Canzone,io credo che saranno radi
color che tua ragione intendan bene,
tanto la parli faticosa e forte.
Onde,se per ventura elli addivene
che tu dinanzi da persone vade
che non ti paian d'essa bene accorte,
allor ti priego che ti riconforte,
dicendo lor,diletta mia novella:
"Ponete mente almen com'io son bella!"
Dante,Convivio.
Post n°757 pubblicato il 07 Ottobre 2024 da woodenship
rovente è nudità offerta brezzante da un punto cardinale: essa sconfina, da stagione slegata, in emozione che scotta più che sabbia sulla pelle nelle more d'un ritaglio d'autunno.
Priva di sintassi turbine s'invola d'un monologo interiore crudezza che ammali e lustri lume discinto sul cimitero marino flottante ove sprofonda diafana innocenza.
Nudezza anima: puntini sospesi come pollini a primavera rechi sull'ali migranti, sebbene fumo d'averno s'attorcigli ora tempesta e ogni anelito soffocando smorzi. |
Photo by Rowen Nortje on Pexels.com
Tante vite fa ricordo di essere stato su un isolotto appena a sud di Creta: circa 4 h di navigazione lenta a bordo di una lancia di pescatori, sul mare gonfio di onde ottobrine. Contava più chiesette sui crinali delle colline che abitanti, gatti, capre e cani compresi. Non ho contezza dei ratti. Oggi posso dire di esserci stato un paio di settimane sull’isola dei sogni. Ed è tutto stampato nei miei occhi, nella mente, nel cuore… come quella rada con una spiaggia candida dalla sabbia finissima, confinante per un lato con una testuggine gigantesca pietrificata in uno scoglio; per l’altro delimitata da una scogliera che al tramonto s’infiammava di rossi. Il paesino, 4 case abbaglianti di calce con un pozzo d’acqua dolce, sorgeva in cima alla collina più alta, con d’intorno il competere di mare e cielo per il possesso dell’indaco più intenso. Per arrivarci si risaliva dalla spiaggia, superando dune sabbiose tra aghifoglie dai frutti variopinte, poi camminando su per una stradina bianca di sassi e rossa di terra tra boschi fitti di pini marittimi. La notte era un dialogare con le stelle d’un cielo, così generoso nel mostrarle da rimpicciolirmi oltremodo, in quella veste d’osservatore attento che il tutto mi imponeva. Si che pure le scintille dal falò, gelose, erano filanti verso l’alto per rivaleggiare con esse in splendore. Un bacio al cuore, scintillante di quelle stesse stelle d’allora, me ne viene ancora in certe notti, quando inanello spirali di fumo con boccate oniriche di meraviglie. *** ringrazio ed abbraccio Lisa che, col suo stupendo viaggio a Santorini, m'ha fatto andare a ritroso nella memoria. 06/09/2024 Woodenship |
E di fans c'è tutt'intorno 'na marea: "Lasciateli lavorare!" Canea che uggiola: "lasciateli lavorare!" nelle schifezze umane a debordare
che poi fango schizza addosso. "Alla fine pur che vivo ci resti alcuno infine s'ha da giudicare, alla fine!" Rutta oltre a" Quel gran pezzo dell'Ubalda, tutta
nuda, tutta calda" rimessa in scena per ministronzolo che sbava e sguincia mandrillo con scodinzolo a cena
a ogni osso d'amante porgendo guancia come fosse l'eroica pupaccena che, alla cultura, preferisca pancia. |
Post n°754 pubblicato il 09 Settembre 2024 da woodenship
Qualcuno che mi veda andare avanti che sempre mi sia limitato a questo fossi complesso in altri tempi e vario col miraggio d'arrivare a por fine Senescenza, potrebbe dir qualcuno, pur nella patina spessa che tutto |
Ci sono stato messo al mondo con promessa di averci voce. Ma quando sento qualcun altro che stentoreo assorda e copre vorrei non esserci mai stato.
Fosse per me qui non ci starei: mi ci hanno voluto, si dice. Forse al mondo si metton cose che non si vorrebbero, a volte dannandole a star fuori posto.
È quando vedo qualcun altro ch’è pronto nel rubarmi piazza, si che di lì più non si schioda: “è mio” gridando a più non posso, ch’è certezza esser nato male.
