delirio

Diversamente pazzi


Siedo che già l'ora mi guarda svuotandomi mestae svogliandomi: la verità? E'che non sai cosa scrivere, mi dicea compasso dall'orologiocompassionevole.  Non c'è dubbio annoto: se sono seduto però qualcosa riuscirò a scriverla di ragionevole. Ma non è certo, dunque la scruto come se l'avanzare delle lancetteloro malgrado, possa trascinarci fiume d'inchiostro in ghirlande fin sul foglio gualcito affinchè finzione si faccia con festonie che in ghingheri siano cespugli di sbuffidal bosco a chiazze e marcire di ghianderosse le bacche all'odore della festasolstizio d'inverno... Cosa vergarci d'altro che faccia empatiasulla pagina intrisama ancor non scrittanon saprei. Potrei accennarci passo di danzaal suono di nacchere un flamencoper brughiere zingareggiandotra le pozzanghere popolose di pupazzidi creta e paglia:  Che ci hanno le antennepazzi, questi spiano: sensibiliemettono schizzi di fangoparanoica curiosità... Oppure basterebbe annotarci di una burlaanche e solo l'eco di una risata caldasaturante ogni angolo di vuotastanza gelida d'animaal dì di festapotrei.Però è scontato che restino solo improntesulla carta: le mie, presto vanificatenel tritacarte;perchè vanno così le cosetalvolta.