PENSIERI DI VITA...

Avalon, isola di fantasie...


Ho sempre nutrito un forte interesse per queste leggende,  come avrete ormai capito, in particolare per questa di Avalon; tant'è che quando creai questo profilo, successivo all'altro, in quanto non avevo più spazio disponibile per caricare video, mi venne d'istinto farlo su Avalon...
Gli anni passano intorno a noisembran diventar più deboliper illuminarmi il camminoper vedere, per andareverso Avalon, isola di fantasieSe la nebbia andrà viadalla sponda del lagopotrò alzarmi in piedie vivere la vitase la mente sarà chiarasarà difficile scordare.Tutto scivola nell'oscurità'puoi vedermi mentre vado viapuoi sentirmi se ti chiamoe ti porterò molto in altoverso Avalon, isola di fantasie.   
 Avalon è un'isola leggendaria, facente parte del ciclo letterario legato al mito di Re Artù, situata da qualche parte nelle isole britanniche e famosa per le sue belle mele. Secondo alcune teorie, la parola Avalon è una traslitterazione inglese del termine celtico Annwyn, cioè il regno delle fate, o Neverworld.  Si racconta che nell’isola regni l’eterna primavera e attorno ad essa il mare sia perennemente calmo.
Foreste lussureggianti solcate da lenti fiumi la ricoprono per vasto tratto e in questo luogo di delizie, dove non esiste il dolore, ma regna l’uguaglianza, s’aggirano le anime dei trapassati. Vi abita un solo essere vivente ed è il mitico re Artù, che quando l’ora verrà, lascerà l’isola per tornare in Bretagna a sollevare il suo popolo e vendicarsi dei suoi nemici. Ancor’oggi si crede in Bretagna che le anime dei morti s’involino una volta all’anno verso l’isola per stringersi al re e testimoniargli la loro fedeltà e la zona da cui son destinati a partire è la Baia dei Trapassati, dove vivono i più ardimentosi pescatori del mondo. Una volta all’anno, il giorno dei morti, tutti i pescatori del borgo se ne stanno rinchiusi nelle proprie case aspettando la chiamata del predestinato per il viaggio, finché ad una porta qualcuno batte tre colpi. Il prescelto scende alla spiaggia, spinge la barca in acqua e comincia a remare, tanto sa che non gli accadrà nulla di male.Il vogatore non vede nessuno ma la barca si fa sempre più pesante e si cominciano a sentire voci, sussurri, sospiri…Egli non smette di remare, mentre il cielo s’imbianca. Poi d’un tratto la barca ridiventa leggera, le voci e i gemiti cessano, mentre un canto sembra giungere da lontano. E mentre il sole si disegna all’orizzonte, l’isola appare splendente sul mare. La barca allora scivola via leggera per poi fermarsi, mentre un nastro luminoso si leva da essa. Sono le anime dei trapassati che raggiungono Avalon verso la pace eterna e il vogatore saluta gli spiriti dei suoi padri e volge indietro la prua per tornare al mondo dei vivi.
Nella sua Historia Regum Britanniae Goffredo di Monmouth ha dato al nome il significato di Isola delle Mele, cosa molto probabile, visto che in bretone e in cornico il termine usato per indicare mela è Aval, mentre in gallese è Afal, pronunciato aval. Il concetto di un'"isola dei beati" è presente anche altrove nella mitologia indoeuropea, in particolare nel Tír na nÓg e nelle greche Esperidi (queste ultime famose per le loro mele).Secondo alcune leggende (cfr. il poeta Robert de Boron), Avalon sarebbe il luogo visitato da Gesù e da Giuseppe d'Arimatea e quello dove, proprio Giuseppe d'Arimatea, dopo aver raccolto il sangue di Cristo in una coppa di legno (il Sacro Graal), si rifugiò, fondando anche la prima chiesa della Britannia. Oggi l'isola di Avalon è normalmente associata alla cittadina di Glastonbury, in Inghilterra. Sarebbe anche il luogo in cui fu sepolto Re Artù, trasportato nell'isola su una barca guidata dalla sorellastra, la Fata Morgana. Secondo la leggenda, Artù riposa sull'isola, in attesa di tornare nel mondo quando questo ne sentirà nuovamente il bisogno.
