Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale (grotte) con ingresso a strapiombo diffuse soprattutto nella provincia di Trieste, nelle zone della Slovenia una volta appartenenti alla scomparsa regione Venezia Giulia nonché in molte zone dell'Istria e della Dalmazia.Attualmente sono un argomento scottante, soprattutto sotto il punto di vista storico, e se discute animatamente in quanto furono teatro di crimini nei secoli, in particolare durante la Seconda guerra mondiale e nell'immediato Dopoguerra come luogo di occultamento dei cadaveri durante le repressioni avvenute nella città di Trieste e nelle regioni nord orientali italiane. L'uso delle foibe per occultamento dei cadaveri L'uso delle foibe come occultamento di cadaveri avviene in due periodi. Il primo, successivo all'8 settembre 1943, cioè all'Armistizio tra Italia ed Alleati, si svolse in Istria e Dalmazia in seguito ad un'insurrezione della comunità slava che uccise alcune centinaia d'Italiani per vendicare i torti subiti negli anni precedenti da parte delle forze nazi-fasciste. Qui bisogna specificare che i cosiddetti torti subiti, vanno riscontrati nelle rivendicazioni e nelle vendette dovute ai continui sconfinamenti, alle continue ruberie e rapimenti fatti dagli sloveni in territorio giuliano. Fino al '54 sono accadute queste cose , tanto che quando noi ragazzi andavamo in carso, conisc evamo le zone dove non andare, nei pressi di Monrupino, Rupinpiccolo e Rupingrande ed altri paesi carsici perchè ancora allora c'erano incursioni "sciave" (Juguslave in Triestino) e rapivano bambini per poi chiederne riscatto. Naturalmente l'odio triestino verso gli sciavi, non è finito e io ricordo che al giovedì in riva a Trieste arrivavano pullman con sciavi che venivano a fare spese( soprattutto Bambole) che poi rivendevano a car prezzo da loro, bene c'erano più poliziotti che stranieri altrimenti erano casini.Il secondo, successivo alla fine della guerra, si svolse principalmente a Trieste tra il 1 maggio e il 12 giugno 1945 e a Gorizia nello stesso periodo, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. La più famosa è quella di Basovizza (in territorio italiano e a pochi chilometri da Trieste) mentre altre si trovano in territorio ora sloveno a pochi chilometri dal confine. Questi baratri venivano usati per l'"occultamento di cadaveri" con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici, tra i quali numerosi comunisti partigiani che si opponevano alle politiche del maresciallo Tito. I numeri della discordia La vera discordia sulle foibe riguarda la quantificazione del fenomeno. Diciamo subito che non esiste una cifra ufficiale delle vittime, qualsiasi cifra potrebbe essere errata sia per eccesso che per difetto. Chi sostiene che il numero di tali morti sia stato elevato (circa 20.000 vittime) si basa su stime statistiche dei dispersi, su testimonianze degli abitanti del luogo e su perizie volumetriche delle cavità (ad esempio, la foiba di Basovizza venne richiusa causa l'impossibilità di recuperare completamente tutti i metri cubi di corpi in putrefazione che si trovavano nella struttura che si apriva a campana nel sottosuolo). Lo storico Raoul Pupo indica in circa 5.000 il numero dei morti. A conclusioni analoghe è giunta una ricerca dell'Istituto Adriatico risalente al 1989. Quest'ultimo studio non comprende, però, i rinvenimenti dall'89 ad oggi in quanto ogni anno vengono scoperte nuove foibe con resti umani in luoghi poco conosciuti o in campi di proprietà privata. Gli scritti dell'allora sindaco di Trieste Gianni Bartoli e alcuni documenti inglesi riportano invece che "molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali" riferendosi alla sola città di Trieste e alle zone limitrofe, non includendo dunque il resto della Giulia, dell'Istria (dove si è registrata la maggioranza dei casi) e della Dalmazia. Il problema è che difficilmente si riesce a fare luce sul fenomeno in quanto il lavoro di recupero e di conta delle vittime è reso arduo sia dal disinteresse italiano che dagli ostacoli burocratici frapposti dal governo sloveno. Attualmente gli appassionati di speleologia che vogliono visitare delle grotte sconosciute in Slovenia, infatti, devono fare prima una richiesta ufficiale per ottenere il permesso dal ministero dell'interno sloveno. A questi si è aggiunta la difficoltà oggettiva di recuperare i cadaveri da cavità naturali la cui imboccatura spesso venne demolita con l'esplosivo. Le foibe nel dibattito politico italiano
