delirio

a saperci prendere il buono


Bisognerebbe saperci prendere il buonodalle cose, lo so: molte volte l'hai detto.Magari che si stava sulla soletta, prontaarmata in ferro per la gettata. Ricordodel mio terrore per il vuoto tra le assisotto di noi seduti su quel vuoto. Anchela paura prendeva sostanza, appesantendoil fiato ed ammollando le ginocchia.Ecco perchè la testa si rifiutava di pensare:uno sternuto e sarei finito a volare. Cosanon buona, diceva una vocina dal fondo:non si vuol più sapere dei rami spinosi d'arance o del profumo delle zagare?Così ci si rimaneva lì, su quelle assiinchiodate ad armare un solaioche ci permettesse di ripartiremagari al riparo d'un tetto o fuorisul balcone, pronti a decollare.Ma sai che angoscia ti dà il fattoche davvero non riesci più a tornarcial punto di partenza? Ogni volta partivai con la certezza che ce la farai.Allora giri e rigiri tra sagome metalliche.Una volta stanco pensi a ciò che ti aspettalì, in quel medesimo punto in cuil'hai lasciato. Credi di poterci arrivare.Ne sei sicuro. E non hai capito chetutto con te si muove: quando vaiogni cosa ti segue come ombrastandoti appresso.