Rocche del Crasto

Da Sambasilio a Demenna


 DEMENNA, QUALE CITTA'! Alcuni anni addietro, l'insegnante della Scuola elementare di Galati Mamertino (Messina) - Plesso San Basilio, mi inviò l'elaborato molto interessante, che riporto qui sotto:UN TEMA DI FLAVIA  TRUGLIOClasse IV A"La frazione di San Basilio presenta aspetti etnici, architettonici, linguistici e storici che la contraddistinguono dal paese di Galati Mamertino.A tutt'oggi, però, non è mai stata oggetto di particolare attenzione dal punto di vista della ricerca storica, né ci sono documenti ufficiali a cui fare riferimento. Vi sono, nella parte più antica della borgata, elementi strutturali e architettonici che meritano il dovuto approfondimento. Osservando i manufatti rurali si evidenziano le diverse influenze subite nel tempo da parte dei popoli che hanno vissuto in questi territori: greci, romani, arabi, normanni, ecc.Secondo le ricerche svolte dall'Associazione "Qà làt", la storia della borgata parte da lontano. Dopo la sconfitta dei Sami e dei Melensi ad opera dei Persiani, si verificarono dei fenomeni migratori verso le coste del Tirreno nella Sicilia settentrionale.Si presume che alcuni gruppi di Sami e di Melensi si siano insediati nell'Alta Valle del Fitalia; in dialetto, infatti, questa località è denominata "Sammasili" che può essere ricondotto al termine "Sami". La parte più antica della borgata è formata da nove quartieri.La tradizione popolare, in un "cuntu", narra che "C'era 'na vota nu re chi aveva novi figgi...". Ad essi in eredità sono state assegnate nove località: Bolu, Baruni, Massari, Pititti, Jalini, Mulisa, S.Lucia, Parperi, Misirri.Alcuni di questi quartieri hanno subito profonde trasformazioni nel tempo e altri sono in stato d'abbandono, per questo occorre rivalutarli e mantenerne viva la memoria storica."Da notare che nel testo si parla di una presenza greca. Non voglio approfondire il discorso circa l'assunto che vi abitarono altri popoli, tra cui i saraceni, della cui colonia presente in quel sito nutro molti dubbi in quanto essi evitavano di convivere con quelle comunità di religione cristiana con le quali entravano in forte conflitto. Si, però, ad una presenza greca (i demenniti provenivano dalla Grecia); si, ad una presenza romana (i bizantini facevano parte dell'Impero romano d'oriente e venivano intesi "Romani). Tranne che non si voglia far risalire la nascita della contrada ai tempi della conquista romana (d'occidente) Il galatese Gaetano Drago scrive di Ducezio che conquistò e fondò Calacta.Ovviamente, si ad una presenza normanna.Uno studioso di Galati Mamertino ebbe a comunicarmi che antropologicamente i sambasiloti sono diversi dalla gens galatese in quanto la struttura morfologica del volto e del cranio non hanno riscontro con quella degli abitanti del centro. Ed allora?Quando i fuggiaschi dalla distrutta Demenna oltrepassarono la cresta dei monti per ripararsi dalla crudeltà saracena, trovarono rifugio, dividendosi in gruppi, nei centri che daranno successiva vita ai paesi di Longi e di Frazzanò. Altri, invece, si rifugiarono ad Alcara li Fusi, mentre alcune storie tramandate oralmente raccontano che un gruppo di demenniti riparò nelle contrade che poi assunsero la denominazione di San Basilio. In effetti, alcuni tratti morfologici, relativamente alla struttura ossea facciale di questa popolazione sono simili a quelli di quei longesi e frazzanesi, che vantano la loro discendenza dall'antico popolo greco fuggito dal Peloponneso: i lacedemoni. Parliamo di persone il cui colorito della pelle volge al brunastro.Con l'occasione di questo argomento, desidero parlare di Demenna e mi voglio soffermare sulla sua esistenza per confutare il contenuto di un recente documentario, il quale , andando dietro ad alcuni studiosi, afferma che quella città sarebbe da individuarsi nell'antica Aluntium.Se fosse vero, perché nessuna traccia dell'insediamento della Demenna peloponnesiaca è stata rinvenuta assieme ai resti archeologici romani, di cui, però, c'è visibile traccia nella S.Marco d'Alunzio odierna?Inoltre,  a volo d'aquila da S.Marco alla Rocche del Crasto di sud-ovest, cioè sopra il Piano Miglino, rammento che esiste una zona denominata "U chianu du cori": in greco "kwrh, cioè kore" ( non ho la tastiera greca) che significa centro della città, quindi cittadella dove gli abitanti si rifugiavano in caso di  pericolo o attacco da parte dei nemici; lì vicino, a poca