delirio

Vampirizzati a primavera


Rasente io, flottante svuotata spogliamorsa sul collo, indosso voglia estremad'oblio, derivante nel rutilare di gorghipel greto sassoso dal gorgoglìo fluente d'un livido incubo funereo. In essoè cinereo il vagabondare insonne;come pure della corrente la furiacerulea ingiuria, esondante liquame. M'appartiene anche l'intrico venososovrastato e sommerso: infiltratod'inquinamenti ambientali, torbidonell'esangue paesaggio umorale mesto di pire a ridosso incombentischizzanti calde faville a paradossod'aghi ghiacciati e schegge, da Zefironell'occhi soffiate accecanti minuzie tra bacche occhieggianti inquiete nell'ombrascosse da brezza screpolante ispidacome baci da bocche scarnite cheapposti su labbra, annuncino tregua.