La città per noi

Una mostra di Rabarama


 Una mostra gratuita allestita presso una galleria privata nel quartiere Prati di Roma, con diverse opere di Rabarama pemette di ripercorrere l’intera carriera dell’artista. Parlare di Rabarama oggi significa raccontare la storia di una ragazza che ha studiato e approfondito lo studio dell’arte e ha creato un suo linguaggio. Partendo dalla struttura e dalla forma della figura umana, dalla sua rappresentazione nello spazio, dalle materie plastiche, dal colore, dalle tecniche dell’arte e riuscendo ad arrivare a un discorso, direi anzi a una poetica, che la fa riconoscere e stimare non solo in Italia ma nel mondo.Essere apprezzati per il valore delle proprie opere d’ingegno e la continuità della ricerca non è di questi tempi, purtroppo, una cosa comune. Apre a delle considerazioni più ampie: sul valore della formazione culturale e della dignità della persona umana, lontane dai luoghi comuni che affollano il quotidiano vivere di ciascuno di noi; sull’arte come mestiere e come progetto; sul ruolo dei tanti centri di istruzione artistica e di formazione umanistica pubblici, che hanno perso la considerazione che avevano fino a non molto  tempo fa nella costruzione dell’individuo nella società.Nata a Roma nel 1969, Paola Epifani, in arte Rabarama, si diploma prima al Liceo Artistico Statale di Treviso e poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, diplomandosi a pieni voti nel 1991. Compie insomma, con passione e convinzione l’intero percorso formativo degli studenti d’arte: studiando le tecniche tradizionali della rappresentazione, disegno, colore, plastica, guardando ad occhi aperti il mondo che si trasforma come le conquiste della scienza, ma centrando la sua ricerca, chiudendo il suo ragionamento, entro gli equilibri dinamici della figura umana.   Composizione, struttura, linguaggio esistono in funzione del corpo dell’uomo disegnato, nel bronzo o sulla tela, prima di essere pensiero sul mondo e sull’uomo. Il limite tra rappresentazione plastica tradizionale e complessità del presente, che tanto aveva fatto discutere e polemizzare gli artisti e la critica nel secolo scorso e che alimenta ancora tanta arte contemporanea, lo abbatte sin dalle prime opere, con naturalezza, dimostrando che tutto si può risolvere nell’uomo.La tesi e l’antitesi del suo discorso è compresa nella figura dell’uomo o in quella della donna, che domina lo spazio, ne prende possesso con naturalezza, parla in piena autonomia allo spettatore, non facendo rimpiangere l’assenza di altri supporti o rimandi a linguaggi astratti. La coscienza della complessità del presente in cui viviamo e della natura scientifica dell’esistenza dell’uomo sulla terra sono, d’altronde, molto chiare a quest’artista, che afferma: “Ognuno di noi nasce come il figlio della genetica, ragion per cui ogni piccola parte che ci compone ci rende simili a dei computer biologici: ogni singolo pezzo deve essere lì con precisione, il che ci garantisce un'identità. L'uomo in sostanza si trasforma in una macchina in grado di muoversi soltanto in base alla determinazione”.L’astratto, il simbolo, il segno sono riconoscibili sulla pelle delle sue figure come un pensiero che spieghi la forma, un ragionamento sottile fatto di colori o di livelli diversi che accompagni il movimento degli arti,  le torsioni del busto, lo sguardo del volto, la presa plastica delle mani. Lettere incise nelle carni e nei panni, girali dipinti sulla superficie chiara, stringhe accennate che fasciano una giovane donna, colori vivaci disposti su un corpo che danza disteso: sono solo alcuni dei modi con cui RabaRama racconta a noi che guardiamo una storia e ci fa chiedere a lei un’altra figura.  Rabaramapresso la Galleria Luigi Proietti via Fabio Massimo 62, Romachiusura: sabato, domenica e festivi, orario: 11,00-19.30, dal 19 Marzo al 19 Maggio 2010GRATIS Marco ZanierFederazione Romana del PSI- Responsabile cultura