PENSIERI DI VITA...

La colossale Sfinge di Giza...


Come saprete adoro l'archeologia e oggi vorrei proporVi questo post! Sono consapevole della sua lunghezza, per cui è sottinteso che nessuno è obbligato a leggere tutto. Mi capita spesso di fare post lunghi, però io preferisco trattare gli argomenti in modo approfondito!  
La sfinge di Giza è la più grande statua monolitica del mondo: è lunga circa 74 metri, alta circa 20 metri e larga 6 metri, di cui solo la testa è 4 metri. Fu costruita circa 2.500 anni prima di Cristo e raffigura una sfinge, più precisamente un'androsfinge, essere mitologico con volto umano e corpo di leone accovacciato.Il monumento probabilmente fu ricavato da un affioramento di roccia, durante la costruzione delle piramidi di Giza. Stranamente la Grande Sfinge è un monumento isolato, quando, invece, le sfingi successive erano poste in coppia per proteggere l’ingresso di un edificio. In teoria poteva essere scolpita un'altra grande sfinge; infatti, poco distante, a sud, nell’altopiano si erge un’altra collinetta di roccia, ma in pratica non è stato così, forse a causa della troppa distanza.La Grande Sfinge fu realizzata scolpendo la pietra viva, mentre alcune parti sono state costruite o riparate con l’aggiunta di blocchi di roccia tagliati. Tuttavia lo strato roccioso varia all’interno del monumento. La struttura geologica fu analizzata a metà degli anni ottanta del Novecento, durante i lavori di Lehner e Hawass, dal geologo K. Lal Gauri dell’Università di Louisville, nel Kentucky. Il risultato fu che il monumento era composto da tre diversi strati rocciosi:1 - lo strato inferiore del corpo è di pietra calcarea dura ma fragile, di origine più antica; 2  - lo strato mediano, che comprende il nucleo della Sfinge, migliora salendo verso l’alto, ma è in media di pessima qualità; per questo sono presenti numerose crepe; 3  - lo strato superiore, che comprende la testa della Sfinge e il collo, è formato da   pietra calcarea dura, che diventa sempre più pura nella testa, permettendo di preservarla meglio nel tempo.Nonostante il tipo di pietra, utilizzato per la testa della Sfinge, sia di qualità migliore del corpo, il volto è la parte più danneggiata del monumento. La causa, tuttavia, non è solamente da attribuire al deterioramento naturale ma anche all’azione dell’uomo. Infatti, il naso è stato completamente rimosso, mentre la bocca e gli occhi sono stati gravemente danneggiati. Sembra che il danno sia stato fatto nel XIV secolo dallo sceicco Saim-ed-Dahr per motivi di fanatismo religioso, come scrisse lo storico arabo El-Makrizi.
Per quanto riguarda la datazione, la testa della Sfinge è sicuramente stata realizzata durante la IV dinastia dell’Antico Regno (2620 a.C.-2500 a.C.). Appartengono a quell’epoca lo stile del copricapo, la presenza del cobra reale sulla fronte e la fisionomia del volto, caratteristiche che si ritrovano nelle sculture dei re Chefren e Micerino, della stessa dinastia. Inoltre, un elemento in comune con le statue dell’epoca è la barba cerimoniale, di cui i frammenti sono stati ritrovati ai piedi della sfinge e ora conservati al British Museum di Londra e al Museo di antichità egiziane del Cairo. 
 L'identificazione del volto raffigurato, invece, desta molti dubbi. Inizialmente era stato attribuito a Chefren, sovrano della IV dinastia egizia (2560 a.C. – 2540 a.C.). Mark Lehner ha mostrato con modelli al computer, che sovrapponendo il volto della Sfinge alla statua del faraone Chefren la somiglianza era evidente. Tuttavia il risultato di Lehner è stato confutato dalla ricostruzione facciale del detective Frank Domingo della polizia di New York. Secondo recenti studi, tuttavia, la statua rappresenterebbe, invece, Cheope, secondo sovrano della IV dinastia (2595 a.C. – 2570 a.C.), e la sua costruzione sarebbe da attribuire al figlio Kheper, a lui succeduto prima di Chefren dal 2570 a.C. al 2560 a.C. Alla fine dopo numerose ricerche non c’è ancora un’ipotesi inconfutabile, anche se secondo l’archeologia ufficiale il volto della Sfinge resta comunque attribuito a Chefren.
