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da verdi.it : BIODIVERSITà IN ESTINZIONE


Diversità da salvareAlla fine del Settecento in Italia c'erano più di 8000 specie di frutta. Oggi non superano le 2000. Gli agricoltori in difesa della biodiversità: "Vogliamo proteggere le nostre antiche sementi"Negli orti e giardini italiani alla fine del XVIII secolo c’erano più di 8.000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000. Lo afferma la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, che ha presentato il censimento delle specie realizzato dagli agricoltori italiani. Il lavoro andrà a far parte dell’Atlante del seme perduto a difesa dell'agrobiodiversità. ''La mela - sottolinea la confederazione – è il caso più emblematico di questo preoccupante depauperamento genetico. All'inizio del 1900, in Europa se ne conoscevano 5.000 varietà. Adesso non superano le 1.800”. In Italia circa l'80% delle mele prodotte appartiene a solo quattro gruppi, afferma la Cia: nel dettaglio, due americani (le rosse Red delicious e le gialle Golden delicious), uno australiano (le verdi Granny Smith) e uno neo-zelandese (le bicolori Gala). Oggi, fa notare ancora l’organizzazione, più del 90% delle sementi delle varietà commerciali di ortaggi di molte specie, come pomodori, cetrioli, peperoni, meloni, cocomeri, è costituita da ibridi brevettati e meno del 3% delle varietà ha piu' di 35 anni. E molte di queste varietà rischiano di scomparire definitivamente. Basti pensare che negli ultimi cento anni come risulta anche da un'indagine condotta dalla Fao – nel mondo sono scomparsi i tre quarti delle diversità genetiche delle colture agricole. E attualmente più di 1.350 sono in pericolo di estinzione.''L'attuale paradosso - ha detto il presidente nazionale Giuseppe Politi - che le pastoie burocratiche oggi impediscono persino di utilizzare semi prodotti nella propria azienda agricola. Ed è persino illecito il baratto di semi non registrati tra un coltivatore e l'altro''.Senza passaporto sanitario, ha precisato il coltivatore biologico Alberto Olivucci, i semi di varietà antiche come il lupino selvatico non possono neanche viaggiare all'interno dell'Unione Europea. ''Per coltivare mais di Scavolino dal caratteristico color amaranto - racconta l'agricoltore marchigiano - ho dovuto ingannare la legge perché la varietà non è registrata. Ora non potrò ne vendere la produzione né regalarla ad altri coltivatori. Chiediamo la libertà di coltivare - ha concluso Olivucci - perché la polpa dei loro frutti è ancora alla base della gastronomia tradizionale locale e perché i semi stessi hanno dimostrato di resistere a tante malattie ma non a leggi che, di fatto, portano a omologare il nostro cibo, falcidiando la varietà degli ingredienti base''.