Tra le mie parole...

Illibati all'altare??? No, grazie.


Oggi si parla di castità! Che fortuna, direte voi…e lo so, ma vi tocca! Ieri sera ho visto un servizio alle Iene in cui due ragazzi parlavano della loro vita di coppia che dura ormai da tre anni e che sta per coronarsi in un felice matrimonio a settembre. Direte voi: “Beh, che c’è di strano?”. C’è che i due in questione, in tre anni, non hanno mai consumato il loro rapporto perché hanno deciso di attendere il matrimonio.Scelte personali, assolutamente personali…e per questo non opinabili. Ma non posso esimermi dal dire la mia, e spero che nemmeno voi lo facciate!Quando alla ragazza è stato chiesto di dire il perché di questa scelta, lei ha dato una risposta del tipo: “Perché crediamo nel valore dell’amore!”. Ho trovato quella risposta alquanto fuori luogo e, per certi aspetti, offensiva. Trovo che non sia discutibile la scelta di due persone di non condividere l’intimità prima del matrimonio, ma sinceramente penso sia assurdo voler far credere che l’amore vero, sia solo quello non consumato prima della cerimonia nuziale.Quella frase è risuonata come un voler dire che gli unici veramente innamorati che credono nel valore dell’amore sono quei fidanzati che non consumano. Errore, grave errore. Frutto di una visione un po’ distorta di quel sentimento, e di una morale cattolica troppo spesso impegnata a dirci cosa, secondo Dio, è buono e cosa è cattivo. Sono il primo a dire che ai giorni nostri il sesso ha acquistato troppa importanza, che siamo mitragliati da continue immagini sexy, ma credo, anzi spero, che l’amore si basi su altro. Quando penso all’amore, penso a un dono…penso alla volontà di un individuo di condividere con l’altro tutta la sua persona, i suoi sentimenti e le sue sensazioni…comprese quelle più strettamente carnali. Vedere il sesso, o meglio la capacità di resistere al sesso, come un mezzo per misurare l’intensità di un amore, significa essere accecati da una vile morale che, invece di creare condivisione e dialogo, mira semplicemente a dire cosa si deve fare e cosa non si deve fare.Osannare la castità significa non riconoscere che un rapporto è fatto di tanti elementi, che va vissuto a 360 gradi, che anche quello carnale è uno strumento per imparare a conoscersi. Nulla di sporco, nulla di così deturpante…solo la magia di due corpi che si uniscono in nome dell’amore e della passione. Un rapporto di coppia non può prescindere dall’intesa sessuale, e chiedo a chi predica la castità e poi giudica i divorziati, come si fa ad attendere il matrimonio e poi a dover convivere per tutta una vita con una persona con cui non si ha la minima affinità sessuale.Trovo che inneggiare alla castità, significhi mettere una sorta di benda agli occhi delle persone. Voler mostrare una faccia dell’amore, un aspetto parziale e, inevitabilmente limitato. Non ci sono amori che hanno più dignità di altri e comunque non sarebbe il sesso, il parametro in base al quale creare questa distinzione.Non sono arbitro delle vite degli altri, quindi non so dire cosa sia giusto e cosa non lo è. Ognuno prende le sue decisioni e le porta avanti…io mi limito semplicemente a rispettarle e, come in questo caso, a commentarle. Accetto che ci siano persone che pensano che il proprio partner possa dimostrare loro quanto le amano, passando anni senza toccarle con un dito…ma che abbiano almeno la correttezza di non dire che solo il loro è il vero amore. Io peso l’importanza di un amore dagli sguardi, dalle parole, dalle emozioni, dalle sensazioni, dai battiti del cuore, dal desiderio, dall’affetto…e anche dal sesso.Hanno detto che il sesso prima del matrimonio porti gli uomini all’inferno. Beh, sarà un altro elemento della lista che si aggiunge all’eutanasia, all’aborto, al divorzio, all’omosessualità, alla droga, all’islamismo, ai DICO…se proprio all’inferno bisogna andarci, che almeno ci si vada soddisfatti e nella convinzione di aver vissuto tutto l’amore. Non so se è quello vero o no, non mi arrogo il diritto di dirlo…di sicuro è vissuto, e mi pare già abbastanza!Un’adolescenza troppo casta porta a una vecchiaia dissoluta. E’ più facile rinunciare a una cosa conosciuta che a una soltanto immaginata.André Gide