata sottoposta
al vento minaccioso della disgregazione. Al mare, mentre l' Italia scrupolosa, attenta, sensibile e civile si recherà da brava a infilare nell' urna la sua opinione, al mare, intenta a costruire castelli da sabbia e menefrego, ci sarà l' Italia frivola, egoista, consumista e irresponsabile, quella che pensa soltanto alle sue tasche e ai suoi problemi, quella che non riconosce a sé stessa un valore e una competenza tali da saper/poter correggere l' operato del potere legislativo. Al mare ci sarà l' Italia che non conta e che non vuole contare. Non è una bella
compagnia, per un uomo della caratura del cardinal Ruini. Se il referendum risulterà valido, non è detto che vinca chi, come noi, crede nella necessità
di una bocciatura totale della legge 40, chi pensa che l' accesso alla fecondazione assistita sia un diritto da regolamentare e non da boicottare, chi pensa che la scienza sia un' opportunità, uno strumento da mettere al servizio delle donne e degli uomini e non un rischio per la morale come ai tempi di Galileo. Non è detto che vinca chi preferisce aiutare quelli che
hanno bisogno invece di conservare intatto il privilegio di chi ha tutto facile, tutto naturale, di chi è giovane, sano, fertile e felicemente accoppiato. Non è detto che vinca il movimento che si va formando attorno ai "quattro sì". Potrebbe anche andare diversamente. Potrebbero vincere, nella
peggiore delle ipotesi, anche quelli che pensano alla tutela dell' embrione più che alla salute delle proprie sorelle, figlie, madri. Più ai principi di certa Chiesa (non tutta, grazie a Dio), che alla vita dura di un bambino malato o al trauma di un aborto ritardato. Potremmo perdere, ma non è di questo che abbiamo paura. Temi come il diritto a procreare, come la libertà di ricerca scientifica, come i limiti della scienza e i grandi cambiamenti che le conquiste scientifiche possono introdurre nella nostra vita affettiva, sono importanti, vasti, delicati e profondi. Discuterne, fra diverse culture e convinzioni anche opposte, vuol dire andare avanti. L' ipotesi avvilente, l' esito veramente triste, sarebbe proprio non
raggiungere il quorum, avere, cioè, la riprova che una parte degli italiani, una parte maggioritaria, non è interessata a darsi nuove regole, adeguando
il presente al futuro, saggiamente e pietosamente. Non raggiungere il quorum su un argomento come la procreazione assistita vorrebbe dire che non siamo
abbastanza grandi per uno strumento da democrazia matura come il referendum. È un sollievo sapere che non accadrà. La politica, con le sue fregole di
schieramento, per una volta, non ha vinto. Per una volta materia del contendere non è far perdere la sinistra o mettere alle corde la destra. È
una faccenda più complessa. Infatti non sarà facile, per i cittadini, esprimersi : non ci sarà la scorciatoia della tifoseria, né alcun cascame ideologico a pesare in una direzione o nell altra. Saremo, tutti, soli con
la nostra coscienza. Dopo aver cercato di capire, onestamente, che cosa è meglio fare. La composizione non uniforme del fronte che invita ai quattro sì è una boccata d'aria fresca per chi si è stufato delle intolleranze pregiudiziali e dei giochi bloccati. È una boccata d''aria fresca la nascita di un comitato trasversale dal titolo "Donne per il sì":
le promotrici sono, tutte e quattro, Boniver Prestigiacomo Bonino e Craxi (figlia), donne legate al centrodestra, al governo, cioè, che questa legge
ha varato e imposto. L'impresa ha, quindi, anche un valore aggiunto: quello di mostrare, per una volta, l' indipendenza di una componente poco rappresentata e ascoltata ai piani alti del potere, quella femminile. Io ci credo che sono sincere, le quattro madri della battaglia per il sì. Non è, la loro, una posizione di comodo per aumentare di peso nei partiti da cui
provengono, magari minacciandone la maggioranza con il babau di un voto non allineato. Credo nella loro sincerità perché conosco le donne. Conosco
quella predisposizione incoercibile (benchè poco utile alla carriera) a lasciar irrompere il personale nel politico, il privato nel pubblico, il sentimento nel rigido palinsesto di priorità politichesi quali le sante
alleanze, gli scambi di favori, le tattiche aggressive, le logiche di conservazione del posto. Se la battaglia per cambiare la Legge 40 sarà vinta da chi la vuole davvero riscrivere tutta, vorrà dire, probabilmente, che le donne ce l' avranno fatta: innanzi tutto a muoversi fuori dai ranghi dei partiti, e poi a portare al seggio, ciascuna, due vicine di casa, due
amiche, la zia vecchia e la figlia distratta, dopo aver parlato e spiegato, raccontato storie vere o verosimili, per convincere, per far capire. Con
parole povere e concrete: "Ma ti pare giusto che una povera disgraziata per avere un figlio deve farsi martirizzare? Ma ti sembra decente che ti fanno
mettere al mondo un bambino destinato a morire da piccolo per non farti infilare dentro il seme di uno sconosciuto? Ma non ti sembra cretino che
fanno tutte ste storie sulle staminali? Ma lo sai che ci sono cellule che ti possono curare anche il Parkinson e l' Alzehimer e così io e te non dovremo passare gli anni della maturità a occuparci di vecchi
malati? Ma perché questi ce l' hanno con noi. proprio con noi, con noi donne, ma che gli abbiamo fatto? È ora che ci facciamo sentire no?". Sì, è
ora.
Questo è cio' che mi sta impegnando in ogni momento libero dalla procedura penale....a presto!
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