Tra le mie parole...

Il nero della Casa Bianca


Tutti gli occhi del mondo puntati verso un’unica direzione. Nell’attesa spasmodica di vedere chi salirà sullo scranno dell’uomo più potente del mondo. Una lotta durata mesi, anni. Una lotta a cui hanno dato tanti significati. Una lotta razzista.Si, la penso così. Una lotta razzista perché giro per i telegiornali e vedo che i titoli sono sempre gli stessi: un nero alla casa bianca? Non mi importa se ce la farà, non mi importa se quella porta verrà varcata da un nero o da un bianco. Ma c’è una cosa che non capisco. Hanno dipinto queste elezioni e questa campagna elettorale quasi come un monito contro il razzismo, ma la vera notizia, quella che fa scoop è che, forse, sarà un nero ad entrare per la prima volta nella casa bianca.E allora dov’è questo spirito antirazzista? Quando Bush o gli altri 42 predecessori entrarono nella casa bianca nessuno aveva mai titolato un articolo di giornale: “un bianco alla casa bianca”. E ora perché c’è questa spasmodica necessità di sottolineare un così futile particolare? Forse perché sarebbe la prima volta che un nero mette piede nella casa bianca? Beh, particolare di poco conto se quello rappresentasse la normalità, se l’essere nero o bianco non facesse nessuna differenza.Il razzismo si nutre di ignoranza. Il razzismo attecchisce laddove la gente non capisce che tra un nero e un bianco non c’è differenza e sente il disperato bisogno di sottolineare l’effetto novità quando a fare qualcosa di buono potrebbe essere un nero. Quasi a dire: dai, sei stato bravo…nonostante tu sia nero ci sei riuscito!Mi vergogno un po’. Perché ancora una volta la luce della normalità non ha vinto. Non importa chi vincerà queste elezioni, avranno perso tutti e due e avremo perso tutti quanti. Non avremmo peccato di razzismo se quel piccolo particolare che rende una pelle più scura rispetto ad un’altra fosse passato inosservato. Invece, ancora una volta, quel particolare è venuto prima delle idee, dei piani, dei progetti, della voglia di cambiare…è venuto prima di tutto.Una crociata inutile la mia, in un mondo dove la pelle vale ancora tanto, vale troppo. Vorrei che ai bambini si insegni che per colorare il volto degli strampalati esseri umani rappresentati su di un foglio non c’è solo il rosa, ma anche il giallo, il nero, il rosso. Vorrei che il presidente degli Stati Uniti d’America sia ricordato per le sue idee e non per essere stato il primo nero, se mai si verificherà, a mettere piede nella casa bianca.Per una volta avrei voluto che le idee vincessero sul resto. Che la completezza vincesse sul dettaglio. E invece no. Domani mi sveglierò, guarderò il telegiornale. Se sarà una vittoria del “nero” avrò l’amaro in bocca. L’amaro di quelli che speravano in un cambiamento della società, prima ancora di quello di chi è chiamato a governare gli USA. Se sarà il bianco a vincere, poco male. Poco sarà cambiato. I titoli dei giornali saranno meno ricchi, la notizia sarà relativamente meno importante. Ma il razzismo, quello subdolo perché silenzioso e apparentemente innocente resterà. Continuerà a vegetare nelle menti di quelli che, ancora una volta, hanno perso una buona occasione per guardare oltre.La tolleranza dovrebbe essere una fase transitoria. Deve portare al rispetto. Tollerare è offendere.Johann Wolfgang Goethe