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DALLA LEGGENDA ALLA STORIA UN ANALISI SULLE ORIGINI DI ROMA

Post n°169 pubblicato il 24 Aprile 2014 da frankcontinel
 

Un’analisi storica sulle origini di ROMA
Nel 21 aprile scorso oltre ad essere lunedì di Pasqua per tutti gli italiani, per i romani è stato anche il Natale di Roma festa in antichità seguitissima , oggi passata quasi inosservata se non fosse per tutti gli eventi organizzati dall’comune e organizzazioni private , che hanno commemorato  il 2768 ° genetliaco della città eterna . Ci preme in questo testo realizzare un’analisi , un compendio , che riassuma i vari passaggi storici fondamentali che hanno portato alla formazione , del’nucleo abitativo che portò poi a Roma , innanzitutto c’è da chiedersi cosa c’era prima della fondazione della città? Argomento comunemente trascurato  credo per sintesi, le evidenze archeologiche ci rivelano che sulla piana, dove si sarebbe sviluppata Roma, già ben prima della sua nascita esistevano in ordine sparso e piccoli gruppi di capanne molto modeste , con tetti in paglia e muri di fango circolari , siamo in quella che gli storici chiamano la tarda età dell’bronzo , come ci confermano molti degli oggetti ritrovati del’epoca , forgiati in questo metallo questi precursori, della civiltà romana erano  dei contadini e dei pastori , adoravano divinità prevalentemente locali tra cui molto importante era Vesta,   vivevano soprattutto di cereali in particolare di farro molto diffuso al’epoca , e dei prodotti della pastorizia che producevano localmente , il commercio era  scarso tanto che non c’era neanche la moneta , e i  contatti con i vicini avvenivano per scambi in natura ( è interessante notare che il termine pecunia che in latino indicava il denaro fosse in origine il termine che si riferiva alle pecore , e agli ovini in genere ) praticavano come rito funebre l’incinerazione mettendo il defunto sopra una catasta di legno e dandole poi fuoco , raccogliendo infine le sue ceneri in vasi di terracotta .Erano i Villanoviani  dei quali abbiamo prove certe del’loro insediamento sul’ palatino attorno al’850 a.c  . mentre i resti più antichi di abitazioni sparse per quello che né sappiamo sul’ palatino , celio e Viminale  sono risalenti al’1200 a.c. ,erano assai probabilmente di origine indo europea come del’resto diverse popolazioni Pre –romane . Tutti  conoscono il mito alla base della fondazione di Roma la storia della lupa che allattò i gemelli , la loro adozione dal’pastore faustolo,  le loro gesta  per liberare il nonno Numitore , ed infine l’atto allo stesso tempo simbolico e sacro della creazione dei confini della nuova città con aratro trainato da buoi e del’susseguente fratricidio di Remo per un gravissimo atto di empietà ,  da parte di Romolo tutta questa ricostruzione  certamente un abbellimento storico venutasi a creare dalla fusione e il sovrapporsi reciproco delle innumerevoli leggende, sorte nel’antichità sulla nascita della città , venne in un recente passato sostanzialmente snobbato e rifiutato in blocco da una parte consistente di storici positivisti del’ottocento che in alternativa proposero una teoria basata su un progressivo addivenire  con un processo evolutivo ininterrotto fino alla città storica  senza però chiarire se in senso di un graduale accrescimento della città o di un assorbimento dei villaggi circostanti , questa idea ebbe soprattutto l’effetto di screditare senza proporre niente di concreto , l’antica tesi di Romolo e Remo posizione quella dei positivisti rivelatasi alla fine alla riprova dei fatti  inesatta e in gran parte fuorviante. Gli antichi credevano fermamente invece alla leggenda riprova né è che sul colle palatino era venerata ancora in età imperiale una capanna costantemente restaurata, creduta quella dove avesse abitato Romolo, qui, si tenevano le principali feste che commemoravano la nascita di Roma, quella delle “ pallia” il dio del colle stesso celebrato il 21 aprile, e durante i “ lupercali” che si tenevano il 15 febbraio e che ricordavano l’allattamento dei gemelli da parte della lupa, e che avveniva alle pendici sud occidentali dove si pensava fosse avvenuto il fatto. Più concretamente quello che sappiamo ci viene da tre precise fonti storiche e cioè Tito Livio e marco Tullio Varrone  e il famoso oratore Marco Tullio Cicerone  tutti nelle loro sintesi sottolineano l’accortezza con cui venne scelta la posizione dell’nuovo insediamento vicino all’approdo più agevole del’Tevere in corrispondenza del’isola tiberina , e  tale da poter controllare il vitale commercio del’sale verso la valle nord del’biondo fiume  il commercio più lucroso del’epoca  e punto di transito obbligato , per i traffici tra l’Etruria e la Magna Grecia  una localizzazione strategica – economica molto accorta e ben studiata , da non sottovalutare anche l’importanza del’fiume Tevere che oltre a fornire una costante e agevole rifornimento d’acqua essenziale per ogni città , dava la possibilità di commerciare e far affluire merci in entrambe le direzioni a nord e a sud con le colonie greche che verrà però sviluppata più avanti , le altre vie di comunicazione erano sia via terra che via mare piuttosto lunghe e disagevoli la piana del’Tevere dove sorge Roma era l’unico punto di transito rapido  e sicuro  dei commerci da e per il nord e il sud della penisola ,  in questa ottica il colle palatino con la sua conformazione si rivelò , determinante senza dubbio per la scelta di stabilirvi lì la nuova città sufficientemente ampio e privo d’asperità naturali  , pianeggiante adatto per un abitato di grosse dimensioni , lungo a forma di quadrilatero irregolare di oltre 2 km, su tre lati il quarto centrale  discendente verso la piana del’isola tiberina , dove esisteva un primordiale commercio con le altre popolazioni laziali,  si rivelò ideale per dominare la piana del’Tevere , l’altezza di oltre una quarantina di metri  e circa una cinquantina sopra il livello del’male , lo rendeva facilmente difendibile  godendo del’vantaggio del’altezza ,  se cinto da una cerchia di mura  . Semmai tutte queste motivazioni non fossero , già convincenti a dare il colpo di grazia , alle ipotesi positiviste giunsero nella primavera del’1988 delle scoperte  archeologiche fatte a cavallo delle pendici settentrionali del’colle tra l’arco di Tito e il tempio delle vestali subito di