distanza , sulla parete rocciosa ci sono dei graffiti che riproducono un antico legno a vela che serviva per solcare il mare (un ricordo della patria lontana dalla quale i lacedemoni dovettero emigrare; sin d'allora la Sicilia è stata terra che ha ospitato emigranti fuggiaschi dai paesi di oriente ). Ed ancora, sono state trovate tracce di una battaglia, sulla Rocca Calanna, tra demenniti e saraceni, sul cui terreno sono stati trovati reperti. Ed altri luoghi che richiamano la presenza di questi popoli tra loro nemici, tra cui un sito denominato "cimitero dei saraceni", laddove un contadino scavando per arare il terreno si trovò dinnanzi ad una tomba che racchiudeva i resti di un uomo corpulento, un gigante, viene tramandato.La presenza della roccaforte bizantina, sul Pizzo di S. Nicola, che ruolo aveva se non quello della difesa della città che si estendeva ai piedi del monte, in territorio alcarese? Presidio militare, che pur tuttavia non è servito a niente.Illustri archeologici, dal sottoscritto condotti sul territorio di cui stiamo parlando, hanno confermato che, sotto quel terreno, esisterebbero antichi reperti archeologici.Peccato che tombaroli nel passato abbiano asportato molti reperti.Cito alcuni autori la cui testimonianza culturale viene  riportata nel mio saggio "Tra Krastos e Demenna": il Morelli sostenne che "Demenna sorgeva a nord-ovest dell'abitato di Alcara, nella contrada denominata Lemina o Demina; Sebastiano Franchina asserisce che "...è evidente conferma che Demenna era presso Alcara ed a monte di essa: quasi certamente ad una quota di m. 1200...nel falsopiano addossato ai piedi del Pizzo Aglio; infine, il prof. Pippo Sirna, relativamente alla "Gola di Dimnas", teatro di una cruenta battaglia tra musulmani e bizantini, ha affermato che essa non era altro che la Stretta di Longi.Tutti questi riferimenti certi sono riferiti e circoscritti a quel territorio delle Rocche del Crasto che abbraccia e si dipana da Alcara li Fusi; viene interessata la odierna Longi perché la loro fortezza, con presidio militare bizantino, era sopra Contrada S. Nicolò o Santu Petru dove inizialmente i fuggitivi ripararono.Alcune considerazioni di natura storica e cronologica, relativamente ad Aluntium: i Romani conquistarono la Sicilia nel 241 a. C. e vi mantennero la loro presenza sino alla denuncia delle malversazioni del pro-pretore Gaio Verre, per mano di M.T. Cicerone che ce le trasmise attraverso le "Verrine "; e siamo nel 71 a.C. I lacedemoni ripararono in Sicilia nel VII secolo; la conquista islamica dell'isola ebbe inizio nell'827 ed intorno a quell'anno Demenna venne distrutta dai saraceni. Orbene, della presenza romana rimangono alcune vestigia, della città greca, nulla!Per concludere, la città di Demenna, a mio parere e dell'illustre storico, il defunto P. Gaetano De Maria, non è esistita a S. Marco d'Alunzio, bensì nel territorio alcarese, confinante con quello longese, laddove era stato costruito il Paleokastro sul Pizzo di S.Nicola. In questo monte per difendere la città, sottolineo, e non nei dintorni di S.Marco d'Alunzio.Sulla" vexata quaestio" hanno scritto, negli anni, in molti e si sono confrontati alcuni studiosi tra cui l'esimio avvocato Michele Manfredi Gigliotti, studioso santagatese, che in sintonia con l'illustre archeologo viennese, Ewald Kislinger, colloca Demenna a S.Marco d'Alunzio. M. M. Gigliotti ebbe a partecipare al convegno sull'argomento, tenuto dal sottoscritto e dal prof. De Maria al castello medievale di Longi. Ma non riuscimmo a convincerlo malgrado la ricca documentazione esibita. Con il prof. Kislinger ci siamo conosciuti in occasione di un convegno regionale celebratosi a Palermo, al quale regalai il mio romanzo "La leggenda di Demenna"; nel ringraziarmi, mi disse che era il primo romanzo scritto su quella città (e forse l'ultimo) e che lo avrebbe tenuto sulla sua scrivania nel suo studio presso l'Università di Vienna. A quell'evento culturale, ebbi l'onore di essere presente accompagnando il defunto professore Gaetano De Maria, il quale, da par suo, si confrontò con il Kislinger; era con noi anche il longese, professore Pippo Sirna.Una domanda: sono state mai effettuate riprese aeree per una fotogrammetria del territorio tra Alcara li Fusi, e dintorni, sino al Pizzo di S. Nicola? Molti archeologici, utilizzando questa opportunità, hanno scoperto tesori dei millenni trascorsi, nascosti sotto terra. Perché non provare?GZ