La città per noi

A Roma due piazze contro il razzismo


La deportazione degli ebrei di Roma, il 16 Ottobre 1943 Dopo una stagione di gravi episodi di intolleranza più o meno manifesti e di discriminazioni  più o meno visibili alla cronaca e alla comunicazione di massa,  in risposta all'emanazione del pacchetto sicurezza approvato dalla maggioranza di centro destra, all'introduzione del reato di “immigrazione clandestina” e un complesso di norme che peggiorano le condizioni di vita dei migranti, che ne ledono la dignità umana e i diritti fondamentali, una grande manifestazione nazionale antirazzista ha sfilato per le piazze  e le vie di Roma, raccogliendo diverse forze politiche dell’opposizione, dell’associazionismo e un sindacato confederale attorno a una piattaforma elaborata inizialmente da forze politiche e sindacali di base.La situazione dei lavoratori immigrati che vogliono inserirsi regolarmente é oggettivamente peggiorata. Perché con la legge 94/09, meglio nota come “pacchetto sicurezza”, é stato introdotto in Italia il reato di “immigrazione clandestina”, che punisce con una multa pesante coloro che non possono dimostrare di essere entrati attraverso un canale di immigrazione regolare introducendo delle discriminanti che ne rendono oggettivamente più difficile l’integrazione nel tessuto sociale. A partire dall’obbligo per i cittadini italiani di denunciare il cittadino immigrato in posizione irregolare, dal divieto di affittargli casa  pena la reclusione da sei mesi a tre anni, con conseguente  confisca dell’immobile.Oggi l’immigrato partito dal suo paese per cercare lavoro e che voglia iniziare un percorso di integrazione regolare, in moltissimi casi non riuscirà più farlo. Perché non può trovare una casa stipulando un contratto d’affitto regolare e non può ricrearsi una famiglia nel nuovo paese perché i ricongiungimenti familiari diventano più difficili e gli è addirittura vietato unirsi in matrimonio con un cittadino italiano. E tutto il discorso civile di dover creare per chi entra nel nostro Paese le condizioni di compatibilità sociale e un sistema di integrazione progressiva attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro, il ricongiungimento familiare e le politiche abitative decade, in un colpo solo. Così la vita quotidiana per i tanti immigrati che vogliono lavorare seriamente per inserirsi  nel tessuto sociale del Paese in modo regolare e contribuire al suo sostentamento pagando le tasse e i contributi, diventa più difficile.Per questo, a venti anni dalla prima grande manifestazione contro il razzismo, ieri  quasi duecentomila persone di tante culture, tradizioni e religioni differenti hanno detto no al razzismo e alle politiche sull’immigrazione del governo Berlusconi che negano il diritto al lavoro, alla salute, alla casa e all’istruzione per tutti e il permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro, contrapponendo italiani e stranieri nell’accesso ai diritti chiedendo il diritto di asilo per rifugiati e profughi, per fermare i respingimenti in mare e cancellare ogni forma di discriminazione.Domenica, coi manifestanti era presente Sinistra e Libertà che ha contribuito a costruire e determinare la mobilitazione e la partecipazione democratica al corteo per chiedere delle politiche sociali e in materia d’’immigrazione differenti, di rilanciare un progetto di sinistra capace di dare delle risposte concrete alla crisi della politica rappresentata in Parlamento. Al suo fianco l'Associazione SocialismoeSinistra che partecipa della costruzione di Sinistra e Libertà col suo progetto di ricostruzione politica e culturale della Sinistra c'era, avendo aiutato a realizzare la partecipazione democratica di tante esperienze politiche  differenti alla manifestazione. E anche per questo sono contento di farne parte.Ma quella è stata una giornata importante anche per un altro motivo. Perché a Roma un altro corteo, silenzioso stavolta, ha detto no alle discriminazioni e al razzismo: la fiaccolata per non dimenticare gli oltre mille ebrei romani che il 16 ottobre 1943 furono strappati alle loro case dai nazisti, deportati coi treni piombati e annientati nei campi di sterminio.Io ho voluto seguire tutte e due le manifestazioni, perché, anche se per fortuna la situazione é diversa,  è importante dire no alle discriminazioni di oggi affinché non avvengano mai più quelle di ieri.Così, dopo aver attraversato la città e avere ascoltato gli appelli e le richieste di eguaglianza sociale e poltica  degli immigrati sul palco della manifestazione nazionale antirazzista, sono andato verso il Portico d’Ottavia, camminando insieme a tanti altri cittadini che portavano dei cartelli con sopra scritto il nome dei campi di sterminio  da non dimenticare, pensando che quella deportazione era stata preparata da anni di campagne discriminatorie e permessa dall'emanazione, nel 1938, delle vergognose Leggi Razziali, con le quali  il Fascismo vietò  ai cittadini italiani di religione ebraica i diritti elementari del vivere civile.Perché non dobbiamo dimenticare che le leggi Razziali del 1938 vietavano ai bambini   ebrei di frequentare le stesse scuole degli altri bambini italiani, a tutte le pubbliche amministrazioni e molte società private di avere alla proprie dipendenze ebrei, agli ebrei stranieri di trasferirsi in Italia, obbligando gli ebrei italiani ad autodenunciarsi presso gli uffici comunali, costringendoli in caso contrario a pagare o con una multa o con la reclusione fino ad un mese e oltre a questo quelle leggi sancivano il pesantissimo divieto per gli ebrei di unirsi in matrimonio con gli altri  italiani.Poi, al termine della fiaccolata, sotto la lapide che ricorda quel  terribile 16 ottobre 1943 con la scritta “qui ebbe inizio la spietata caccia agli ebrei”, ho ascoltato con interesse le parole del Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna  che ha detto, davanti al Sindaco di Roma Gianni Alemanno, parole importanti: “tra società democratica e società totalitaria, c’è un limite di demarcazione invalicabile. Nella prima la pacifica convivenza è assicurata dalla libertà di pensiero e di espressione. Nella seconda qualsiasi diversità qualsiasi forma di dissenso viene considerata pericolosa. La linea di demarcazione non è quindi tra due diversi sistemi di governo, ma tra civiltà e barbarie”.Vorrei che un giorno non lontano, non ci fosse più bisogno di dire no al razzismo e scendere in piazza, di ricordare che esiste una linea di demarcazione tra civiltà e barbarie, vorrei svegliarmi una mattina senza dover leggere sul giornale che un'altra persona è stata fatta oggetto di discriminazioni, che gli è stata negata una vita serena e dignitosa.Spero che insieme a me questo sogno lo facciano in tanti e che in tanti si vogliano svegliare, come me,  in un mondo migliore per tutti.Marco ZanierFederazione Romana del Partito Socialista Italiano- Responsabile cultura