Canzone,io credo che saranno radi
color che tua ragione intendan bene,
tanto la parli faticosa e forte.
Onde,se per ventura elli addivene
che tu dinanzi da persone vade
che non ti paian d'essa bene accorte,
allor ti priego che ti riconforte,
dicendo lor,diletta mia novella:
"Ponete mente almen com'io son bella!"
Dante,Convivio.
Anche l'acqua quest'anno è virtuale immateriale coscienza selvaggia s'acquatta nel web rifonda e rimuove: per certi luoghi ha cascate di pixel
; per altri, diverse contrade, si enfia, correndo sui marciapiedi e, sbattendo contro porte, s'infila in letti e sogni, fangosi incubi esondando reali...
che grandini, grossi chicchi impietosi, sui gradini del sagrato del tempio all'accidia, non lo sanno gli stolti ch'è segno dalla fonte delle nubi:
ove arde regno dei venti perversi a parte di un cielo senza ritegno volontà non si rassegna che, a terra si specchino individui indigenti.
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Son da conservare gelosi i carmi ci vengono ariosi incensi celesti dallo scrigno in fondo all'arcobaleno.
Non lasciamo che si disperdano odio se ora altro non sono che cinerei voli. Ma,a venir, saranno ancor tali:
così li colgo, ossianiche epopee; così mi riveston del tuo profumo; così li leggo con le mani a tentoni
sul tuo petto, indiscrete tra le gambe. Le guida ansimo, il tuo, intenso di pelle tremito ch'è nudità del desìo. |
Segni del degrado sono le gocce gialle di piscio sul bordo del cesso: non c'erano mai state prima d'ora su tazza incrostazioni di calcare;
nemmeno cacche di uccelli sull'orlo del parapetto del balcone stinto che guarda pozzanghere tra gli alberi nel prato ammollo. D'un mare di fango
ne osservi apatico chiazze tra rose intanto che altri ci annegano ignavi. Scorrono vittime in questo degrado inarrestabile or ch' è tratto il dado.
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Post n°714 pubblicato il 26 Ottobre 2023 da woodenship
Delizian d'hallowen le zucche accese ghignano da filari di finestre viticci usando a guisa di capelli ricci su teste contenenti lumi. Brillan per l'ironia in sintonia algida con scheletri che digrignano denti tinnanti al buio porose ossa vuote tra risate di santi a crepapelle. Non so se la festa, nel grande libro dei morti, sia scritta come scherzetto oppure dolcetto. Però so spuria ogni maschera che celebri strage nel segno di vendetta cieca e sorda. |
Olimpiche ci filano le Parche, sai, Valentino di rosso tessuto: da sempre torcendo vite col fuso, il filo intendono che sia contorto.
Al nuovo tiro tra denti rimasti in bocca che solo amaro mastica sarà in premio un bacio intessuto fine impreziosito di corteccia a scaglie velluto di muschio e perle di fiume.
A loro discrezione lungo quanto basti, si da stirarlo con dovizia a ogni tiro, sia filo che saetti a bocca aperta, per cavità orale intrecciando palato con olfatto:
salma a futura memoria in sfilacci una volta reciso, epiche, il filo oh Valentino di rosso la barba.
Insettivore discussioni opache, troppe le sigarette a stender carte oh Valentino di rosso le guance!
Pensieri d'intellettuale son mosche tu grafico che gratis le disegni oh Valentino che ti rassegni aria. Le sigarette ai denti fanno male ingialliti li vedi certe sere;
l'ignori, altre, perché non li distingui straniato da sintassi e periodi. Delle mosche è di ronzii il linguaggio oh Valentino vibrante d'accenti perchè dei verbi non si trova il tempo!
Analisi è impazzire del soggetto in matassa aperta a garbuglio serio d'imbroglio dal piglio dell'arroganza: non saper legger senso nel groviglio è come non veder vittime in spoglie;
è come non sentirne le ragioni Valentino che ragioni non vedi.
Mondo ansioso che rivaleggia ratto dalle Parche: annodata, ordita folle confusa, tradotta in tela sdrucita a che ceda a scomporsi nell'inedia.
(Come fu la tua, Valentino, vero? Fu lisa prima del tempo, dismessa che restò con capo e coda di vento.) 16/01/2013 (dedicata) *** riletta |
Sono fogli di diario non scritto da me, quelle rigirate dal vento noioso e freddo dianzi a cielo terso come fossi innanzi a scartoffie vecchie.
Ma più ne scorro righe storte e vaghe più son certo che di mio non c'è nulla. Già lo so che l'autunno è così: studia che non mi orizzonto, poi mi sorprende
con caratteri che più miei non vedo tanto da confonder vie un tempo note con trame d'intrighi tra funghi marci: vesce che, peste, sprizzan spore nere.
Si che è anche tutt'altra vita narrata ventosa, per fogli a dirne volteggi giravolte, spasmi e pieghe a commento, rendendole illeggibili cartacce.
