La città per noi

Insufficienza dell'organizzazione territoriale del PD


 . Davvero interessante il "Faccia a faccia" di ieri sera tra Walter Veltroni e Fabrizio Barca andato in onda su la 7 e condotto da Enrico Mentana. Un confronto che ha fatto emergere questioni importantissime nel funzionamento del PD, soprattutto dal punto di vista dell'organizzazione del lavoro politico quotidiano.Quando nacque nel 2007, il PD di Walter Veltroni era un partito ibrido, il risultato della fusione a freddo di due storie politiche diverse: l'ex PCI e l'ex DC. Aveva riscritto completamente il ruolo dell'unità fondamentale di base, la sezione, chiamandola circolo (forse come quelli del PDL), aggiungo io,  snaturandone la funzione e di fatto  non ricostruendole intorno il telaio di collegamento necessario con gli altri livelli decisionali interni del partito. Eppure, secondo il suo fondatore, quel partito funzionava perché si era costruita l'"identità democratica" nuova cui tutti aderivano, cosa che è poi venuta meno quando si sono rese evidenti le due correnti fondamentali, riconoscibili nei due vecchi partiti di origine, e le numerose sottocorrenti che hanno portato i 101 deputati alla siluratura di Romano Prodi al Quirinale dopo il voto palese favorevole espresso in precedenza. La critica di Barca a queste tesi è innanzitutto svolta sul piano organizzativo: il partito deve ridare un ruolo importante al circolo anche disponendo una visibilità di tutte le unità in rete così da poter agevolarne l'interazione coi cittadini, poi ripristinando i collegamenti coi livelli organizzativi superiori e di questi coi livelli ancora superiori, poi istituendo delle figure retribuite per alcuni anni e intercambiabili che si occupino del lavoro di ricezione delle istanze provenienti dai circoli e della loro trasmissione ai livelli superiori, infine organizzando le posizioni politiche generali in base alle esigenze espresse dalla maggioranza della base per poi arrivare ad una discussione interna e soltanto poi ad una posizione politica generale e condivisa da tutti. la seconda critica di Barca è al come il  processo di fusione a freddo dei due ex partiti abbia di fatto portato all'incollatura di pezzi delle due vecchie classi dirigenti ad un partito nato in modo disomogeneo.Come ha detto giustamente Enrico Mentana la visione di Fabrizio Barca riprende il filo della organizzazione territoriale dei partiti di massa degli anni passati e per questo mi piace, essendo stato io parte della federazione romana del PSI e avendo vissuto quotidianamente le difficoltà di riorganizzare il lavoro territoriale di base. Solo che credo che arrivi troppo tardi in un partito incancrenito da correnti solo di potere e da sottocorrenti in cui i nuovi eletti si inseriscono per contare di più senza tenere in alcun conto i pareri espressi dalla base e di fatto rendendo vano il lavoro territoriale di molti circoli che sono effettivamente sganciati dai livelli decisionali superiori. Dico questo perché dal 2010 al 2011 sono stato iscritto al PD ed ho frequentato l'attività territoriale di quel partito misurandone i limiti e le difficoltà oggettive di partecipazione. Non è  vero intanto che i circoli siano davvero democratici perché al loro interno i livelli decisionali sono organizzati solo dalle correnti maggiori e tendono ad escludere le posizioni intermedie o di minoranza, questa almeno è stata la mia esperienza personale quando al momento di scegliere per la direzione del circolo tra la corrente dei giovani e quella degli "anziani" ho sostenuto la necessità di mettere insieme gli uni e gli altri per ottimizzare il lavoro politico. Fatto sta che non sono stato ammesso nel direttivo e di fatto relegato ai margini dell'attività politica quotidiana. Bella democrazia! Devo dire che c'è maggiore apertura mentale nelle sezioni del PSI e maggiore possibilità di organizzare il dibattito in quel partito, anche se nei mezzi di informazione non se ne parla. Anche se anche nel PSI andrebbero ripristinati i livelli decisionali intermedi e andrebbe ricostruita l'ossatura dell'organizzazione politica territoriale morandiana. Ma io credo che in un partito sostanzialmente senza grandi correnti come il PSI, radicato sul territorio in modo capillare ed in cui è presente spesso un dibattito libero e democratico su tante questioni ed in tante sezioni sia più facile e naturale attuare quel lavoro di ristrutturazione dei livelli decisionali intermedi in grado di condizionare dalla base l'attività politica generale del partito ed arrivare ad un Congresso che getti i semi di un lavoro politico importante per il futuro.Marco Zanier