ROMA BIANCONERA

TRATTO DA BIANCONERIONLINE.COM


ANCORA UNA VOLTA MARCO GREGIS SCRIVE NIENT'ALTRO CHE LA VERITA', SU UN ARGOMENTO AFFRONTATO PIU' VOLTE ANCHE DAL SOTTOSCRITTO.INDAGATE ANCHE SU QUESTO, PER FAVOREdi Marco Gregis Del processo in corso a Torino contro la Juventus si sa tutto e il contrario di tutto. Ovunque voi siate, qualunque posto frequentiate, troverete di certo qualcuno che vi darà dimostrazione della sua grande cultura calcistica, non sapendo nemmeno da quanti giocatori è composta una squadra, ma conoscendo perfettamente le accuse rivolte alla Juventus in questi anni. E la cosa che più fa rabbia, è che la Juventus è (come al solito) additata come la causa di ogni male, come se il doping esistesse solo in quanto ne è accusata la nostra squadra.Che sia giunto il momento di finirla con questa storia lo vado ormai ripetendo da tempo. Ora però voglio fare una cosa che non molti stanno facendo: mettere in luce come, se davvero c'è del marcio nel calcio italiano (passato e presente), siano ben altri a doversi vergognare dei loro comportamenti.Parliamo ad esempio della Fiorentina, squadra che a cavallo tra gli anni '60 e '70 ha vinto, e si è fatta un nome. Oggi, qualcuno comincia ad avere dei sospetti su quelle vittorie. E i sospetti non nascono dal nulla, ma da eventi tragici, come la morte di ben tre ex calciatori viola di quegli anni, Beatrice, Ferrante e Saltutti. Vi riporto alcune dichiarazioni interessanti rilasciate dagli stessi calciatori o da persone a loro vicine:"Dal ritiro Bruno mi faceva sempre telefonate chilometriche, roba di tre quarti d'ora. Solo che mentre parlava se ne stava attaccato alle flebo. Io ero perplessa, gliene facevano in continuazione, durante la settimana, prima della partita, dopo la partita, ma lui mi diceva di stare tranquilla, che erano cose normali. Tanto normali che la domenica sera e ancora il lunedì non riusciva a dormire, nel letto era tutto un tremore, uno scatto di nervi e di muscoli che mi ricordavano gli spasmi dei polli dopo che gli hanno tirato il collo. E lui ancora a rassicurarmi, a dirmi che erano le vitamine che aveva preso e che doveva smaltire. Ma non dimenticherò mai che nell'incavo del braccio sinistro aveva tre buchini violacei ormai perenni. Quelle erano le prove delle flebo che gli facevano quando giocava al calcio."Gabriella Bernardini, vedova di Bruno Beatrice, morto di leucemia"Quando ero ancora nella Primavera già mi davano di tutto, l'infermeria del Milan era una cosa impressionante, e non so se sarà stato un caso, ma io da un metro e sessanta, in un anno ero passato ai miei 175 centimetri. Strano no? All'epoca però non ho mai riflettuto su quella strana crescita."Nello Saltutti, morto di infarto nel settembre 2003"Passò un thermos. Dovevamo bere, ci dissero, perché era un caffè e ci avrebbe fatto bene. Io non lo prendevo mai il caffè e non vedevo la ragione di cominciare proprio quella sera che giocavamo una partita così prestigiosa contro il Manchester United.""Quel caffè ci aveva fatto bene in campo, correvamo tutti il doppio. Il mattino dopo però all'aeroporto mi ricordo che avevamo certe facce. Le tenevamo tra le mani, distrutti, e non so se fosse solo per la fatica della gara."Nello Saltutti, morto di infarto nel settembre 2003Parliamo ad esempio dell'Inter. Nel periodo in cui erano allenati da Helenio Herrera, i nerazzurri hanno vinto tutto. Ma oggi si comincia a pensare che non fosse solo "farina del loro sacco". Ecco cosa dice Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che ha giocato in quegli anni nell'Inter:"Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari.""Un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno il caffè di Herrera divenne una prassi all'Inter. Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta, dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano incredibilmente."Anche alcuni giocatori dell'Inter di quegli anni sono morti in circostanze particolari, come Picchi e Tagnin.Parliamo ad esempio della Lazio. Sempre Ferruccio Mazzola, che a Roma ha giocato, dice:"Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia."Parliamo ad esempio del Catanzaro. Ecco cosa dice un ex giocatore di quella squadra:"Il venerdì prima della partita ci portavano in una farmacia in centro. Ci facevano andare nel retrobottega, appendevano un paio di litri di flebo a un gancio del soffitto e ci iniettavano questo liquido dal colore brunastro, che sembrava caramello. E così, dai oggi, dai domani, ho finito per rimetterci un rene."Dino Berardi, attaccante del Catanzaro negli anni SessantaParliamo ad esempio della Roma. E' tornato di recente alla ribalta il caso della morte dell'ex giallorosso Taccola. Ecco cosa ha dichiarato la moglie:"In tutto questo tempo non ho mai smesso di pensare, di arrovellarmi su quanto accadde quella domenica. Tutte le bugie e le cose non dette e scritte, tutta quella robaccia che gli davano per farlo giocare. Chissà che gli iniettavano, mi sono chiesta tante volte.."Parliamo ad esempio del Genoa. Tutti ricordano la tragica morte di Gianluca Signorini, bandiera dei grifoni, divorato da un male incurabile. E oggi si sospetta che quel male non fosse nato dal nulla.Penso di potermi fermare qui, per ora. Parlare di doping e accostarlo alla Juventus è facile di questi tempi, ma anche profondamente ingiusto. Perché la Juventus, lo ripeto per l'ennesima volta, non è la causa di ogni male: basta leggere le frasi che ho riportato qui sopra per capire che ci sono ben altre persone in giro che hanno la coscienza sporca, e che fanno finta di nulla.www.bianconerionline.com