Rocche del Crasto

I RACCONTI DEL CAVALIERE


 C'era una volta un presepio C'era una casa che il tempo centenario aveva conservato in quel borgo millenario dove viveva un bambino, cui la violenza di una guerra strappata ai più aveva portato via il genitore.Nella vecchia cassetta militare della prima guerra, il nonno aveva conservato un lavoro, frutto del suo hobby di intarsio del legno: i vari personaggi di un presepe. Poggiò su una grande cassapanca, quel nipote, le figure lignee: c'era la casetta (non la grotta) per la natività, c'erano i pastori, c'era il bue e l'asinello, c'erano i Magi, c'era "u spirdato", c'era la Madre e c'era il Padre.Nei campi, il bimbo raccolse il muschio e piccole pietruzze e "costruì" un prato attraversato da un sentiero; con la carta stagnola - dalla mamma conservata - di una tavoletta di cioccolato (quello che le truppe americane distribuirono a piene mani alla gente del paese durante la liberazione della Sicilia dal nazi-fascismo), "realizzò" un fiumiciattolo ed un piccolo laghetto e, nello sfondo, mise delle pietre vere a guisa di montagna innevata, coperte da batuffoli di cotone; manciate di scaglie di sale grosso , sul prato di muschio, dicevano che era ...nevicato. La sera spegneva il lume a petrolio ed accendeva una "lumaricchia" (lumera ad olio in creta) per illuminare, in penombra, la scena di quel presepio del nonno .Nella Notte Santa, su una manciata di paglia, depose la figura principale, anch'essa lavorata al traforo: il Bimbo Nato. Il suono di un carillon che riproduceva Jingle bellis, venuto da chissà dove, allietava quell'umile stanza e l'innocente anima di quel bimbo gioiva . Il quale ,con poco, era felice nella brevità di quell'evento.L'uomo, non più credente, coperto da canizie, rievoca ancor quel tempo, non felice ma pieno della serenità di una decorosa povertà. Ed una fredda goccia, sfuggita alle ghiandole lacrimali, s'insinua silenziosa tra le rughe del suo volto, che sa di non dimenticato pathos.19- 12- 2020GZ