Per alcuni Avalon andrebbe identificata con Glastonbury. A partire dagli inizi dell'XI secolo, prese corpo la tradizione secondo cui Artù fu sepolto nella Glastonbury Tor, che in passato era circondata dall'acqua, proprio come un'isola. Durante il regno di Enrico II, secondo il cronista Giraldo Cambrense e altri, l'abate Enrico di Blois commissionò una ricerca, che, a una profondità di 5 metri, avrebbe portato alla luce un enorme tronco di quercia o una bara con un'iscrizione: "Qui giace sepolto l'inclito re Artù nell'isola di Avalon". I resti furono sotterrati di nuovo davanti all'altare maggiore, nell'abbazia di Glastonbury, con una grande cerimonia, a cui parteciparono anche re Edoardo I e la sua regina. Il luogo divenne meta di pellegrinaggio fino al periodo della Riforma protestante. Una vicina vallata porta il nome di Valle di Avalon. Comunque, la leggenda di Glastonbury è stata spesso considerata falsa.
Secondo altre teorie, Avalon sarebbe l'Ile Aval o Daval, sulla costa della Bretagna, oppure Burgh-by-Sands, nel Cumberland, che al tempo dei romani era il fortilizio di Aballava, lungo il Vallo di Adriano, e vicino Camboglanna, al di sopra del fiume Eden, ora Castlesteads. Per una coincidenza, il sito dell'ultima battaglia di Artù si sarebbe chiamato Camlann. Per altri Avalon sarebbe da ubicare sul Monte di San Michele, in Cornovaglia, che si trova vicino ad altre località associate con le leggende arturiane. Questo monte, è in realtà isola che si può raggiungere quando c'è bassa marea.La questione è confusa da leggende simili e toponimi presenti in Bretagna.Avalon, comunque, resta nell'immaginario collettivo un'isola magica, dove continuano a vivere le vecchie tradizioni dei celti e dove la Grande Dea viene onorata dai druidi e dalle sacerdotesse. Sono proprio queste ultime, sempre secondo le leggende, ad aver nascosto l'isola con una fitta nebbia, rendendo il luogo accessibile solo a chi ha la conoscenza per aprire questo incantesimo. L'isola di Avalon veniva chiamata anche "Inis witrin" (cioè "isola di vetro") per l'abbondanza di guado, pianta che sfuma sull'azzurro e che i guerrieri celti utilizzavano per tingersi la faccia per andare in battaglia.
Ergendosi sulle uniformi pianure dei Somerset Levels, la collina di Glastonbury, o Glastonbury Tor, con in cima il suo campanile rovinato, costituisce il simbolo inconfondibile di uno dei luoghi più misteriosi d'Inghilterra. Questa piccola cittadina di campagna attrae ogni anno visitatori di ogni genere. I semplici curiosi vi sono richiamati dai miti e della leggende riguardanti Re Artù e il Santo Graal; i pellegrini dalla sua antica eredità cristiana; infine gli astrologi subiscono il richiamo dello zodiaco che, a quanto si dice, è tracciato nei terreni vicini. 
Glastonbury era quasi un'isola completamente circondata da paludi o acque alluvionali, quando, in un periodo non ben precisato, i primi cristiani vi si stabilirono. La prima data attendibile è intorno al 705 d.C., anno in cui re Ine vi fondò un monastero, che dal X secolo fu occupato dai monaci benedettini. Gli scavi archeologici, in verità, hanno riportato alla luce resti di costruzioni anteriori, fatte di pali e rami intrecciati, coperti di argilla e paglia, nonché numerosi edifici di pietra di epoche più tarde. Rimangono, invece, importanti ruderi dell'abbazia principale costruita tra il XIII e il XIV secolo, contraddistinta da una mistica veramente inusuale. La Cappella della Madonna, datata intorno al XII secolo, è sita sopra una chiesa ancora più antica, distrutta da un incendio nel 1184. Questa, detta la "Chiesa Vecchia", secondo le leggende, fu edificata da Giuseppe di Arimatea, colui che avvolse il corpo di Gesù Cristo in un lenzuolo e lo trasportò nella sua tomba. Dopo questo egli tornò in Inghilterra, a Glastonbury, appunto, e vi fondò una chiesa.
Un'altra leggenda riferisce che Giuseppe di Arimatea approdò con una nave vicino alla collina di Wearyall e, appena messo piede a terra, si appoggiò sul bastone per pregare. Questo gettò delle radici da cui nacque il Glastonbury Thorn, il "biancospino di Glastonbury", che ancora fiorisce a Pasqua e Natale sul terreno dell'abbazia e di fronte alla chiesa di San Giovanni.
  Forse il più grande mistero di Glastonbury è quello relativo al corpo di re Artù. I suoi resti giacciono veramente nel suolo dell'abbazia? Anche se i monaci asseriscono di averli ritrovati, insieme a quelli della moglie Ginevra, nel 1190, si nutrono molti dubbi sull'attendibilità della vicenda. Al termine della sua ultima battaglia a Camlann, Artù fu trasportato morente nella mitica isola di Avalon, dove ordinò a Sir Bedivere di disfarsi della magica spada Excalibur. Quando il cavaliere la gettò in un lago, dalle cui acque emerse una mano che la afferrò.
