delirio

Fine ricreazione


Sento come se la ricreazione stia per finire.E, nemmeno essendo ancora così vecchiosia di già arrivata l'ora di rientrare in lui.Lo sento che quasi mi pare di averci,al mattino nel lavarmi la faccia, le sue bracciain quel movimento che getta l'acqua sul viso: così: a palmi di mani congiunti ad incavo.E pure lo stesso sibilo pronunciato di sternodagli anni, scoccati a freccia, di tra le ciglia radesul grande bersaglio riflesso allo specchio.Ma non si creda che, come dovuto, rientria fine ricreazione nella sua testa,piuttosto mi sento assorbito nei suoi lombiprigioniero rassegnato in un corpo non mio.Se i corpi possono anche dirsi parenti lungi da schernosì che un DNA non rinneghi l'altro, la mente no:estranea deambula nello sconcerto, foraneaaccennando ripulse generazionali e non solo.Del resto, come riconoscersi parenti,se alieni si è a mente come figli mai nati?Quando poi, finita ricreazione, si fa luce:la risposta alla domanda sta in quelle grinze di pellea guisa di cicatrici sullo scroto paterno.Consapevolezza corrugata d'aver vissuto risuonatra sconosciuti che, solo alla fine, si sono conosciuti. Si che, supino, stringendo forte un pugno di terra,con la campanella che mi sta risucchiandoper come insiste, tra gli steli campanuladal vento scossa e riscossa, sento l'umidoed il freddo che, un giorno, mi avrà ristretto in luicome un sogno che l'abbia accompagnato in vitagià morto, perchè in definitiva figlio mai nato.