Canzone,io credo che saranno radi
color che tua ragione intendan bene,
tanto la parli faticosa e forte.
Onde,se per ventura elli addivene
che tu dinanzi da persone vade
che non ti paian d'essa bene accorte,
allor ti priego che ti riconforte,
dicendo lor,diletta mia novella:
"Ponete mente almen com'io son bella!"
Dante,Convivio.
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Grazie e benvenuti casomai doveste essere tentati di entrarci
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VI ASPETTIAMO TUTTI !!!
Ha un che di ferale il pasto la bestia lo consuma sul campo con ingorda bramosia: la senti uggiolante che strazia che strappa, mastica, oscena deglutendo viscere. Madri di stessa lingua li hanno partoriti gemelli un tempo fratelli crescendoli a latte e vodka. Ora è la bestia a farne cibo dopo che, l'uno contro l'altro messi si sono cavati gli occhi.
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Con davanti tanta vita, è un peccato non averci niente da fare d'altro che dispute tra ghibellini e guelfi: gente di cui non ricordo che i nomi così lontani nei corridoi di scuola.
Si che borbotto qualcosa infelice più simile a smorfia d'ignoto: ma tu non farti derubare degli occhi dal sole potrebbe farne riverbero fatuo miraggio che perduri nella notte. |
Tra brande aleggia come fosse a messa rincorsa al rosario che esonda in vocio ipnotico brusio: non si è in chiesa e scricchiola il sudario tra le dita pur se è forte il dolore e non si grida nel rinvenire per alcuni istanti . Odore d'incenso si spande in corsia suggestione dalla smorfia di luce: da tele trasudano ombre intessute a lutto. Prima ancora ch'è morte già è un brulicare di vermi a ricamo degli zigomi sporgenti dal muro grigio di labbra e feritoie gli occhi. Coro dolente dall'altoparlante zittisce astanti, ghirlande e corone. Nella camera che non arde a vita una vita ondeggia flebile e goffa fiammella di cero danzante al gelo: è il canto che viola agonia e sconforta già che nella mente ogni lume spegne come fosse meno atroce andarsene nenia oscura a denti stretti nel buio. |
È fola che la natura sia buona e l'essere umano cattivo. A desco si hanno i quattro cavalieri dismessi. Qual nesso possa esister, tra tal fatta d'ospiti bizzarri, non sarà certo un disquisirne ad animar convivio: a tavola, l'uno seduto accanto all'altro, si tacciono spunti e offese. Ci sta la morte impudica assisa ad est; ai quattro canti presiede la peste; la guerra gigioneggia punto e a capo; campeggia carestia a centro tavola; si brinda col sangue e a ovest ci si blinda... È fola che la natura sia buona: in questo universo che sa di zolfo pure le anatre han da essere cattive! Vedi femmine stuprate da maschi che, Infoiati, voglion sopravvivere accecati germani reali, al punto da sacrificare nidiata che, trascurata, pigola esposta ad ogni pericolo.
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Post n°656 pubblicato il 18 Maggio 2022 da woodenship
di fame: flusso che rifugge guerra stenta galleggia sospesa e, in fondali stivata nell'angustia di identità, alla deriva va appesa a relitti. E, pensosa, si fa il ventre rigonfio d'attese e acqua di mare. Eccentrica aria il figlioletto per mano, su spalle dischiude i capelli e li volge al bianco lungo gli argini, dove stanno i vecchi
02 Aprile 2012 woodenship ***riletta |
Post n°655 pubblicato il 11 Maggio 2022 da woodenship
Stinto il verde degli unicorni alati ben s'addice alla luce stenta in basso. Essa fioca s'allenta nel tramonto giocando a che s'allunghino avventate
criniere di finti destrieri in corsa: c'è una giostra che rigira nei tuoi occhi anche i cigni ci girano insistenti li vedi a tratti ombre, a tratti candore.
E cerco di ricordare una frase un verso che mi pressava ieri sera: espansosi a macchia d'olio nel sonno, s'estinse rumore al primo chiarore.
Un verso che ti faceva sì grande come quel palazzo di nubi pazze che spande guglie sontuose e antenne ardite, maestose di trame e ordito.
Un verso musicalmente celeste costruito così ampio da ritrarti con sfondo color glicine orizzonte che ti effondi nota elevata a prece.
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Post n°654 pubblicato il 03 Maggio 2022 da woodenship
Così, almeno, speranza ho di vederti pur tra cento spettatori confusa, nel gran teatro dalle vene aperte a sipario aereo strappato d'imperio,
già con una sceneggiatura per me inscritta con inchiostro, irraggiato oro fasullo, dai mille soli infernali: quelli invernali tanto freddi e vaghi
avvolti dalle nebbie delle logge; mescolati assieme, quelli d'estate marchianti a fuoco la cute con raggi d'acute sinfonie irritanti i pori
che, a darci spago, sprigionano rossi sfoghi, ad ogni appuntamento puntuali. Come la morte di scena che sbotti e a ogni battuta rimbrotti precisa
posti a sedere assegnando casuali. Si che, feroci, ci si gratti a sangue peggio d'aver d'una guerra la rogna e alla gogna si mettesse la pace.
