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delirio

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"Perchè non parli?"

Post n°523 pubblicato il 05 Novembre 2019 da woodenship
 

Se ti è impossibile perdonare oltre

il mio silenzio d'accigliato vecchio

che s'allarghino sfavillii a cascata

magmatici di sovrumana pietà.

 

Ma ciò dovesse esserti impossibile

allora, come mi hai spremuto, pensa:

brezza d'anima urlante grezza, estratta

dal marmo  passione, mito ispirante.

 

Riducendomi in frammenti spigoli

imprigionanti, così ti sei reso

merito: a memoria, giustizia in sogno

sillabando, mi hai vissuto e lisciato;

 

sibili di vento auscultando in petto;

di tra le vesti, con scalpello, sferza

hai mutato in carezza, scroscio in pioggia;

sentite emozioni in incavi ad arte

 

selvaggia, sì che mi hai scolpito integro

ingrigito senza pari di beltà

in mano le tavole delle leggi.

Scultore, ordunque non colpirmi ancora!

 

Paradosso dell'artista in tumulto:

nei comandamenti scritti col sangue

è che il non esserci dovrebbe esserlo

più sconvolgente dell'esserci. Quando

 

scalfenti di lingua ferrea, tra i denti

alterne, ci schizzano frasi appese

restando, perchè mai giungono a verbo

da lapidi quindi svaporii mai incisi.

 

Allora hanno da essere dirimenti, pensa

le parole che abbiano a caderci di bocca

marmo da plasmare. Lo sai, però mi chiedi

ugualmente di farti eco alla tua coscienza

 

... è che tu, così intento nel creare con scienza

hai fatto sì che altro rumore o urlo di gola

 mi uscisse, se non dal ferro a filo di vene

voce inibente nell'inseguire candore.

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 10/11/19 alle 02:06 via WEB
Geniale da parte tua questa decisione di dare la voce a colui al quale nemmeno il padre Michelangelo, era riuscito a donare parola. Così “Se ti è impossibile perdonare oltre il mio silenzio d'accigliato vecchio” gli concedi la possibilità di dire, “che s'allarghino sfavillii a cascata magmatici di sovrumana pietà”. Ma l’opera – passione ispirata, sogno, merito e follia – fatta in marmo ed estratta dal marmo stesso è già tutto. E’ dolore, desiderio, amore, sdegno, impeto, controllo, nel tutto. Ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé ed è compito dello scultore scoprirla” diceva Michelangelo stesso. A poco a poco, dalla pietra grezza comincia ad apparire una “forma” e da essa il suo “significato”. La manifestazione sul piano fisico di un’idea che era solo viva nella mente diventa arte grazie ad potere creativo ed è in questo procedimento che noi uomini ci rendiamo realmente simili agli dei. Ma a differenza di un parto biologico - che è un mettere al mondo qualcosa a nostra immagine e somiglianza (nella differenza) ma così distante da noi da poter essere anche il nostro opposto – in questo processo artistico, più che ad un altro da noi, diamo vita a noi stessi. O meglio alla nostra sensibilità e alla capacità di poter vedere quello che solo ai nostri occhi “parla”. Il blocco di marmo è uno spazio di potenzialità indeterminata e pressoché infinita, al suo interno esiste potenzialmente un numero infinito di potenziali statue, di cui soltanto una, però, prenderà forma e “vita”. Lo scultore non crea, lo scultore spoglia. Libera la statua dal marmo, eliminando il superfluo che ricopre la statua vivente e soggiacente. Michelangelo ha liberato il suo essere vivente dagli impedimenti di una prigione informe di marmo che gli impediva di venire alla luce e di manifestarsi. Forse, in effetti, più che ad un dio, lo scultore è simile a Prometeo. Ma come Prometeo, anche lo scultore non è onnipotente e deve fare i conti con i propri limiti. I più evidenti, in questo caso, riguardano le dimensione della pietra. Se è vero che ogni pietra contiene un numero infinito di statue, infatti, è anche altrettanto chiaro che la statua che “liberata” dovrà sottostare ai limiti dovuti alla dimensione del blocco stesso ed altri, ulteriori, limiti dipendono ovviamente dalla capacità tecnica dello scultore. Così, come esistono i paradossi dell’artista in tumulto, che tu in questo caso giustamente descrivi - nei comandamenti scritti col sangue è che il non esserci dovrebbe esserlo più sconvolgente dell'esserci…- può anche capitare, infatti, un’altra incongruenza artistica, quella di essere in grado di capire e di intravedere la statua imprigionata nel marmo, di poter indovinare e visualizzarne la scultura nascosta; ma di non riuscire a realizzarla per incapacità. “Scultore, ordunque non colpirmi ancora!” chiede, senza voce, il tuo Mosè, ma Michelangelo, adesso, avrebbe ammesso anche con lui quel che probabilmente già aveva compreso, e cioè che parlare sarebbe stato un atto semplicemente inutile… P.S. Ti ho lasciato il mio commento ritardatario in fondo al tuo precedente post e ti ringrazio per quello che tu hai lasciato sul mio.
 
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