Bisogna davvero dire due parole sul DDL 260 del Senato firmato dai PD Luigi Zanda e Anna Finocchiaro. Perché al di là del titolo “Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna e trasparenza dei partiti politici” contiene disposizioni che di fatto vieterebbero a tutti i movimenti politici non registrati di partecipare alle competizioni elettorali. Costringendo la spontaneità associativa e di movimento e senza uno statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale a darsi delle rigide regole interne fino a trasformarsi in partiti organizzati o a non potersi candidare a qualsiasi livello alle elezioni. Il disegno, se diventasse legge, potrebbe avere conseguenze pesanti sulla volontà espressa a questa tornata elettorale da circa 8.500.000 persone che hanno votato Movimento 5 Stelle e che ora non potrebbero più votarlo, oltre a ipotecare per il futuro del Paese la possibilità di scegliere altri movimenti per guidare il cambiamento. Tutto questo non è democratico ma non solo: non tiene neanche conto della nostra storia democratica. E' già successo infatti, negli anni difficili della lotta politica clandestina sotto il Fascismo di dover fare perno sulla spontaneità organizzativa delle masse per organizzare il dissenso alla mancanza di democrazia e di libertà del Paese. E questo ha permesso alla democrazia di riprendere lentamente la strada che portò il popolo italiano di organizzare e combattere la Resistenza e di far rientrare alla fine in patria i partiti esiliati all'estero dalla dittatura di Mussolini. Importante per questo ricordare le riflessioni che in quegli anni mise nero su bianco un grande socialista, ferito a morte dalla polizia fascista nel 1944: Eugenio Colorni. Le pubblico di seguito. Marco Zanier
La spontaneità è una forma di organizzazione
Bisogna davvero dire due parole sul DDL 260 del Senato firmato dai PD Luigi Zanda e Anna Finocchiaro. Perché al di là del titolo “Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna e trasparenza dei partiti politici” contiene disposizioni che di fatto vieterebbero a tutti i movimenti politici non registrati di partecipare alle competizioni elettorali. Costringendo la spontaneità associativa e di movimento e senza uno statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale a darsi delle rigide regole interne fino a trasformarsi in partiti organizzati o a non potersi candidare a qualsiasi livello alle elezioni. Il disegno, se diventasse legge, potrebbe avere conseguenze pesanti sulla volontà espressa a questa tornata elettorale da circa 8.500.000 persone che hanno votato Movimento 5 Stelle e che ora non potrebbero più votarlo, oltre a ipotecare per il futuro del Paese la possibilità di scegliere altri movimenti per guidare il cambiamento. Tutto questo non è democratico ma non solo: non tiene neanche conto della nostra storia democratica. E' già successo infatti, negli anni difficili della lotta politica clandestina sotto il Fascismo di dover fare perno sulla spontaneità organizzativa delle masse per organizzare il dissenso alla mancanza di democrazia e di libertà del Paese. E questo ha permesso alla democrazia di riprendere lentamente la strada che portò il popolo italiano di organizzare e combattere la Resistenza e di far rientrare alla fine in patria i partiti esiliati all'estero dalla dittatura di Mussolini. Importante per questo ricordare le riflessioni che in quegli anni mise nero su bianco un grande socialista, ferito a morte dalla polizia fascista nel 1944: Eugenio Colorni. Le pubblico di seguito. Marco Zanier