La città per noi

Essere socialista vuol dire stare dalla parte dei lavoratori (parte seconda)


 Gli obiettivi delusi del 1° Congresso Nazionale di MontecatiniEppure gli obiettivi del 1° Congresso Nazionale del Partito Socialista di Montecatini erano diversi. Lo spirito era diverso. Io me lo ricordo, compagni: ho ancora negli occhi la voglia di discutere di quei giorni, di confrontarci sul come e sul dove andare avanti, di ripartire con un progetto per tornare a contare sulla scena politica e cambiare le cose, nonostante la crisi dell’allora Centro- Sinistra. Ricordo che mentre nel Paese si gridava alla fine della storia politica dei partiti di sinistra, perché doveva esistere solo il nuovo, solo il voto utile, io e come me tanti altri ho scelto di essere moderno, ossia socialista per ricominciare a guardare avanti, per costruire il futuro.Così, nel 2008, ho preso la mia prima tessera del Partito Socialista, ho frequentato il dibattito nella mia Sezione e sono partito volentieri come delegato al 1° Congresso Nazionale di Montecatini, quando mi è stato chiesto di farlo.Era la prima volta dopo tanti anni che il Partito Socialista si riuniva per confrontarsi al suo interno, per darsi delle regole condivise, per programmare le tappe della sua rinascita, gli obiettivi del suo percorso, il senso del voler suo tornare ad essere una forza politica importante per il Paese.Le tre mozioni principali si ponevano tutte un obiettivo comune: dare delle risposte chiare ed efficaci al Paese, tornare a occuparci del mondo del lavoro, delle politiche da mettere a punto per creare un futuro ai giovani, alle lavoratrici ed ai lavoratori, delle soluzioni al problema del precariato, delle pari opportunità e della sicurezza sul lavoro.E mi ricordo anche il discorso dal palco pronunciato dal neo eletto Segretario Riccardo Nencini a conclusione del Congresso, che diceva di voler impegnare il Partito su questi temi e di articolare una politica di opposizione al Governo basata sulla difesa dell’occupazione, del diritto al lavoro, del contrasto della precarietà attraverso l’introduzione di nuove forme di tutela sociale. Quel discorso sta negli atti ufficiali, archiviati nel sito del PSI (www.partitosocialista.it, nella sezione “Partito/Congressi e assemblee Organismi dirigenti”) e vale la pena rileggerselo oggi:“Proporremo al Governo l’adozione di un ‘CONTRATTO DI CRESCITA’ vincolato alla formazione per quanti cercano occupazione, forme di sostegno temporaneo al reddito per quanti cercano occupazione, forme di sostegno temporaneo al reddito per quanti devono passare da una professione all’altra e l’attivazione di programmi per l’edilizia residenziale pubblica (40.000 alloggi in Francia, poco meno in Spagna, 1800 in Italia). Insomma, il profilo di una WELFARE COMMUNITY che associ alla flessibilità la gestione del rischio investendo di più sui servizi di base, sulle politiche del lavoro e sulla formazione. Chiederemo ai parlamentai riformisti di adottare le nostre proposte. E chiederemo al sindacato di sostenerci in questa campagna, di osare di più, di tornare ad essere il sindacato delle origini- quello che tutelava i più deboli- e non solo il rappresentante della maggioranza di pensionati e di potenti categorie organizzate. […] La SECONDA CAMPAGNA PUBBLICA investirà flessibilità e mobilità del lavoro, non per rimuovere la legge 30 ma per applicare a tutti gli occupati le protezioni previste dal mercato del lavoro. Pensiamo insomma ad un articolo 18 bis chiamato a tutelare chi rischia di sprofondare in un precariato permanente.”