L'ospedale di
Emergency si trova nella periferia orientale di Freetown sin dal 2001 da quando è finita la guerra civile. Oggi, nel dopo conflitto, è l'unico centro chirurgico della Sierra Leone che funziona 24 ore su 24 tre giorni alla settimana (l'unico nel Paese), dove viene offerta assistenza sanitaria gratuita. L'emergenza
malnutrizione in Sierra Leone è un fatto atavico, ma ora con
l'incremento sui mercati internazionali del prezzo del riso e di
cereali, la fame globale ha colpito duramente un paese già in
ginocchio: diversi indicatori mostrano che nelle aree urbane del Paese
i gruppi più vulnerabile della popolazione ne stanno già soffrendo. I
poveri, riducendo il numero dei pasti, mangiano di meno, con gravi
ripercussione sulla salute. Ad essere più colpiti sono donne e bambini,
soprattutto in quelle aree dove la guerra ha distrutto tante famiglie e
i bambini vivono da soli, senza parenti, in balia di un destino
crudele. Poi malattie endemiche come la malaria colpiscono più
facilmente i corpi indeboliti dalla malnutrizione. All'ospedale di
Emergency,
il sesto dalla sua nascita, tra i ricoverati, molti sono bambini
stremati dalla malnutrizione. Alcuni di loro sono destinati ad un
esperimento in corso da giugno nell'ospedale, una collaborazione tra
Emergency e l'Università di Parma.Si tratta di un nuovo prodotto, un cibo terapeutico che qui tutti chiamano la "pappa di Parma".
Il suo sapore è gradevole e piace molto ai bambini. E' un alimento ad
alto contenuto energetico, arricchito con vitamina e sali minerali,
secondo una griglia stabilita dall'Oms. Nella "pappa di Parma" sono di fondamentale importanza:il
fatto che non deve essere diluito in acqua, visto che in Sierra Leone
l'acqua è poca e spesso è contaminata e questo riduce il rischio per le
madri di contaminare il cibo che debbono dare ai loro bambini.e che non deve essere conservato in frigorifero, poichè è in grado di resistere ad alte temperature.Oltreciò,
questa formula studiata da nutrizionisti e medici, ha anche un risvolto
etico. La malnutrizione in Africa sta diventando una nuova occasione di
profitto per le grandi multinazionali e prodotti analoghi rischiano col
far dipendere il continente dalle importazioni. La "pappa di Parma",
invece è producibile in loco, semplicemente con comuni utensili da
cucina, senza macchinari industriali e viene distribuita in una
confenzione casalinga.L'esperimento, non risolverà certo il
problema della fame, ma è una speranza in più da coltivare in un Paese
che avverte profondamente il problema della nutrizione. Un paese la
Sierra Leone, come tanti paesi africani, che dovrebbe imparare a
camminare con le sue gambe, e liberarsi dalle pesanti importazioni,
sfruttando la propria ricchezza fatta di pesca e diamanti. --------------------------------------Fonte: da
Agenda del mondodal blog IL PROFESSOR ECHOS