fronte alla basilica di Massenzio  , qui durante una serie di scavi sono stati rinvenuti i resti di un muro in scaglie di tufo largo poco più di un metro , sovrastati da una fitta palizzata di cui rimangono avanzi lignei , avanti a esso si trovava un fossato lungo oltre 13 metri alimentato dal’fiumiciattolo che correva tra il palatino e la velia e poi andava a terminare nella palude del’Velabro , alla base di questa costruzione furono trovati , tre vasi contenenti oggetti ritenuti sacri tra cui tre frammenti in bronzo che le analisi al’radio carbonio datarono con certezza alla seconda metà del’VIII secolo ! era stato ritrovato il muro della città quadrata di Romolo ! sotto a ulteriore conferma non venne riscontrato altro che terreno vergine , e ancor più importante , uno dei tre era un fibula che rappresentava un picchio che accecava Anchise il padre di Enea  dimostrazione che esistesse già allora una conoscenza del’mito fondatore , infatti Enea esule da troia sarebbe stato il mitico fondatore di Albalonga  dove vennero alla luce i due gemelli Romolo e Remo , tutti i scavi successivi durati per oltre 15 anni confermarono la datazione riscontrata in questo eccezionale ritrovamento , che ebbe una vasta eco internazionale soprattutto grazie a un articolo del’New York Times   tardivamente e malamente ripreso dalle nostre fonti tanto che  questa scoperta in Italia e quasi sconosciuta ,  che però fa volgere decisamente l’ipotesi della fondazione in direzione , delle fonti classiche  , una bella rivincita per lo storico Varrone  e di suoi insigni colleghi le cui opere vennero trattate con scetticismo e sufficienza  dai critici e storici moderni  , di certo a riguardo dei dettagli  ne sapevano molto più di noi  , infatti almeno parte della delimitazione del’muro ci viene fornita da Tito Livio parla chiaramente di un muro del’tutto corrispondente a quello ritrovato nei fori  , correva alla base del’colle ( per ima palatini ) seguendo la direttrice delle curiae Veteres a nordest e il sacello dei lari a nordovest  all’interno si era venuta a creare una zona sacra e inviolabile il “pomerium” che corrispondeva esattamente alla circonferenza del’muro della mitica città quadrata nucleo primevo di Roma , si può quindi sostanzialmente confermare la tesi sostenuta dalla leggenda in un epoca che oggi possiamo definire più o meno della seconda metà del’VIII secolo un Re sacerdote che per convenzione possiamo continuare a definire Romolo creò con un atto preciso e deliberato , che riuniva di fatto tutte le popolazioni preesistenti e vicine nella valle del’Tevere una nuova città in cui riunire  chi fino ad allora viveva sparpagliato e separato che da allora si ritrovò al’interno di un preciso , confine geografico ma anche giuridico – sacrale peraltro molti dei dettagli della fondazione corrispondono a quanto sappiamo  ai rituali tipici delle popolazioni latine del’epoca come l’osservazione del’volo dei volatili come metodo di predizione , gli auguri . come anche l’atto di definire il confine del’aratro trainato da buoi  , e anche il dettaglio dei due gemelli definiti i conti con l’usurpatore Amulio rimesso il nonno sul’trono partono alla volta di Roma per fondare la nuova città  ,  ancora avvolte nel’mistero e forse destinate a rimanere tali  ,  la figura di Romolo  circondata nelle spire del’mito , le cui imprese straordinarie  se viste nel’complesso , appaiono ai nostri occhi  , piuttosto critici di uomini moderni  come un abbellimento storico alla stregua dei eroi greci  anche per un semi dio come veniva rappresentato , non avendo alcuna evidenza della sua esistenza né a favore né contro , allo stesso modo dobbiamo trattare sempre per mancanza di prove a conferma la  data calcolata da Varrone del’ 21 aprile del’753 a.c. sappiamo come già detto l’epoca era quella ma la data precisa forse a meno di straordinarie scoperte archeologiche non la conosceremo mai , quindi non rimane che fidarci della tradizione letteraria latina visto che si è dimostrata più affidabile e precisa delle nostre supposizioni moderne , fondata invece da prove linguistiche e in parte archeologiche , la teoria della fusione ultimo residuo dei positivisti che né rappresenta  un evoluzione riveduta e corretta  questa brevemente dice che alla base della fondazione siano la unificazione pacifica di tre etnie i ramni ossia gli abitanti già presenti nella piana , i luceri contadini e pastori di origine sabina , e i titenses probabili commercianti etruschi , confluirono a creare la nuova città essa può essere vista come un completamento di quella classica , che però escluderebbe il mito del’ratto delle sabine , una parte consistente delle parole latine sono di origine sabina e affiancata da termini etruschi , altro punto a favore il foro boario ai margini delle rive del’Tevere dove certamente queste etnie s’incontravano per i loro commerci prodotti come vasi e suppellettili etrusche e sabine in discreto numero  sono state ritrovate nelle zone più antiche della città , da qui potrebbe anche essere scaturita  la decisione di creare il nuovo insediamento ma restiamo nel’campo delle ipotesi  . La stessa fondazione potrebbe far d’altronde parte  di un fenomeno di portata più estesa concernente il riassetto del popolamento in atto nell’Lazio alla fine dell’IX secolo con lo spostamento della popolazione dai centri nei colli albani , in decadimento che si spostarono più a valle , e in parte si diressero verso l’Etruria meridionale , questo coincise anche con il periodo più attivo e antico, di fortificazioni dell’Lazio  come a decima , e laurentina nei pressi di Roma , e a ficana , Lavinio , ardea e Anzio ai margini della regione . Naturalmente dall’perimetro originario cominciò ad espandersi già alla fine,  del’VIII  comprendendo la valle della velia , continuando  poi col’tempo conglobando Esquilino celio , Viminale ,  Quirinale , e per ultimo il campidoglio , a questo punto con l’elevazione delle mura serviane che comprendevano,  il nuovo assetto urbano la consacrazione di un nuovo pomerium , la riorganizzazione  sociale voluta dal’ re autoctono , in quattro regioni   cominciava una nuova fase che con una felice denominazione di Giorgio pasquali possiamo chiamare “ La grande Roma dei Tarquini “ che terminò soltanto con la fine della monarchia , e l’istituzione della repubblica
ma come intuirete questa è un'altra storia.