Uno dei misteri della Sfinge, alimentato dalle leggende popolari, è certamente la presenza di passaggi nascosti al suo interno. Ne esistono almeno tre, di cui solo uno di origine nota: un breve varco senza uscita dietro la testa, effettuato nel XIX secolo da John Shae Perring e Howard Vyse durante la ricerca di una camera segreta all’interno del corpo. Gli altri due passaggi di origine ignota, uno di 9 metri che parte dalla crepa posteriore e uno nel lato nord della Sfinge, sono entrambi ciechi. L’ipotesi che all’interno del monumento ci siano camere nascoste non ha riscontri scientifici.La Grande Sfinge è parte integrante di un ampio complesso funerario. Il monumento si trova a fianco del viale che conduce dal tempio a valle alla Piramide di Cheope a Giza. Il corpo della Sfinge è seduto su una piattaforma di pietra ed è circondato da un recinto roccioso, realizzato durante gli scavi per la costruzione delle piramidi. Il monumento è stato ricavato con la roccia presente all’interno del recinto; per questo esso ha la stessa pessima qualità di pietra.
Causa della pessima qualità di pietra calcarea utilizzata, il corpo della Sfinge è la parte più danneggiata dall’erosione naturale. Il collo e la parte inferiore del copricapo, oggi mancante, hanno subito per secoli il danneggiamento provocato dalle folate di sabbia, quando il corpo era completamente sommerso dal deserto. Dal collo in giù, l’erosione non fu provocata solo dalla sabbia, poiché la qualità di pietra utilizzata era talmente pessima, che cominciò a deteriorarsi fin dalla costruzione del monumento. Infatti, sono presenti numerose crepe lungo il corpo, che sono datate al tempo della formazione della pietra calcarea stessa. A causa del persistente deterioramento, nel corso del tempo sono state compiute moltissime riparazioni.Sul corpo della sfinge sono presenti evidenti segni di erosione dovuti all'espozione continua all'acqua piovana, ipotesi accettata dalla comunità scientifica. L'egittologia ufficiale non sa come spegare questo fatto, considerando che le ultime piogge in grado di sortire tali effetti nella regione di Giza risalgono alla fine dell'ultima glaciazione. È stato tentato di spiegarne la causa con le esondazioni del Nilo, ma i segni dell'erosione presenti, che presentano un'erosione più marcata in alto e meno marcata in basso, sono incompatibili con quelli che causerebbe un'erosione dovuta all'acqua del fiume, che causerebbe segni di erosione più evidenti alla base della statua.Secondo la comune opinione degli egittologi, la Sfinge appartiene all’Antico Regno, molto probabilmente al faraone Chefren della IV dinastia egizia, che la costruì intorno al 2500 a.C. Grazie agli scavi effettuati dal professor Selim Hassan, sono state rinvenute numerose prove, che collocano la sua datazione non oltre la IV dinastia; le più importanti sono le tombe rivolte a sud e l’angolo a sud-ovest del recinto che taglia il fosso, per raccogliere l’acqua piovana.Inoltre, se la testa appartiene certamente alla IV dinastia, per lo stile decorativo, l’ipotesi che fosse stata aggiunta successivamente dal faraone Chefren è stata smentita da Mark Lehner, attraverso l’analisi geologica della pietra.Numerose furono le ipotesi alternative, che volevano datare la Sfinge in tempi lontanissimi, addirittura nel 12000 a.C. – 10000 a.C. Questa datazione viene fatta considerando i segni dell'erosione presenti sul corpo della statua, simili a quelli tipicamente lasciati da una lunga esposizione alla pioggia. Le ultime piogge nella regione di Giza risalgono alla fine dell'ultima glaciazione. Da considerare anche il fatto che, a causa della precessione terrestre, nel 10500 a.C. la sfinge si trovava di fronte alla costellazione del Leone e secondo alcuni studiosi ne era proprio la rappresentazione. Solo in seguito, infatti, la testa di leone sarebbe stata scolpita nuovamente a rappresentare il faraone: è evidente infatti la sproporzione fra le dimensioni del corpo della sfinge e quelle della sua testa e la differenza di erosione, sempre tra il corpo e la testa.
