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Fuga dalla vendetta (capitolo 5)

Più Daniele dal pianerottolo di casa imprecava il mio ritorno più io mi rotolavo come una pazza giù per le scale e più avevo l’impressione di stare ad inseguire un fantasma! Davanti a me non c’era nessuno, possibile che la zoccola avesse acquistato tutto questo vantaggio su di me??? Ero diventata praticamente agile come una tartaruga moribonda, a questo punto.
Esco fuori dal palazzo iniziando a frenare, un po’ perché mi stavano scoppiando le coronarie, un po’ perché non sapevo più che direzione prendere, cosa inseguire… Non c’era nessuno e dico nessuno che potesse farmi pensare all’amante di Daniele. La tipa che mi interessava avrebbe dovuto essere sconvolta, quanto meno un po’ sudata, e se avesse fatto in tempo a prendere l’ascensore? Sono una cogliona, una vera cogliona! Beh, però di sicuro allora doveva ancora uscire dal palazzo perché io avevo fatto prima dell’ascensore ad arrivare (seppur tartaruga moribonda, tutto sommato mi stavo quasi per ammazzare!). D’altra parte che possibilità c’erano in strada? Mi guardo un po’ attorno, tutti erano fin troppo calmi e sereni: signore mezza età a passeggio col cane, uomo belloccio sulla quarantina con 24 ore, ragazza ventenne con trolley e telefonino alla mano, signora chiattona che cammina con fatica, famigliola che scende dalla macchina, anziano che passeggia con mani giunte dietro la schiena, due ragazzini che ridacchiano, bella ragazza che fa jogging…bella ragazza che fa jogging??? AZZ…e se era lei? E che faccio ora vado e le chiedo se è l’amante di Daniele??? Inizia a mancarmi la terra sotto i piedi, ero impotente completamente impotente, ovvero, se volevo mantenere un briciolo di dignità ero completamente impotente. Ma poi dico io, ma che mi saltava in mente? Ti pare che una viene a farsi il mio fidanzato a casa vestita da jogging? Alla fine tutto può essere ma decido comunque di buttarmi sulla mia ultima possibilità che era verificare se qualcuno fosse in ascensore o ancora dentro il palazzo, d’altra parte non c’era un’uscita secondaria e nemmeno una nicchia dove potesse nascondersi, a meno che non si fosse fatta ospitare da una vicina. In quel mentre io non mi ero mossa da di fronte il portone d’ingresso e non avevo intuito movimenti strani dietro di me, tra l’altro l’ingresso era vetrato. Entro, l’ascensore non era presente…lo chiamo, non scende, era bloccato su un altro piano…salgo al primo piano, non c’era, salgo al secondo, niente, terzo niente, quarto niente, quinto niente, sesto, settimo, ottavo, stavo per svenire al pianerottolo del nono quando vedo scendere l’ascensore, non riesco a focalizzare chi ci fosse dentro e dopo essermi maledetta mi ributto per le scale, stavolta sapendo di non farcela, avevo assecondato il suo piano. Questa bastarda mi aveva fregato su tutti i fronti.

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