solo io

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Spengo la sveglia, sono le otto, tra un ora affronterò una battaglia col mio passato, l'ultima spero... Corro a prepararmi in bagno, entro nella doccia, e oltre all'acqua calda vengo innondata dai ricordi, mille sensazioni fanno a botte nel mio stomaco. Esco, mi preparo e salgo finalmente in macchina, passo a prendere mia sorella e percorro una strada che per 10 anni ho fatto tutti i giorni. Sono tesa come una corda di violino, spero di non incontrare nessuno lì, voglio solo prendere la mia liquidazione e poi dimenticarmi di quel posto, purtroppo i ricordi brutti hanno annientato quelli belli,e non ho più il sorriso quando penso al mio lavoro passato, ma solo una gran tristezza, e la voglia di chiudere quel capitolo per sempre. Arriviamo nel parcheggio e mi accorgo subito dei primi cambiamenti, la siepe nuova, i vasi giganti davanti all'entrata con i girasoli, la porta è aperta ed entriamo. Mio Dio mi scoppia il cuore, entro nella hall dell'albergo, lo stesso odore, gli stessi quadri alle pareti, i pappagalli nelle loro gabbie che mi salutano come se non fossi mai andata via, ma nemmeno una lacrima è scesa sulle mie guance, l'avevo promesso a me stessa e al mio cuore. Percorriamo l'atrio ed entriamo in ufficio dove la segretaria ci accoglie con una gran gioia, "ragazze mie quanto sentiamo la vostra mancanza, voi non avete idea...". Baci e frasi di circostanza, come stai? come va il lavoro, la casa, la famiglia, ecc... ci dice che finalmente è arrivato il famoso finanziamento, e così mi dice che a breve salderà la mia liquidazione. Lascio le mie coordinate bancarie, e la salutiamo, mi dirigo verso la porta per uscire fuori ma Elena va verso la porta del ristorante "Dai Eli, solo un minuto, andiamo a vedere se è cambiato qualcosa". In silenzio percorriamo il corridoio col terrore che la strega malefica ci si compaia davanti, e invece arriviamo nella sala ristorante senza vedere nessuno. La sala è identica a come la ricordavo, sono passati 7 mesi, eppure è come l'ho lasciato mesi fa, vado in pasticceria, e mi viene da piangere, la gelatiera nel solito angolo, il piano di marmo ricoperto dalla tovaglia rossa, il frizer dei gelati in fondo alla stanza, il neon che ancora non è stato cambiato rende la stanza più buia di quello che è. Non voglio entrare ma le mie gambe vanno da sole, la porta della cucina è lì di fronte a me, cinque secondi con gli occhi chiusi ed entro. La cucina mi sembra diversa, mi sembra enorme e non riesco a capire perchè percepisco la realtà così. Quando lavoravo lì la cucina mi sembrava un buco,  adesso mi sembra enorme, forse il mio sentirmi soffocare dipendeva da questo, guardo la mia postazione, la griglia è lì, nel solito posto, il frigo delle verdure, la cella del pesce. Ripercorriamo la strada al contrario, arriviamo di nuovo in ufficio, salutiamo la segretaria e uscendo dal locale chiudo la porta alle spalle, questa volta, se Dio vuole, per sempre.