le ali nella testa

Stand-by


Qualcuno per sbaglio mi urta. Sono impacciata in questo posto non mio. Mi hanno dato camice verde, cuffia e sovrascarpe. Mi sento ridicola, inadeguata. L'ho accompagnato in sala operatoria e sono già pentita, sentendo il freddo rumore dei ferri,  l'odore dolciastro della carne.Io che ho scelto di non essere così vicino agli uomini e a dio. Ho scelto di non fare il medico.Lui è li. Avvolto da un sonno mendace, profondo, quasi mortale. Mio zio, che mi ricorda mio padre, nel dolore e nell'attesa. Nella forza con cui mi ripeto che non perderò anche lui.Il suo addome attende ed io con lui. Il chirurgo mi guarda dall'orlo della mascherina e capisco che sta per cominciare. Penso alla fragilità. Alla mente che s'allontana per ore dalle membra e dalla carne tutta. E rimane in stand-by , in attesa del risveglio. Della ricongiunzione. Mi chiedo dove stia il pensiero in quel sospiro lungo dell'anestesia. Dove alberghi, in sosta momentanea, peziente e incustodito. Se viva ancora e solo, come orfano stupito e inconsapevole, dell'inatteso distacco. Mi chiedo, e forse lo faccio a voce alta , se i sentimenti come amore, solitudine e disprezzo siano assopiti anch'essi o respirino altrove nell'ansia del ritorno a consueta e normale posizione. Metto a fuoco quell'uomo con il bisturi. Mi sta chiamando con un gesto secco. Abbandono il delirio della distrazione e  m'avvicino, quasi tremo. Sussurra avvicinandosi, che il possibile è stato fatto e che mio zio era ridotto male. Non riesco più a sentirlo, vedo solo lieve il movimento della maschera mossa appena dal soffio delle labbra. Sono confusa e quel dolore che ho già sentito, fratello delle mie notti insonni, s'è avvicinato ancora e m'ha ferito. Lo perderò, mi dico. E quasi insieme odo il sussurro accanto che se la caverà.Esco un attimo senza diere niente, chè troppa angoscia m'ha stordito prima il cuore rendendo la mia bocca un fiumo asciutto. Mi volto e guardo quell'uomo addormentato e ignaro. Mio zio, che mi ricorda mio padre, nel dolore e nell'attesa. Nella forza con cui mi ripeto che non  lo perderò.