delirio

Al pesce discente


Questa poesia è vecchia, ti giuro!Sebbene all'oscuro si possa credere che,appena adesso, mi si sia appresa addosso,questa poesia di rosso che è più che una fisima,è nata già vecchia di rima. E, in tempi non sospetti,ne studiavo giochetti allo specchio, nell'andarsene dei giorniche già, da uno spicchio di tetto, mi girava nei dintorni: nelle travis'udiva tarli rosicare e segatura d'ignavi sotto i piedi;vedevo crepe, muffe e iattura di pavimenti sconnessi.Parimenti non lo avrei mai creduto che, con mepotesse invecchiare. E, come me sperduto,un di morirà tra ragnatele spesse,  ne sono sicuro .È nell'ordine delle cose che sia così. E tu lo sai:dopo un po' non ne ricorderai che le ondine dei tremori,I calcinacci, i crolli, il demolirla di un piccone;lo sfarinarsi di emozione nel farsi polvere,presto soffiata via dal vento degenere del nuovo.Infine che non avrà più nulla di me è certoe la scaccerai fastidiosa sensazione dalla culla.Dimmi, cosa più degradante di neuroniche s'atrofizzino protrusioni, sì da esser tale pappada non rispondere ciccia a domanda che strippa?Umilianti questi acciacchi alle piastrelle;in bagno i rubinetti incrostati di piantidalla ruggine corrosi; come dagli scarichigli strascichi di calcare dalle perdite. Credimi:deprime la poesia che invecchia fuor di "Dite". Dopo tanti anni mi capita rileggerla fantasiache mi sento ancor giovane. E incanutita la penso la vedo, la interpreto attutita: calva ad inseguire carovaneche lente sfilano verso mete esotiche lontane.Mi sfinisce in tutta la smemoratezza che mostraper sentimenti fattisi strisce decrepite d'intonaci,per gli infissi che spifferano arie di mattanzeper versi sofferte istanze dagli eremi di monaci,per le strofe appese alle finestre dai vetri opachiper metafore che guardano ad un mondo privo d'atteseper assonanze affettivamente di rivo ormai così distante...dovrai promettermelo: quando muoio sul serio,  devi bruciarla d'imperio con la mia carcassae ne illustri ceneri di miserie e lucori per abissi lacustri.Chissà che, un pesce di lago nel suo essere discente,arrivi a ricordarne, silente, il mio averla agognata immortaleper tutta la vita e più, ravvisandola pur nel gesto brutale.