Quale fu l'esatto luogo in cui si svolse questo strano episodio? La tradizione popolare lo identifica con lo stagno, in seguito prosciugato, di Pomparles Bridge, nei pressi di Glastonbury. La tomba fu scoperta dopo che un bardo gallese ebbe rivelato il segreto della sepoltura al re Enrico II, che informò l'abate di Glastonbury, il quale, dato che il monastero era in fase di ricostruzione, dette mandato di cercare il sepolcro. A circa 2 metri di profondità fu trovato una lastra di pietra e una croce di piombo recanti l'iscrizione "Hic iacet sepultus inclitus rex arturius in insula avalonia" (qui giace sepolto il rinomato re Artù nell'Isola di Avalon). Circa 3 metri al di sotto della lastra era deposta una bara ricavata da un tronco d'albero, contenente le ossa di un uomo alto circa 2 metri e 30 centimetri, con alcune ossa più piccole accanto e resti di capelli ingialliti, indicati come appartenenti alla consorte Ginevra. Il punto contrassegnato oggi come Tomba di Re Artù è in realtà il luogo dove i resti furono risotterrati nel 1278, in una tomba di marmo nero posta davanti all'altare maggiore.                 
                                    La sepoltura originaria non viene minimamente indicata, ma si trova a circa 15 metri di distanza dalla porta Sud della Cappella della Madonna.Re Artù ebbe con Glastonbury rapporti precedenti a questi. Si narra che Melwas, un re del Somerset, rapì Ginevra e la tenne prigioniera nella roccaforte che si riteneva sorgesse sulla Tor. Artù accorse per liberare la moglie, ma l'abate agì da intermediario fra le parti che scesero a patti prima di dare inizio alla battaglia. In effetti negli anni Sessanta, nel corso di alcuni scavi, in cima alla collina furono rinvenute le vestigia di antiche costruzioni in legno, ma non si è potuto stabilire con esattezza se fosse la residenza di re Melwas o un semplice insediamento di monaci. Una cosa è certa: chi viveva in quell'edificio conduceva un esistenza agiata, poiché tra i reperti vi sono ossa che testimoniano l'abbatimento di numerosi animali da macello e terraglie che indicano un notevole consumo di vino.In epoca medievale, i monaci di Glastonbury edificarono una chiesa in cima alla Tor e la consacrarono all'Arcangelo Michele. Dopo che questa fu distrutta da un terremoto ne fu edificata subito un'altra. Il campanile che ancora oggi svetta in cima alla Tor è tutto ciò che resta di questa seconda chiesa. L'intenzione dei monaci era sicuramente quella di convertire al cristianesimo la pagana Tor.
La leggenda dice, infatti, che da essa si penetrava nel regno sotterraneo di Annwn, governato da Gwyn ap Nudd, re delle Fate. Quando nel VI secolo san Collen fece visita a Gwyn sulla collina e si ritrovò in un magnifico palazzo, esposto alle tentazioni, cominciò ad aspergere con acqua santa tutto quanto, finché il palazzo scomparve e Collen rimase solo in cima alla Tor. Ai piedi della collina di Tor si trova un antico pozzo, le cui acque sorgive, col loro incedere, imitano il suono del battito di un cuore ed, essendo ricche di ossido di ferro, hanno una colorazione rossa: per questo il pozzo è detto anche Fonte del Sangue. Ma il suo nome più famoso resta comunque quello di Chalice Well, "Pozzo del Calice", poiché secondo la tradizione, il mitico e tanto ricercato Santo Graal venne nascosto proprio qui. Il calice da cui Gesù bevve durante l'ultima cena, a cui si attribuivano poteri miracolosi, venne trasportato in Inghilterra dal già citato Giuseppe di Arimatea e sotterrato nel pozzo.  
 
 
Antico come le colline che ne costituiscono l'effige e I fiumi che in parte lo delineano, lo zodiaco di Glastonbury si stende su un paesaggio naturale occupando un cerchio largo 16 km. I nostri antenati completarono il disegno astrologico costruendo strade, canali e terrapieni. Questo Tempio delle Stelle è una vera e propria sintesi di astrologia e leggende arturiane. Per afferrarne il significato sono necessarie molta pazienza e immaginazione, dato che tutto si basa su associazioni tra nomi di luoghi e leggende, piuttosto che su fatti storici reali. Artù è il Sagittario, sua moglie Ginevra è la Vergine, il mago Merlino è il Capricorno e Lancillotto è il Leone.
Glastonbury si trova nella costellazione dell'Acquario, rappresentata da una fenice. Il Pozzo del Calice coincide con il becco dell'uccello, la collina di Tor ne costituisce la testa e l'abbazia è il Castello del Graal.