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Confucio è un filosofo cinese che ha analizzato l'etica dei rapporti sociali e politici, quelli che enuncia sono principi di lealtà onestà rispetto delle persone e delle tradizioni (e in realtà probabilmente anche di sottomissione della donna all'uomo, ma sorvolerò per il momento su quest'aspetto vergognoso del suo pensiero :P). E' vissuto in un periodo di turbamento degli equilibri del proprio paese, la Cina era divisa in molti stati rivali e dilagava la corruzione (vi ricorda qualcosa? :P). Come tutti i giovani idealisti, ha cercato di apportare il proprio contributo alla risveglio (perlopiù etico) del proprio paese. I suoi strumenti erano l'osservazione dei fatti e il consiglio; viaggiò di Stato in Stato, ma in tarda età, disilluso, fece ritorno nella sua terra d'origine per dedicarsi all'insegnamento. Il titolo dell'articolo è un suo aforisma, che esprime un concetto molto forte, quasi provocatorio letto in contesto occidentale. Io stessa non sono completamente d'accordo, e sono un paio di giorni che mi interrogo sulla possibilità di estendere questo concetto anche a noi occidentali. A questo punto vorrei sentire l'opinione di qualcun'altro, la domanda è questa: è codardia sapere cosa è giusto fare e non farlo? ;)
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Inviato da: Smapluz
il 20/04/2008 alle 02:34
Inviato da: Riri_B
il 16/04/2008 alle 09:50
Inviato da: LaVale84
il 31/03/2008 alle 20:45
Inviato da: ghibbli
il 31/03/2008 alle 19:01