La città per noi

La festa di Roma: i Santi Pietro e Paolo


 Oggi é la festa di Roma e si ricordano i  Santi patroni Pietro e Paolo.
Fin da ragazzo, la storia del pensiero cristiano mi ha sempre interessato da un punto di vista culturale, perché esso rapprsenta senza dubbio una chiave di lettura importante per capire l’arte, la letteratura e  la musica del mondo occidentale.Con questo spirito ho approfondito l’elaborazione delle concezioni del bello in Italia in diversi periodi storici. Così ho compreso meglio la poesia del Duecento e del Trecento, l’arte di Giotto e del suo maestro Cimabue, la musica e il teatro dei secoli successivi.Con la voglia di capire meglio il significato della ricorrenza che cade oggi, diversi anni fa andai a visitare una mostra davvero interssante su San Pietro e San Paolo, allestita al Palazzo della Cancelleria nell’anno del Giubileo (“Pietro e Paolo - La storia, il culto, la memoria nei primi secoli”), che ancora oggi rimane per me una delle migliori esposizioni che io abbia visto quanto a qualità dei materiali in visione e approfondimento documentario. Il tema era quello della presenza delle figure dei due apostoli nella cultura figurativa dei primi secoli del Cristianesimo, sviluppato attraverso un percorso tematico storico-archeologico di reperti importanti risalenti al perodo compreso tra il III e il V secolo, fra i quali ricordo  bene il lavoro accurato di ricostruzione delle testimonianze  scritte in lingua latina ed ebraica e le molteplici iconografie pittoriche e scultoree (come il bellissimo sarcofago di Giona), sviluppando in parallelo il discorso di una continuità di linguaggi e di un patrimonio figurativo comuni a diverse culture del mondo antico.  Un intreccio di riferimenti simbolici e figurativi che per noi hanno bisogno certamente di un'interpretazione ma che allora  costituiva un tessuto culturale comune e condiviso per una società che si esprimeva per immagini molto più di oggi.Prima dei mosaici ravennati di Sant’Apollinare in Classe del VI secolo, di quelli romani di Santa Prassede del IX secolo o del Duomo di Monreale del XII secolo, la rappresentazione iconocrafica degli apostoli Pietro e Paolo si era formata nell’arte dei sarcofagi, nelle iscrizioni musive e nelle tavole dipinte costruendosi come grammatica del linguaggio figurativo cristiano dei secoli successivi. Dopo verranno gli affreschi di Giotto, quelli di Masaccio, la scultura e la pittura di Michelangiolo: l'arte italiana aveva trovato un nuovo codice espressivo.Marco Zanier