Ad alimentare il mistero del monumento, poi, c’era la credenza di passaggi e camere nascoste all’interno della Sfinge, ipotesi che, abbandonata scientificamente, fu mantenuta, invece, negli anni trenta da un parapsicologo americano, Edgar Cayce, conosciuto anche come Profeta Dormiente. Egli attirò verso di sé moltissimi seguaci, che credevano nei suoi poteri mistici, tra cui quello di rivivere vite passate attraverso i sogni. Uno di questi lo portò in Egitto nel 10500 a.C., dove vide i sopravissuti di Atlantide costruire la Grande Piramide e la Sfinge. Secondo il Profeta Dormiente le prove della sua teoria erano da ricercare nelle camere nascoste all’interno della piramide e della Sfinge stessa, che sarebbero state riscoperte alla fine del XX secolo, prima del grande cataclisma.
Un’altra ipotesi alternativa, favorevole alla datazione della Sfinge nel 10500 a.C., è quella formatasi sulla base degli studi astronomici sull’allineamento delle piramidi. È certo che la Sfinge si rivolge verso est, mentre le piramidi di Giza sono disposte precisamente secondo i punti cardinali. Alcuni studiosi hanno concentrato le loro ricerche su questa particolare disposizione, e nel XIX secolo ricostruirono gli allineamenti astronomici che potevano verificarsi in tempi passati. Con l’aiuto dei computer dagli anni sessanta in poi i calcoli furono più precisi. Secondo l'ipotesi astronomica la Sfinge sarebbe collegata alle altre piramidi, e perciò costruita nello stesso periodo, anch’esso anticipato al 10500 a.C.La Sfinge rivolgendosi verso est, scorge l’alba ogni giorno, mentre soltanto due volte l’anno vede nascere il sole in modo diretto; certamente è stata pensata come un monumento solare. Considerando il suo nome divino Horemakhet, la Sfinge incarnerebbe non solo il dio Horus sottoforma di Sole all’alba ma anche al tramonto, proteggendo così la necropoli di Giza.Se nel corso dei secoli il monumento ha sempre guardato verso il sole, non è stato così per le stelle sullo sfondo, che si sono spostate a causa della precessione degli equinozi. Grazie ai calcoli elaborati al computer è stato possibile ricostruire su che sfondo di stelle sorgesse il sole nei diversi secoli, ed è interessante notare che nel 10500 a.C. era proprio la costellazione del Leone. I sostenitori di questa teoria ipotizzarono che gli antichi egizi, osservando questa costellazione, che assomiglia chiaramente a un leone sdraiato di lato, l’associassero alla Sfinge.Naturalmente quest’ipotesi aveva molte lacune: prima di tutto non si hanno prove di una cultura talmente evoluta da poter costruire un simile monumento nel 10500 a.C., non solo in Egitto ma in tutto il mondo, e non sappiamo se gli antichi egizi conoscessero la costellazione del leone.Nonostante le obbiezioni, questa teoria fu portata avanti tenendo conto della disposizione delle piramidi a Giza, che sarebbero disposte come le stelle della cintura di Orione. A rafforzare quest’ipotesi nel 10500 a.C. la linea immaginaria che collega le tre piramidi da nord a sud puntava direttamente verso il meridiano celeste intersecandosi con la costellazione di Orione.
