Rifluttuando...

Tutto comincia con un giorno di silenzio...


Di fronte a me, tante sedie vuote. La metafora di un'attesa che sottrae attenzione a ciò che sta al di fuori di noi, e la restituisce a sè. Sono a scuola. I miei ragazzi, però, mi hanno teso un tranello, e stamattina non ci sono (intenderò i ragazzi, o me?). Pensavo di raccontare loro tante cose; come ogni giorno, insegnare, anzi, a me piace più 'trasmettere', è un viaggio che comincia dentro di noi, e termina nel bagaglio delle esperienze di chi ci ascolta. Le esperienze possono lasciarci indifferenti, possono arricchirci, possono gettarci nel panico se demoliscono le nostre certezze. Le esperienze sono il battito della vita che si fa sentire, che è viva, che, pur sempre, avanti si va.Ma, dicevo, stamattina non ci sono (chi: loro, io...?). Comunicare, per qualcuno, è uno stato di necessità. E' il cuore che rompe gli argini. E allora, ecco le parole che, troppo leggere, sono sospinte dal vento del mio umore (variabile) e delle mie emozioni (entropiche). Da qualche parte, prima o poi, si poseranno (questa frase mi ricorda qualcosa).Guardate l'immagine che ho inserito qui a fianco. E' un particolare di una foto che ho scattato qualche tempo fa, in una giornata dove anche il grigio era bello, pieno di colori. L'ho scelta come prima immagine perchè mi ricorda la semplicità dei bambini. Che quando vogliono una cosa, o semplicemente quando essa desta in loro meraviglia, semplicemente, la indicano. Fosse sempre così facile. Per loro, e per noi.Questo blog è per voi. O forse no, è per me. A presto.