Confini infiniti

Il mare della morte


Il Lago di Aral si trova in Asia Centrale a cavallo tra l'Uzbekistan occidentale ed il Kazakistan meridionale. Vedere ciò che resta dello specchio d'acqua - un tempo il quarto Lago più grande del Mondo per estensione - è praticamente impossibile a
meno che non siate nelle condizioni di sorvolare la zona con un elicottero. Durante il nostro viaggio in Uzbekistan, nell'estate del 2001, ci siamo spinti sino a Moynaq la città che più di altre porta i segni della scandalosa tragedia del Lago di Aral, anzi dei laghi da quando nel 1987 si è diviso in due. Un tempo uno dei maggiori porti dell'Aral
Sea e sede di operose industrie di conservazione del pesce, oggi Moynaq si trova a quasi 80 Km dall'acqua: è un luogo fortemente condizionato dal disastro ambientale e ciò che resta della potente flotta di pescherecci è un desolante cimitero di navi inclinate e arrugginite che abbiamo visto con i nostri occhi. La popolazione di Moynaq è in diminuzione: oggi ci vivono circa 2000 anime, in massima parte di origine Kazaka, che risentono pesantemente degli effetti della desertificazione e dell'inquinamento: malattie, deformazioni, clima torrido in estate e gelido in inverno, fastidiose tempeste di sabbia e sale.Il "benvenuto" in città ve lo darà un cartello posto all'entrata su cui è disegnato un enorme pesce. Il ricco passato di Moynaq legato alla pesca e alla presenza di industrie ittiche è descritto nel Museo allestito presso la Scuola di Musica: foto, dipinti, plastici, modellini di pescherecci in miniatura e persino qualche scatola ossidata contenente pesce salato vi racconteranno come era un tempo Moynaq. Due i cimiteri delle navi: il primo è vicino un deposito di gas, l'altro è nei pressi della centrale elettrica. Non pensate che la gente del luogo, imbarazzata per l'accaduto, vi aiuti a trovare i siti. Noi - dopo aver visitato i relitti - abbiamo trovato sbarrata la strada del ritorno da copertoni e  vecchie marmitte. Abbiamo pensato ad uno scherzo dei bambini, ma non c'è dubbio sul fatto che gli abitanti del luogo siano scocciati dal continuo andirivieni di turisti. Gli abitanti, con una buona dose di autoironia, dicono che se ciascuno dei visitatori avesse portato un secchio d'acqua, Aral sarebbe tornato come prima! Paradossi a parte, il disperato e inutile tentativo di ristabilire lo stato dei luoghi risiede in putridi acquitrini in cui si abbeverano le greggi. Poco più lontano sorge un monumento ai caduti delle guerre: sorge in cima ad una collina che si eleva a picco su quelle che un tempo erano le sponde di Aral.(dal web)