un saluto a tutti e buona festabdel'25 vaprile

 

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MATRICIANA DI TRASTEVERE

 

...E QUELLA DI SILVIA

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Er trucco pe’ ‘n’saporì li bucatini alla matriciana è sapesse gestì co’ sapienza ‘n ber pezzetto de guanciale accompagnado co’ li cubetti de pancetta che s’emmischieno drento ar pommidoro. E si sei riuscido a sceje l’intingoli giusti te viè’ fora n’piatto gajardo tipico de Roma verace che nun cià eguali pe’ quant’è bbono Sguizzeno ‘n’bocca li bucatini viscidi ner sapore che nun se po’ imità e si ce accosti ‘n’cicchetto de vino rosso nun poi fa’ a meno de leccatte li baffi che so’ diventati ricci pe’ ‘na goduria difficile da riccontà…

 

FOTO DI TRASTEVERE1956

 

GRAZIE A TRASTEVERE1956

LA VITA

 La vita e’ quella cosa che e’ creata,

da na coppia felice e ‘nammorata.

Comincia tutto pe’ amore e pe’ diletto,

 abbracci e baci e se conclude a letto!

In breve tempo er nostro facioleto,

 se trova a naviga’drento a un laghetto..

 Er tempo passa, lo spazio s’e’ ristretto

 e ‘ncentra piu’, mannaggia, Er poveretto!

ma pe’ fortuna c’e’ sta na via d’uscita,

quattro strilletti e tutto il resto e’.. Vita!!

 
 
 

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