Sebbene brillino grafica incerta e lessico dubbio, sappilo bene: ad ogni raffica ne cambia nesso. Pur quando senti di afferrarne senso, solo furia è che ne fa cartastraccia.
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Di tutti quei baci che mai ti diedi ho la bocca piena. Ancora tra i denti li trattengo come resti di cibo di cui non si voglia perdere gusto.
Mi affiorano talvolta sulle labbra quando mi illudo che tu abbia sostanza si che poi si ritraggono delusi nel constatarti impalpabile in aria.
Allora amari mi gonfian le guance come acqua residua di amori persi che passino per la gola d'inferno senza per questo svaporar miraggi. |
Post n°710 pubblicato il 15 Settembre 2023 da woodenship
Gira che ti rigira sole tra i girasoli anima ci si aggira improvvisando assoli.
Rivolti al sole in coro col vento è che alzan voce: già aman ciarla di loro che al mattino non nuoce.
Tra cielo e terra d'ambra graffi colan d'umori fuor d'afa: sfuman l'ombra In dissolvenza d'ori
a far di sangue l'astro sui crateri di bombe: tra girasoli è il disastro a giudizio di trombe.
Or tacciono i girasoli più non s'aggira abbaglio: è pestar di zoccoli a valle, agir di vaglio.
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Post n°709 pubblicato il 03 Settembre 2023 da woodenship
Flutto d'amore dalle mille paure mi risvegliò, da una delle finestre entrando spumeggiando nella stanza, si allargò per ogni dove riflesso.
Dall'altra in primavera si era sempre ma tu ancora dormivi: viva, certo, sognavi in rosso galleggiando nuda sinuosa naufraga tra relitti.
Fino nell'incavo tra scogli, al verde d'alghe Nettuno d'occhi fulminanti chiesi ragione. E pure alla nereide di bragia che incendiò l'intrigo di onde, chiesi ove fiorivan vampe di vetro.
Tornato al fremere di rosso in stanza, al muggire di risacca, al respiro assente come d'assopita schiuma, mi diedi a trovare conchiglie intere:
dal suono d'oboe quelle sincere quelle di piacere arrossanti guance quelle dal rossore perché assolate custodi ingenue d'alati risvegli. 10/03/2012 ***riletta
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Post n°708 pubblicato il 22 Agosto 2023 da woodenship
Estasiato ti leggo nelle pieghe dell'abito e fin sulla pelle di raso di gamba esposta sfrontata alla vista. Ego che musicale si spande dal rigo nel fissarti: armonia di curve ti accorda flessuosa nota dallo strumento dall'ancia vibrante. E morbida ne esci romanza diffusa: ansante melodia contesa ventre a ventre, da diaframma a diaframma, aspirarti essenza è follia. |
C’è la luna, sulla spiaggia che brilla C’è il mare che reclama la sua luce Ci sei tu amor che ti rincorro abisso Ci sono io che senza requie divago. Poi che mi fermo sull’acqua mi allungo, sull’onda mi dilungo, in un autoscatto ch'è ben oltre: orizzonte le tue labbra, lì è che affondo, ultima lingua di sole. |
Movimenti lesti e precisi: ad arte muove le mani, allungando le braccia. Del barista, vi è certezza nei gesti, tanto che tira su e giù leve e tazze come ragno con le zampe la tela intento a tesserne pennacchi blandi. D'altro non si cura, se non del fluire d'aroma di caffè prima che, il latte, lo stemperi in cappuccio sul banco rischiumando poi su labbra di cliente tra fragranze di croissant e crostate guarnite a forza di discorsi frolli: dopo averli rimasticati in sonno li si avvalla a colazione al mattino annegandoci pur sbadigli in creme con yogurt, granola, e d'arancia il succo. Dimmelo ch'è dai nervi questa fame e che tra torte, tramezzini e cialde oltre i vetri l'alba è bianca di panna.
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Post n°704 pubblicato il 10 Luglio 2023 da woodenship
Forse che, quando ridi o piangi, in endecasillabi non sai? Forse che, quando soffri e gridi, tra senari non venga smorfia?
La gran pena che si ha nel cuore tremor di mani ch'è l'angoscia lo sbigottir che storce bocca stanno già in versi settenari.
Tanto più che in strofe m'alberga un dolore per nulla vago: solipsismo è segmento valgo d'un novenario, devia e duole.
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Post n°703 pubblicato il 29 Giugno 2023 da woodenship
Mi svolazzi d'intorno ch'è buio pesto. Ma io le vedo le tue ali angelo perso: fredde mi sfiorano lucide e nere che mi riverso a tentoni in avanti.
A che mi diano pienezza di volo cerco lemmi flottanti in aria lievi come carezze di petali e brezza dalle tue mani d'angelo caduto.
Ombre scorrono le tue dita lente sul ventre tracciando esili lettere: van fedeli per linee d'arcano dizionario dal lessico obliato. |
Post n°702 pubblicato il 19 Giugno 2023 da woodenship
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