Rifluttuando...

Dura lex, sed lex...


Stamattina, aprendo gli occhi, la luce era più bianca del solito. Un silenzio ovattato accompagnava il dondolare flessuoso di tanti morbidi fiocchi di neve, dietro la finestra. Non so se ci avete mai fatto caso, ma vedere qualcosa che si muove in silenzio ti dà una sensazione di silenzio maggiore del silenzio percepito nell'immobilità. Sembra la vita, a cui hanno tolto l'audio...L'ultima volta che ho visto la neve scendere la mia vita era diversa. Ed è, in fondo, bello e crudo accorgersi che tutto continua a scorrere nella sua inevitabilità, mentre dentro di te i capitoli, le sensazioni, si aprono e si chiudono con un ritmo di cui il resto del mondo, giustamente, sembra non occuparsi. E' la vita che va avanti, anche se a te a volte sembra di restare al palo, legato con un 'inglese doppio', di quelli che una volta in trazione devi tribolare - e non poco - per scioglierli... al ricordo di un recente passato che, se è mai esistito, appartiene, appunto, al passato.Stamattina, comunque, al risveglio, i fiocchi di neve e i 'Silvia, rimembri ancor' hanno lasciato ben presto spazio a quello che avrei dovuto affrontare in tarda mattinata. Mi aspettava l'aula di un tribunale, nella quale mi sarei dovuto difendere dall'ennesima beffa, che mi porta qui, con voi, a fare l'ennesima elucubrazione su miseria e nobiltà dell'animo umano.Il sette settembre del 2005 un tizio ha pensato, giustamente, che io sapessi bene dove lui abitava, e quindi ha sterzato tranquillamente per casa sua, venendo a invadere la mia corsia per fare un'allegro frontale tra la mia auto e il suo leggerissimo e poco ingombrante monovolume americano. Ne sono uscito vivo, credo grazie all'intuizione di un carneade qualsiasi, John W. Hetrick, che nel lontano 1952, pensando ovviamente alla mia incolumità, brevettò un curioso cuscinetto gonfiabile che soprannominò simpaticamente airbag.Alzi la mano chi non ha mai commesso un errore; tuttavia, quasi sempre negli annali non resta impresso l'errore, ma le sue conseguenze. Quindi, fin qui, con la pelle (diciamo) salva, ed una piena, bieca ammissione verbale di responsabilità da parte dell'ameno invasore di corsia, nessun problema. Le auto si aggiustano, si cambiano. 'Altri mali 'n venissero', era il titolo di una commedia nella quale ho recitato in gioventù. Salvo che, un anno dopo circa, e con la pratica dell'assicurazione chiusa da tempo (ovviamente a mio favore), mi arriva una richiesta colossale di risarcimento danni da parte di questo 'entrante' automobilista.Forse, innocentemente, gli è pervenuto un assai poco deontologico sussurro nell'orecchio che, magari, valeva la pena provarci. Per alzare qualche soldo, perchè, in fondo, di fronte alla tua coscienza (almeno per ora), nessuno ti chiede il conto della coerenza delle tue azioni. La vigliaccheria e l'avidità, in fondo, non sono mai state reato, e se nel diritto moderno 'depenalizzazione' ormai coincide con 'legittimazione', figuratevi se di fronte ad un atto di tale bassezza (morale, ma direi anche materiale), qualcuno possa scomporsi. Al massimo, ci si stringe nelle spalle. Abbiamo ancora molta strada da fare.Io ho sempre creduto, e sempre crederò, fino all'ultimo giorno della mia vita, che le persone non si misurano da quanto ci chiamano 'amico', da quanto ci vogliono, o dicono di volerci bene. Da quanto ci stanno vicino, da quanto ci aiutano, da quanto ci salvano, da quanti consigli hanno per noi ad ogni ora del giorno e della notte. Dalle birre in sequenza, dalle sbornie colossali (e da quelle sentimentali). Dalle cene, dai dopo cena. Da quanto ci dicono 'bravo', ci dicono 'forza', ci dicono, o ci mandano a dire, 'sei in gamba'. Dal 'batti cinque'. Da quanto 'si trovano bene con noi', dalla condivisione di valori, fedi ed obiettivi. Dagli sfioramenti, dalle fusa. Dall'empatia, dall'affettività, dall'intensità, dal doloretto di stomaco, dal sangue nei corpi cavernosi o dall'effluvio di umori. Dal sesso da incorniciare (non l'ho mai fatto con nessuno come con te). Dal 'guardare entrambi nella stessa direzione', dal tendersi la mano. Dalle parole dolci, seguite da gesti incontrovertibili. Dai respiri, dai silenzi, dai messaggi, dalle citazioni dei libri, a quelle delle canzoni. E potrei continuare fino a che Libero mi chiama dicendo 'ehi, dacci un taglio, non c'è più spazio sui server'. Da niente di tutto questo.Per me le persone si misurano dalla dignità dei loro gesti. Giusti o sbagliati, calcolati o affrettati, assurdi o logici che siano. Tutto il resto, per me, è destinato a sciogliersi come questa neve tardiva.La temperatura, intanto, si è alzata, poco, ma quanto basta affinchè la delicata espressività di questa bella nevicata lasci spazio all'angoscia introspettiva di una pioggia silenziosa e costante. Non so se la spunterò in questa causa. La giustizia, quella a prescindere, se mai esiste, lo so, sarò banale, pleonastico, demagogico, pessimista, ok, accetto tutto. Ma non è di questo mondo. Come concetto, intendo. E se mai lo fosse stato, ci abbiamo pensato noi a metterla in secondo, terzo, o quarto piano.Spero di non avervi tediato, a presto.