non tramontare mai

Frammenti d'infanzia


Tra i vicoli dell'esistenza, nelle diverse zone della provincia riminese dove ho abitato, ( sono nato a Rimini ed ivi ho calpestato la maggior parte del fin qui vissuto) ne ricordo con piacere alcune e le vorrei raccontare.L'infanzia nel luogo dove si è nati, è per me sempre il ricordo più vivo, quello più presente quando mi capita di raccontare il passato e i frammenti di vita in questo testo, saranno proprio concentrati in quel periodo. Il primo uomo dalla pelle scura che ricordo di aver veduto, è stato Rochy Roberts. Era la star di uno spettacolo organizzato sul lungomare della mia città e mia sorella Rita, di 4 anni più grande, ha voluto ad ogni costo essere presente. Ricordo bene perchè; quel pomeriggio, del giorno stesso l'esibizione del cantante, mia sorella maggiore tornò a casa entusiasta perchè un ragazzo di colore l'aveva accompagnata fin davanti al cancello con la sua decappottabile bianca. Era Rocky Roberts che nel suo vagare, le aveva chiesto se voleva un passaggio. Nel tragitto verso casa, l'aveva anche invitata al concerto. Da quel giorno divenne una sua fan. Ricordo che in quegli anni sessanta,  la televisione in casa mia non era ancora entrata, possedevamo una radio di quelle giganti, con i pomelli del volume, sintonia e regolazione varie, grandi, di un colore beige con un unico amplificatore, rivestito da una grata di cordoncino dorato. Un vero pezzo d'arredamento. Credo l'avesse ascoltato li la prima volta quel cantante nero.Con la radio accesa in casa,  sembrava ci fosse sempre qualcuno ogni volta.Ricordo con piacere quanta compagnia faceva, se non altro, non cantava sempre le stesse canzoni che mia madre ogni mattina intonava mentre era intenta a fare la pulizie di casa. A "Vola colomba" preferivo "la tramontana di Antoine" e alla " Casetta in Canada" sicuramente Battisti, Dalla e Venditti e sintonizzandomi sulle stazioni nazionali, potevo ascoltarle.Non aveva bisogno di biglietto, mia sorella, per l' ingresso allo spettacolo di Rocky Roberts ma so che non ci andò sola, perchè c'ero anch' io con lei, si perchè allora era così che funzionava. Anche se grandicella, non aveva ancora raggiunto la maggior età e il fidanzato, non proprio ufficiale, le era permesso di vederlo solo se accompagnata e indovinate da chi ? Bravi, proprio io.Ero talmente magro che sia la maglia che i pantaloni che indossavo, mi ballavano abbondantemente, se non fosse stato per le bretelle che li teneva su, i calzoni li avrei persi.La brezza marina mi gonfiava facendomi somigliare una volta al gobbo di Notre Dame, una volta ad un obeso fanciullo, a seconda di dove mi giravo. Questo era il mio gioco durante il concerto.Rocky Roberts, quell'anno cantava: STASERA MI BUTTO. Fu un vero tripudio e mi rimase impressa la gioia delle persone che si muovevano al ritmo della musica.In quegli anni, volevo somigliare ad un calciatore, amavo il calcio ed ero tifoso della squadra che in quel momento vinceva di più, quella con i colori nerazzurri. Possedevo una palla talmente dura, di quelle che altre persone l'avrebbero buttata al solo tatto ma io non me ne curavo e non mi preoccupavo, mi bastava solo poterci dare dei calci. Era la mamma invece a preoccuparsi.Si arrabbiava tanto perchè le scarpe, unico paio che possedevo, servivano sia per la settimana a scuola che per la festa. Erano sempre quelle e scorticate in punta.Nonostante la miseria che ancora attanagliava la mia famiglia ( mio padre era dipendente dell'acquedotto e mia madre una sarta che lavorava in casa), percepivo una certa serenità intorno.Come sarta mia madre era molto brava e aveva diversi clienti. Lei diceva che arrotondava lo stretto necessario per guadagnare i soldi da spendere in macelleria, perchè noi piccoli avevamo bisogno di proteine. Non sapevo cosa fossero i sacrifici e di nascosto da mamma e babbo durante il pranzo o la cena, gettavo alla mia cagnolina Laika, dei pezzetti di carne ogni tanto, in cambio da lei ricevevo delle scodinzolate che mi riempivano gli occhi. Solo da grande seppi che i miei genitori facevano finta di non vedere.Il momento più bello all'arrivo dei primi caldi era quando, subito dopo pranzo, ci si doveva riposare. Ricordo il rituale che era sempre lo stesso; abbassare le tendine e creare quella penombra che sembrava cambiare in più fresca, l'aria in casa. All'inizio non condividevo affatto questo momento, ero pronto a continuare a stare sveglio fino a crollare ma non a riposare e solo in seguito sono riuscito ad escogitare un modo per evitare il momento della pennichella.Aspettavo, facendo finta di dormire, che mia madre si appisolasse, poi, piano piano raggiungevo il bagno dove c'era una finestrella con due ferri in orrizontale distanti tra loro tanto da permettermi di riuscire a infilarmici per poi, una volta passato,  trovarmi in cortile. Una volta uscito potevo giocare. Bellissimo momento quello spezzato di vita, lo ricordo con immenso piacere; al mattino in spiaggia con cugini e amici, al pomeriggio in cortile a divertirsi con amici e cugini.Poi alcune cose cambiarono, alcune in bene e altre in male; arrivò in casa nostra la televisione e successivamente il cambio di residenza. Laika , la mia cagnolina, dovette andare con un nuovo padrone che aveva un cortile dove poteva scorazzare perchè in condominio, dove mi stavo trasferendo, non volevano animali e fu un trauma. Nella nuova abitazione, tutto mutò, in più stavo crescendo. Ma questa è un'altra storia.