le ali nella testa

Passeggiate in San Rossore


Da ragazza, quando ancora l'irrequietezza non mi teneva ferma che in rare circostanze, correvo per la via che conduce a S. Rossore. Quasi tutti i giorni le mie scarpe mangiavano il fango dei sentieri battuti dai cavalli, guidandomi sotto le fronde dei boschi sempreverdi.
Giunta sotto il verdeggiare dei pini profumati, mi fermavo ed ansimante alzavo gli occhi per ammirare il dondolio degli aghi mossi appena dalla brezza che veniva su dal mare. Restavo ad ascoltare il mio respiro che s'acquietava piano, lasciando lo spazio del silenzio ai misteriosi sussurri  dei cespugli, stropicciati appena dalle folate d'aria  mite.Tornavo, dopo qualche anno, appoggiata con la schiena a un pino, mentre scoprivo d'essere innamorata. Ed ascoltavo insieme a lui, fra i baci, il picchiettare intenso e vivo del picchio verde e il verso argentino del fischione. Ci intenerì, in un primo pomeriggio estivo, la mamma cinghiale che con i suoi piccini ci attraversò il sentiero. Rimase ad aspettare che tutti i cuccioli fossero passati, prima di riprendere, scrupolosa, il suo cammino.Adesso ci torno al primo sole, in bici con le mie bambine e vorrei...come vorrei...fermarmi e assaporare la mia natura amica. Ma come potete immaginare, non c'è più tempo per ascoltare i picchi ed i fischioni, né per ammirare il dondolio delle fronde sussurranti. - Mamma, sei una lumaca! Non fermarti ogni momento! Guarda che arriviamo prima noi!Sorrido e le raggiungo, pensando ancora alla mamma cinghiale e ai suoi piccini.