Rocche del Crasto

Poesia


Canto notturnoAvevo quindici annie m'immergevo nelle fredde acque del laghetto fluviale per fuggire dalla calura.Frinivano le cicalebaciando le schiuse rosse labbra dei fichi già saturi di raggi del sole. Penetravo nel bosco di noccioliodorando i germogli appena nati mentre un fringuello mi dava il benvenuto col suo cinguettio.Dopo il meriggio nell'incipiente notturno silenziosotto la pergola penetrata dai primi raggi lunariun antico volto rugosodal bianco peloraccontava di vetuste leggende di duchitrucidati da feroci banditi.Prima di congedarsiquel saggioelevava una preghiera per la vergine fanciulla precipitata nel baratro di una profonda golasognando le dolcezzedel talamo che il suo principe le portava in dono.Mi sono tuffato in questo infinito spazio di ricordie rivivo le ore trascorse tra le tue bracciain uno scambio di teneri baciche l'amaro destino portò via In un fuggir di tragici giorni.Da allora sono trascorse parecchie lune il crine è imbiancatoma nel mio giardinom'inebrio ancora con il pungente alitodel gelsomino di Spagna.Le rose di maggiospandono la loro vermiglia bellezzae aprono la corolla a novelle api perché succhino il dolce nettare.Policrome farfalledanzano tra i verdi colori delle ginestree dei policromi oleandri usciti dalle nevi.Sul maestoso pinoin un nido di merliIl pigolio di piccoli natidiffonde un coro assieme al canto di usignolie di giovani cardellinisaltellanti sui rami fragranti di resina.Nella cocente solitudine della senescenzam' accompagna nell'alpestre romito, la melodia di simili suonimentre le diapositive di teledei rammenti lontaniscorrono nella mentenon più verdema dialogante.Sul modesto torrionesventolano il Tricoloree la giallo-rosa Trinacriaguardiani estivi del mio arrancareIn questi molti anni.Crocetta, 01/07/22