 Le ipotesi alternative precedenti non permettono di dubitare seriamente della datazione della Sfinge, perché sono facilmente smentibili con mezzi scientifici. L’unica teoria che potrebbe mettere in discussione l’età della Sfinge è quella del geologo Robert Schoch, professore di Scienze e Matematica alla Boston University, del 1992.L’ipotesi geologica di Schoch parte dal presupposto che l’erosione della Sfinge sia causata dall’acqua piovana, caduta in tempi molto più umidi di quelli dell’Antico Regno tra il 7000 a.C. e 5000 a.C. Secondo Schoch, soltanto delle piogge abbondanti avrebbero potuto causare lo stato di erosione del monumento e del suo recinto. Egli osservò che i segni dell’erosione sul corpo e sulle pareti del recinto erano simili a quelli provocati dallo scolo di acqua piovana, caratterizzati da un andamento ondulato e arcuato. A sostegno della sua ipotesi, confrontò lo stato di erosione della Sfinge con quello di alcune tombe dell’Antico Regno, che, pur avendo una roccia di pessima qualità, non hanno subito un tale deterioramento a causa della sabbia portata dal vento. Inoltre, Schoch affermò che la grave erosione della Sfinge, ancora oggi in atto, era cominciata soltanto da duecento anno e che il fenomeno di condensa notturna, presente anche in altre strutture rocciose di Giza, non poteva esserne la causa principale. Se il grave danneggiamento del monumento era dovuto all’acqua piovana, era evidente che fosse più antico degli inizi della civiltà egizia, in quanto soltanto prima del 5000 a.C. le piogge in Egitto erano regolari ed abbondanti.Schoch non dubitava che la testa fosse dell’Antico Regno, ma riteneva che un faraone della IV dinastia egizia, se non Chefren stesso, avesse ordinato di scolpirne di nuovo il volto e restaurarne il corpo rivestendolo con nuovi blocchi di pietra. Schoch era comunque consapevole che rimaneva aperto il problema di chi nel 5000 a.C. avesse potuto costruire un tale colossale monumento. Non trovando delle prove di una civiltà egizia più evoluta nel periodo pre-neolitico dell’Egitto, egli si soffermò sulle scoperte archeologiche di Gerico risalenti al 8000 a.C.; la Sfinge in quest’ottica non risulterebbe più un caso isolato. Tuttavia non ci sono prove scientifiche a supporto in Egitto.La teoria di Robert Schoch venne due anni dopo contestata da James A. Harrell, professore di geologia all’Università di Toledo (Ohio). Egli notò che, se da una parte il deterioramento della Sfinge poteva essere causato dall’acqua piovana, era molto più probabile fosse stato realizzato dalla sabbia bagnata, per effetto sia delle piogge sia delle inondazioni durante l’Antico Regno, che arrivavano fino al recinto. Inoltre, il confronto di Schoch con le tombe dell’Antico Regno non era plausibile, in quanto esse si trovavano in una posizione più elevata, e quindi non a portata dell’acqua delle inondazioni. Harrell, inoltre, ritenne che le particolari ondulazioni del corpo della Sfinge siano state prodotte da un’erosione accelerata, causata dall’espansione dell’argilla in tempi umidi e dal sale in quelli secchi. Per di più la disposizione dell’altopiano di Giza favoriva il deflusso dell’acqua nel sito della Sfinge, lasciandola per secoli ricoperta da sabbia bagnata. Robert Schoch si difese osservando che non era ancora stato dimostrato che il sito della Sfinge fosse stato ricoperto dalla sabbia bagnata per secoli. Inoltre, seguendo il ragionamento di Harrell, confrontò lo stato di erosione della Sfinge con alcune tombe dell’Antico Regno, che potevano essere esposte all’acqua delle inondazioni. Il risultato era che nemmeno queste presentavano i segni di deterioramento del corpo della statua. Harrell replicò notando che la posizione delle tombe di Schoch non era inferiore a quella della Sfinge ma superiore, e che la qualità della roccia era ben diversa. Inoltre, egli affermò che nello stesso altopiano di Giza c’erano altre strutture che presentavano lo stesso tipo di erosione ondulata, anche se non così accentuato come nella Sfinge. Nel corso di quegli anni, dal 1992 al 1995, numerose furono le polemiche che interessarono la datazione della Sfinge, e si concentrarono su riviste specializzate, come il KMT: A Modern Journal of Ancient Egypt o Archaeology. Alla fine la geologia indica che l’erosione della Sfinge è causata o dall’acqua piovana dal 7000 a.C. o dalla sabbia bagnata e dalla condensa notturna dal 2500 a.C. L’egittologia si schiera dalla parte della seconda ipotesi, in quanto non ci sono motivazioni valide per considerare la data più antica.  (Dal Web) 
 Disegno della Sfinge realizzato da Vivant Denon  Disegnatore, incisore ed artista di talento, Dominique Vivant Denon (Givry, 4 gennaio 1747 – Parigi, 27 aprile 1825) era anche molto apprezzato in Francia per la sua erudizione. È dunque a motivo di tutte queste qualità artistiche che Napoleone Bonaparte fece appello a lui nel quadro della sua spedizione in Egitto (1798-1799).  La sua missione fu di raccogliere per mezzo di numerosi schizzi e disegni, tutto il patrimonio (fauna, flora, oggetti, steli, staute, monumenti, barche, ecc...) dell'Egitto antico allo scopo di far meglio conoscere  questa civiltà in Francia. La fotografia non esisteva all'epoca, da qui la preziosità dei disegni di Vivant Denon.