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Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale (grotte) con ingresso a strapiombo diffuse soprattutto nella provincia di Trieste, nelle zone della Slovenia una volta appartenenti alla scomparsa regione Venezia Giulia nonché in molte zone dell'Istria e della Dalmazia.Attualmente sono un argomento scottante, soprattutto sotto il punto di vista storico, e se discute animatamente in quanto furono teatro di crimini nei secoli, in particolare durante la Seconda guerra mondiale e nell'immediato Dopoguerra come luogo di occultamento dei cadaveri durante le repressioni avvenute nella città di Trieste e nelle regioni nord orientali italiane. L'uso delle foibe per occultamento dei cadaveri L'uso delle foibe come occultamento di cadaveri avviene in due periodi. Il primo, successivo all'8 settembre 1943, cioè all'Armistizio tra Italia ed Alleati, si svolse in Istria e Dalmazia in seguito ad un'insurrezione della comunità slava che uccise alcune centinaia d'Italiani per vendicare i torti subiti negli anni precedenti da parte delle forze nazi-fasciste. Qui bisogna specificare che i cosiddetti torti subiti, vanno riscontrati nelle rivendicazioni e nelle vendette dovute ai continui sconfinamenti, alle continue ruberie e rapimenti fatti dagli sloveni in territorio giuliano. Fino al '54 sono accadute queste cose , tanto che quando noi ragazzi andavamo in carso, conisc evamo le zone dove non andare, nei pressi di Monrupino, Rupinpiccolo e Rupingrande ed altri paesi carsici perchè ancora allora c'erano incursioni "sciave" (Juguslave in Triestino) e rapivano bambini per poi chiederne riscatto. Naturalmente l'odio triestino verso gli sciavi, non è finito e io ricordo che al giovedì in riva a Trieste arrivavano pullman con sciavi che venivano a fare spese( soprattutto Bambole) che poi rivendevano a car prezzo da loro, bene c'erano più poliziotti che stranieri altrimenti erano casini.Il secondo, successivo alla fine della guerra, si svolse principalmente a Trieste tra il 1 maggio e il 12 giugno 1945 e a Gorizia nello stesso periodo, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. La più famosa è quella di Basovizza (in territorio italiano e a pochi chilometri da Trieste) mentre altre si trovano in territorio ora sloveno a pochi chilometri dal confine. Questi baratri venivano usati per l'"occultamento di cadaveri" con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici, tra i quali numerosi comunisti partigiani che si opponevano alle politiche del maresciallo Tito. I numeri della discordia La vera discordia sulle foibe riguarda la quantificazione del fenomeno. Diciamo subito che non esiste una cifra ufficiale delle vittime, qualsiasi cifra potrebbe essere errata sia per eccesso che per difetto. Chi sostiene che il numero di tali morti sia stato elevato (circa 20.000 vittime) si basa su stime statistiche dei dispersi, su testimonianze degli abitanti del luogo e su perizie volumetriche delle cavità (ad esempio, la foiba di Basovizza venne richiusa causa l'impossibilità di recuperare completamente tutti i metri cubi di corpi in putrefazione che si trovavano nella struttura che si apriva a campana nel sottosuolo). Lo storico Raoul Pupo indica in circa 5.000 il numero dei morti. A conclusioni analoghe è giunta una ricerca dell'Istituto Adriatico risalente al 1989. Quest'ultimo studio non comprende, però, i rinvenimenti dall'89 ad oggi in quanto ogni anno vengono scoperte nuove foibe con resti umani in luoghi poco conosciuti o in campi di proprietà privata. Gli scritti dell'allora sindaco di Trieste Gianni Bartoli e alcuni documenti inglesi riportano invece che "molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali" riferendosi alla sola città di Trieste e alle zone limitrofe, non includendo dunque il resto della Giulia, dell'Istria (dove si è registrata la maggioranza dei casi) e della Dalmazia. Il problema è che difficilmente si riesce a fare luce sul fenomeno in quanto il lavoro di recupero e di conta delle vittime è reso arduo sia dal disinteresse italiano che dagli ostacoli burocratici frapposti dal governo sloveno. Attualmente gli appassionati di speleologia che vogliono visitare delle grotte sconosciute in Slovenia, infatti, devono fare prima una richiesta ufficiale per ottenere il permesso dal ministero dell'interno sloveno. A questi si è aggiunta la difficoltà oggettiva di recuperare i cadaveri da cavità naturali la cui imboccatura spesso venne demolita con l'esplosivo. Le foibe nel dibattito politico italiano