(Relazione Congressuale del Segretario PS Riccardo Nencini – Montecatini, 6 Luglio 2008).Eppure, mi dispiace dirlo, perché mi dispiace davvero dover registrare questo, ma quelle parole del Segretario Riccardo Nencini, nella maggior parte dei casi, non si sono trasformate in fatti: il Partito Socialista Italiano non ha affrontato concretamente i problemi che vivono sulla loro pelle i lavoratori ogni giorno, come avrebbe potuto fare se avesse usato al meglio il suo patrimonio ideale e la sua capacità di dare delle risposte credibili, proponendo delle soluzioni alla crisi e alle politiche del governo di Centro Destra. Non ha fatto nessun passaggio verso i sindacati, non ha saputo usare le possibilità di un rapporto con la CGIL che gli ha offerto la presenza nella coalizione di Sinistra e Libertà, che voleva creare un modo nuovo di rapportarsi ai problemi del lavoro e alle politiche sindacali. Ma non ha neanche portato a termine un rapporto costruttivo con altre strutture sindacali di livello nazionale.In una parola: il PSI diretto da Riccardo Nencini si è limitato a denunciare le morti sul lavoro senza proporre misure efficaci in grado di contrastarle, si è accontentato di parlare della necessità di un nuovo Statuto dei Lavori senza entrare nel merito di cosa siano i diversi comparti del lavoro di oggi, di come vivano le famiglie che si trovano ad affrontare le difficoltà della crisi economica nella vita di ogni giorno e soprattutto di quali siano i problemi reali dei lavoratori di cui parla. Questa politica non serve al Paese e non fa certo rinascere l’idea socialista della trasformazione graduale della società per cambiarla in modo profondamente più giusto ed eguale, per redistribuire la ricchezza prodotta ad una fascia più larga di persone, risolvendo le ragioni della divisione in classi attraverso delle riforme, vere, che possano risolvere i problemi reali perché ne hanno coscienza e perché sono indirizzate a costruire il mondo del domani e la speranza delle nuove generazioni.Ma c’è di più e bisogna dirlo: il Socialismo, quello vero, si confronta con il mondo perché al mondo si rivolge. Per questo a Montecatini votammo la risoluzione che imponeva al nascente PS di non chiudersi in sé stesso ma di confrontarsi con le altre forze politiche, per costruire le condizioni di una nuova Sinistra in Italia. Anche questo si può leggere negli atti archiviati nel sito del PSI (www.partitosocialista.it, nella sezione “Partito/Congressi e assemblee Organismi dirigenti”):“Il Partito non può rinchiudersi in se stesso, deve aprirsi al mondo, parlare con tutti, confrontandosi in primo luogo con le forze della sinistra riformista, costruire alleanze per sconfiggere la crisi e cambiare il Paese. La crisi che noi denunciamo è istituzionale, economica e morale, essa dipende in primo luogo dalla debolezza della politica, che ha deluso e delude aspettative e necessità. Essa è responsabilità dei governi di centrodestra, ma anche di una sinistra che non ha saputo dimostrarsi affidabile e all’altezza delle sue promesse. Non si è creato un efficace bipolarismo, e il bipartitismo forzato di oggi aggrava la situazione. Per questo occorre costruire una sinistra di governo che oggi non c’è, e che non è riducibile alla politica del Partito Democratico, per le sue ambiguità e la sua incerta collocazione internazionale. Così come abbiamo affermato la nostra autonomia nelle ultime elezioni, la riaffermiamo oggi come condizione dell’essere del nuovo partito. Questo è il nostro ruolo da sempre: il Partito Socialista vive solo se ha grandi obiettivi, muore se costretto alla mediocrità della gestione senza progetto.”Documento politico finale, votato a maggioranza dall’assemblea del Primo Congresso Nazionale del Partito Socialista (Montecatini Terme 4-5-6 Luglio 2008).Eppure l’unica ipotesi possibile per i socialisti di ricostruzione della Sinistra realmente riformista in Italia, vale a dire Sinistra a Libertà, è stata frenata dalla rinuncia della dirigenza del PSI e dalle scelte del suo Segretario Riccardo Nencini che in nome di una fraintesa autonomia socialista ha di fatto decretato l’isolamento del PSI e la sua debolezza strutturale nel panorama politico italiano. Andando un’altra volta contro quanto deciso collegialmente a Montecatini