delirio

Mc world war(globalismi)


Del mio spazio vitale biascichi sì danon strozzartene in gola: tu abbronzatadi blu, dilatata per quattro... (quattro?)Qua, prospiciente il tavolo, sul muroc'è la presa, indichi radiosa in viso:per ricaricarti il telefonino vecchioaltro modo non c'è, neanche a ficcarcidue dita su per il naso.Non per questo si è sposi, assicuri suadentea volo inibito ed orizzonte oscuratoper me, nel panico, sospinto ad allontanartiinvasora armata d'hamburger: è mioquesto posto, tu mi rubi l'aria ed ioti annuso ostile, sezionandoti con sguardile mascelle masticanti fishburger.Tu che mostri unghia viola, affilatea contendere offese; e che non vaima resti, col tuo chickenburger, già checi si disputa punto: se un luogo è soloun luogo, dunque di tutti; oppuredi chi lo vive pure mero possessoconfini slabrandone ideali, finoed oltre il Sinai, terra promessain bocche altrui riciclata; terrae sangue, impasto sofferto; terradeglutita speranza, come la tua:sprofondata che il tè rigiravi quieta viaggiando, vero Eddy occhid'Africa?Non si può possederla, non ci è dato:soltanto morirci si può, lasciandolaalla fine infetta eredità. Partire è un po'morire, dicono da che s'è taciuta l'upupa.A darci retta, la discussione non vale tarloche rosichi ramo: io e te ci stiamoa cavalcioni; tu sbocconcelli cheesburger... E se acconsentissi a promessa un fiorevorresti che ti facessi un ritratto, nonon un dipinto o un sonetto, bensìun romanzo della tua vita: da Massauaa Londra, passando per lo stivale...Io scrittore sotto dettatura, io, d'un verso,claustrofobico prigioniero!