Tra le mie parole...

Il sangue nero


Ciao Nicola, strana a volte la vita, vero? La vita che ti vede in una sera di maggio sdraiato a terra, con la faccia sfigurata, il sangue zampillante, immobile. Strana la vita che si interrompe così, senza un motivo, per un codino, per una sigaretta, per niente.E’ il nero che vince, non quello di una bandiera o di un’ideologia…ma il nero che oscura, quello che spegne un’esistenza, il nero che uccide. Il nero di uno sguardo assassino, il nero di un calcio sferrato in pieno viso, il nero dell’ignoranza.Ti vedo, sdraiato…e vedo la gente intorno a te. Quella che cerca di spiegare tutto, di etichettare tutto, di esprimere sempre e comunque un perché, quella che trova spunto dal tuo corpo insanguinato per aprire altre ferite, per dipingere un’immagine.Io vedo solo il nero, ma è un nero cupo…di quelli che spengono ogni sensazione, ogni pensiero. Di quelli così scuri che non danno nemmeno la forza e la voglia di cercare un perché.Ti osservo, vedo le mani che avrebbero afferrato la vita che, lentamente, mollano la presa. Vedo la bocca che si sarebbe posata su labbra morbide a seminare amore, che lentamente si schiude e lascia spazio a un rivolo di sangue. Vedo le braccia che avrebbero orgogliosamente sollevato attrezzi e arnesi da lavoro, che lentamente si stendono. Vedo le gambe che avrebbero percorso i sentieri della vita, che lentamente si contorcono, fino allo spasimo finale.Ti chiederai perché…anche tu te lo chiederai. Non provarci, nemmeno per un secondo, a darti una risposta. Immagina di aver preso una tavolozza di colori, di aver cominciato a dipingere il tuo quadro. E poi, all’improvviso…un barattolo di vernice nera cade e, in un secondo, copre tutto quello che hai dipinto. Una lunga e inesorabile colata nera che maschera il colore. Le vite sono grandi opere d’arte…di quelle che costruisci con tanta pazienza e con tanta fatica. Ma sono così terribilmente fragili che in un attimo si spezzano. Forse è questo che le rende così meravigliosamente speciali. Tanti, troppi barattoli di vernice nera, li vedo scorrere…coprire tutto, mascherare tante esistenze, camuffarle e sformarle.Ma sto in silenzio, guardo quelle grandi, stupide, violente, cruente e insensate colate nere. Il tuo quadro è coperto, completamente. Ma c’è chi ci crede. C’è chi crede che qualche pennellata si possa ancora dare, chi crede che il nero non è uno stato finale…ma un terribile punto di partenza.Rifletto e cerco di dare colore al quadro nero…penso a te e alla tua opera d’arte incompleta. Sgomento? Si. Dolore? Si. Rabbia? Si. Delusione? Si. Odio? No. Perché nella mia tavolozza c’è il rosso, il verde, il giallo, l’azzurro…ma il nero no.Ciao Nicola, la tela è ancora su…aspetta. Aspetta tutti quelli che avranno voglia di stare in silenzio, di rimboccarsi le maniche, di scrostare il nero…per riportare il colore.Gli odi non cessano mai grazie all’odio: cessano grazie al non-odio. Questa è la legge primeva. Suttapitaka