Ma qui ci sono e qui resto ormai pur sempre fuori luogo e all’ombra. Molesto e irrilevante agisco, lesto a pagar d’errori il prezzo: aspidistra o ginestra, a gusto.
Pur sappiate che non ci tengo, che non verrò a far parte al volo della vostra, confusa d’estri, accrocchiata d’ossa tinnanti peggio che orda di fasci vili.
Sappiate anche che sono ricco che vi intesterò tutte queste nuvole adesso in cielo vaste e anche il sole che ci sta dietro, muti e pensosi i raggi ignudi
lì dove siete adesso arzilli a fare festa imbelli e lieti. Andrò via certo senza un cenno di croce, perchè sulle spalle ce l’ho già pesante una croce.
***Non so se ci sono immagini coperte da copyright. Ma, dovessero esserci, prego gli autori di segnalarmelo, in modo da poterle togliere prontamente. Grazie.
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Post n°746 pubblicato il 13 Luglio 2024 da woodenship
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Post n°745 pubblicato il 02 Luglio 2024 da woodenship
Mi raccogliesti da terra che stavo in una fiala imprigionato e folle: convinta fosti d’un botto ch’io fossi ode in etere, si che tra le dita per inalarmi spezzasti il vetro. Ne fui lusingato e mi illusi al punto di credere d’esser davvero, d’una ode, l’essenza che inspirata ispira: verso a verso, strofa a strofa declamati fumenti terapeutici. Per nari risalendo il tuo respiro ti fui al cuore e poi, in un flash, nella mente. Così mi arrivasti anima che frange sortilegio di prigione vitrea. Così arrivai a te essenziale come aria di poesia che brezzando sfoglia petali d’ un fiore di chissà quando.
A confessarti arriverò un di, forse: un errore fu a mutarmi in essenza ialinica, rimpicciolito in vitro maldestro apprendista stregone astruso dimentico della formula inversa.
Almeno, questo penso a mia discolpa: si sa già come van le cose, vanno come devono andare. Si che, fuori come me, sfuggono dal vetro infranto, d’errate convinzioni amore affranto. |
. eppur d'esserci già scambiati versi mi parve, indossando abiti di rime e petali, al ballo in fondo alla notte.
Nel deserto festa bianca di sale fu rito delle dune vagabonde vorticanti d'intorno in gorghi fondi.
Testimoni entrambi fummo in tali vesti dello sgranarsi di scorpioni in grani di festa pagana scandendo tempi
tra ombre degli attendati negli anfratti nomadi danzanti al suon di sonaglli bonghi e faville sparate alle stelle.
Respirò frustando la sabbia il Ghibli: emise strusciando insonne un richiamo sibilo per frattali iterativi.
Un dir poetico l'andar diverso nel seguire forme a sé stesse uguali ingrandenti su differenti scale:
poesia astrale il nostro percepirlo per linee caotiche armonia, geometrie d'universo in reti. Una rappresentazione dell'insieme di Mandelbrot. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Insieme_di_Mandelbrot |
Non facile stabilirne l'eresia dell' ironia: si è in epoca in cui regna conformità al potere del volgare. Si che stesa è sulla pietra d'ardesia l'ironia, meglio che grigliata mista, perciò succulenta al gusto corrente come da sinestesia che alla musica l'aggiunga fumo, carbonella e puzzo. Come da intonar di flauto è l'ergersi sfrigolio grasso aperto e osceno, a orecchio nota è incauta all'opposizione: stona la verità declamata, simile sarà al digerir pigro. Che si sappia: è furbizia servile piatta e bassa di un servo ironia in commedia di Plauto. Al proferire ironico fesso fesso che verga ne accarezzi dorso pronta! Solo che l'ironia ha la schiena forte. Pure che dannata le gambe ha lunghe diversa da bugia che arranca tozza: hai voglia a percuoterla con intento sano, a raddrizzarne devianze e vizi! |
amore è turbinio d’elementi in sbuffo di tempesta perfetta: sensualità d’un lampo d’orgogliosa nudità. Profumando di salsedine e di sesso, procella è a prua che inebria come una risacca di umori tra denti: da bocca a bocca, da pelle a pelle, sbocciando di blandizie insinuanti simil marea monta ch’è delirio di spume tra scogli con schiocchi d'abbagli! . |
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