dalle assise del Partito e sottraendosi alla responsabilità prima etica che politica di dare delle risposte efficaci al Paese, ai cittadini, ai lavoratori in difficoltà. Rendendo di fatto accessoria alle altre forze politiche anche la sua fondamentale storia di democrazia, di riforme strutturali e di difesa dei valori fondanti delle nostre istituzioni democratiche. Perché se non si esiste come forza politica inserita nel tessuto della società e in relazione alle altre, se non si ha nessun peso specifico politico e non si è interessanti per l’elettorato, non si può pretendere di essere ascoltati sul resto: dal rispetto della Costituzione alla partecipazione alle istituzioni locali, dalla definizione delle regole elettorali all’articolazione di proposte di legge da condividere con altri soggetti politici.Ripartiamo dal presente, guardiamo al futuroEssere socialista oggi, significa, secondo me dover partire dal presente. Dalla nostra condizione reale, dalle nostre difficoltà materiali e oggettive, dai problemi di ogni giorno di ognuno di noi, che sono una cosa tangibile e che non riguardano solo noi ma una moltitudine intorno a noi: le persone con cui viviamo, con cui ci confrontiamo nel lavoro, con cui costruiamo la nostra vita, che incontriamo nella nostra vita comune. Perché i problemi di ogni giorno sono comuni alla maggior parte delle persone. Da una parte all’altra delle nostre città, dal Nord al Sud della nostra Penisola. Perché abbiamo tutti bisogno di vivere decentemente, di avere una casa, un lavoro, una sanità che funzioni, un scuola per i nostri figli, una pensione per i nostri vecchi e un lavoro per noi. Un lavoro che duri e che ci permetta di fare dei progetti per il futuro, di costruire una famiglia e immaginare un mondo migliore per tutti. Senza distinzioni di sesso, di razza o di religione, come sta scritto nell’Art. 3 della nostra bella Costituzione.Noi abbiamo bisogno di un Partito  funzionante a tutti i livelli, unito al suo interno, con una linea funzionale alla ricostruzione di uno schieramento che sappia dare delle risposte  efficaci ai problemi reali. Per questo, dobbiamo credere nella costruzione di una nuova politica di sinistra, che sia in grado di sviluppare una forza positiva nuova sulla base di un confronto democratico ampio, propositivo, importante e che voglia dare vita ad una idea di società più giusta, da realizzare davvero in futuro vicino, in questo Paese.Ripartiamo dal presente, compagni, costruiamo il futuro, diamo delle risposte vere ai problemi reali e non chiudiamoci in noi stessi, nel nostro dirci socialisti senza poterlo essere nella realtà.E teniamo presente l’insegnamento di un grande Segretario socialista, Francesco De Martino, di cui parliamo troppo poco, che ha guidato il PSI nei difficili anni Settanta e che non ha mai smesso di credere e di alimentare un confronto con le altre forze della Sinistra e con la società reale: “Né il Partito Socialista da solo né il Partito comunista sono in grado di creare una valida alternativa di governo, più in generale di trasformazioni di un ordinamento storico. Questo è tanto più grave, quanto più la crisi del sistema rivela sempre più chiaramente limiti di esso ed il suo esaurimento, comunque la sua incapacità ad assicurare condizioni ordinate di vita, la sicurezza del lavoro, la piena occupazione.Le responsabilità di quanti rifiutano tutti i possibili tentativi per superare le divisioni attuali od almeno lo stato dei rapporti sono enormi. La ragione del partito non può valere più della ragione del socialismo, della democrazia, della causa di tutti i lavoratori, come la ragione di stato non può valere di più di quella comune del genere umano.”Lettera di Francesco De Martino per la Conferenza di Rimini del 1982Costruiamo insieme ai compagni di Sinistra Ecologia Libertà la nuova sinistra italiana, per il Socialismo!Marco ZanierSegreteria dell'Associazione SocialismoeSinistra