le ali nella testa

Domande inattese


Ero ansiosa d'entrare. Udivo i gorgheggi delle vocine allegre e il rumore d'inquietudine fra le sedie. "Non stanno più nella pelle" m'avvertirono le maestre. "Vogliono vederti e parlare con te". Mi sentii arrossire, e la mia ansia crebbe ancora, alimentata dalla preoccupazione di dover trovare le risposte giuste. Tutto questo, pensai, solo per qualche favola, qualche pagina scritta con il cuore, immaginando d'essere ancora bimba e di credere agli svolazzi imprevisti della fantasia. "Tutta quest'attesa", dissi, "mi mette in imbarazzo". Sorrisi e mi fu risposto che i bambini hanno un modo loro di ringraziare per la cura e l'attenzione ad essi dirette."I bambini", mi dissero, "hanno gli occhi più grandi dei nostri e leggono il misterioso linguaggio  dell'anima". Come  i veggenti, pensai, come i sensitivi. "Sentono", proseguirono, "che li hai posti al centro delle tue attenzioni, dei tuoi racconti e vogliono capire e vedere e ascoltare...vogliono associare un viso a ciò che hanno letto, per ricordarsene più tardi, quando sarà il tempo dei commenti e dei ricordi".Entrai, infine, e fui sommersa da un battito innocente di manine. Arrossii e non riuscii a parlare subito. I loro occhi m'indagavano mentre i sorrisi m'intenerivano. Le domande arrivarono fitte come gocce fresche di un acquazzone estivo e le mie risposte mi portarono  lontano, al cortile di casa, al cane, ai giochi sfrenati tra i campi assolati...lontano, dove ogni bambino deve poter ritornare da grande. Lontano, dove potersi ritrovare facilmente, riconoscendo luoghi e profumi che ci hanno fatto crescere.Feci per ringraziare, infine, frastornata dalle manine alzate e dalle foto di gruppo. Feci per salutare, fra i loro quaderni colorati e gli affreschi ispirati ai miei racconti...ma una vocina si fece strada fra le tante e chiese"Come mai gli scrittori dei libri sono tutti morti e tu invece no?"