Così, almeno, speranza ho di vederti, ma tu dimmi, ora che ti vedo seria fissarmi aria di rovine fumanti, che parte mi spetta in commedia ad oggi?
Sai già che sul proscenio taccio incerto: rifuggo dal dar seguito a commento soltanto assumo posa ch'è dubbiosa. Così, almeno, speranza ho di vederti.
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L' espandersi di spire è nelle linee di solitudini sul palmo amare, nello scuotere di sonagli algidi, nelle armonie di nenie svaporanti;
è in simboli morti inflitti alle membra; in passanti dileguantisi in armi tra laghi di fuoco fatuo: perfetti nell' esser stati ignoti attori muti,
come esseri pedestri esondanti odio dagli abissi ribollenti nel ventre. Restano palazzi orgogliosi e stelle a miliardi: ne ho catturato vive
paginate chimeriche da libri ora virtuali, ora d' alee cartacee d' improntitudini a calcare scena con piglio e mercenarie attitudini.
Su stagni nell'infinito divenir son fronde di salici a fare cieca l'anima, tuffandosi nello specchio crespo di brezza dal cupo principio. |
Ma, la vita, è di suo già un punto per chi viene alla luce e piange a dirotto che pare incanto perché è interrogativo il punto.
Giacché la fine, sai, giunge al limite del semicerchio mostrando che non c'e risposta al quesito covato in petto, si che inventi espediente in poesia:
non c'è altra risposta alla vita che quella lacrima in condensa sul vetro della finestra. Mai avresti pensato vitali le lacrime: sgorgano in cielo
dagli occhi offuscati di nubi dissetando giardini incolti. Sì che ci crescano a conforto fiori che non temano sorte.
Però sai ch'è pietosa bugia!
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Post n°649 pubblicato il 14 Marzo 2022 da woodenship
Per quei luoghi tanto tristi li vedo stretti in mimetiche, armati sui carri che ci si aggirano ripresi in video come non sapessero cosa farci come in attesa dal regista un cenno come attori impettiti dal copione.
Desolante, immensa, tristezza umana tutta quella terra per cui ammazzare o farsi ammazzare spenti di gloria sotto un cielo di cenere e lapilli per quei luoghi ove altro non si potrebbe che morir di malinconia e tedio:
l'ulivo non ci sfoggia foglie d'argento novello dai rami contorti al sole attorcigliantisi ai raggi tinnanti; il mandorlo non ci si spande rosa di fiori che ancora non è primavera nell'aria fragrante di campanule;
non ci albergano pacifiche palme da agitare le domeniche al vento osannando resurrezione del dio in terra. O, se tutto ciò esiste roseo, però non lo danno a vedere in video perché in chi guarda s'instilli vero odio.
Si che ci si allunga litania uggiosa di sangue anch'essa più grigia d'un tono di terra che uggioli sotto i cingoli come fosse vanga che scavi fossa come fosse tonfo che in cuore echeggi come fosse speranza fattasi ossa.
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Post n°648 pubblicato il 07 Marzo 2022 da woodenship
Di quando l'azzurro del cielo è lago bordato di nubi e verde di brame si che gli uccelli ci nuotano pesci in cerchi sfuggenti tracciando rotte. Invano ad occhio nudo le ricerchi smarrendoti compassato viandante: troppo lontane vedi vie celesti che, con agio, possano condurre oltre questo mondo di esseri decomposti. Anime degradate, da ominidi nella savana curvi, a uomini eretti ma incerti e distratti. Senza coscienza alcuna che persista, in essi, istinto assassino d'antenati straniti. |
Post n°647 pubblicato il 28 Febbraio 2022 da woodenship
Scrivere di certi giorni è cosa ardua tanto doloroso ne senti vacuo l'andar per strade con pensiero innocuo.
E questo pare proprio uno di quelli: c'è il sole ch'è tiepido sulla pelle, sì luminoso t' abbacina gli occhi.
Ma rimorde al cuore esserne felici, sorridendo nel viavai di piccioni o nel prender parte di bacche in sboccio:
c' è come un sibilo nell'aria tersa che rasenta e schizza a fil di profilo. Forse è uno scompenso all'udito;
oppure, dalla lama di una falce, Il sibilo minaccioso per campi vuoti di messi, dall'oblio sommersi
per come ancora giacciono assetati, che te lo chiedo che ragione a mietere abbia il contadino. Mi guardi seria:
magari è solo aria gelida dall'est, falciare anime è usa nei tempi lunghi d'assenze ed essenzialità dissolte.
17/04/2014 ***aggiornata e corretta |
Video lettura della poesia"Dimmi"
da parte di Klara Rubino,
poetessa
https://youtu.be/l2BZnGiKHk0
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