non tramontare mai

Alessio


Alessio è il mio figlio più grande. A gennaio ha compiuto 17 anni, è alto più di me e ha un viso dolce che viene voglia di stropicciarlo tutto. Sono fiero di lui come lo sono dell'altro mio filgio Andrea di due anni e mezzo più piccolo ma che racconterò un'altra volta. Alessio è stato cercato da me e sua madre per quasi un anno e mezzo, sembrava non volesse arrivare a riempire un vuoto che sentivamo mancare in quell'appartamento di 115mq, il primo della mia lunga serie di cambi, forse qualcuno ricorderà i miei tanti spostamenti.Alla sua nascita tutto sembrava essere mutato. La madre ancora abituata a dormire profondamente, non riusciva a tenere il passo di uno squizzo nemmeno tanto bello, quasi un brutto anatroccolo direi, che si svegliava ogni due ore per sfamarsi. Così, ogni due ore, il babbo, appena sentiva piagnucolare, si alzava e lo portava a contatto di tetta. Alessio cresceva forte e ogni giorno migliorava anche l'aspetto esteriore, quello che ti fa dire: ma che bel bambino!Capelli irti come un'istrice in difesa, di un biondo quasi accecante che ogni persona che incontravamo li voleva accarezzare. Spazzolino era diventato il suo sopranome, appunto per i capelli.Vivace come qualsiasi bambino della sua età, provocava spesso incomprensioni tra me e la madre. Capitava che quando si era al ristorante ero io che il più delle volte mi alzavo e lo rincorrevo tra i tavoli per cercare di riportarlo al suo posto ed ero sempre io che mi dovevo mangiare i cibi nei piatti ormai freddi. Una volta ho persino trovato il tavolo sparecchiato, il cameriere non vedendomi tornare aveva pensato che avessi già finito e invece dovevo ancora iniziare.Era lo spasso del mio dopo lavoro, ogni occasione era giustificata per tenerrlo in braccio, ogni momento era buono per entrare con lui nel box e giocarci sentendolo ridere di gusto. Partivamo in estate, con la bicicletta, lui seduto sul suo seggiolino e tornavamo, che dormiva come un ghiro ranicchiato addosso a me. Riuscivo ad addormentarlo tenedolo in equilibrio sull'avambraccio, lui, come un tigrotto a riposo sul ramo al riparo dal sole, crollava quasi immediatamente. Di sera, era compito mio cantargli una conzoncina intanto che cercavo di fargli fare il ruttino e poi la notte lo stesso tram tram per farlo mangiare. Ogni volta così ma ogni volta mi coricavo sereno e con la solita puzza di rigurdito sulla maglietta che mi lasciava sempre dopo la poppata.Ora Ale ha una certa indipendenza e questa un pò mi preoccupa, non tanto per la mancanza di fiducia nei suoi confronti, quanto invece per la mancanza di controllo che posso avere su di lui. Sento che sta diventando adulto e lo sento sempre più lontano, ormai ha iniziato a tracciare la sua rotta, di sicuro non sarà subito quella giusta, di esperienze ne deve fare ancora molte, così, volvevo solo dirti che se avrai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sarò.